«Costui sappiamo di dove è: il Cristo invece quando verrà nessuno saprà di dove sia». Chi è Gesù? Sembra che il testo del Vangelo si rivolga a noi chiedendoci da subito chi pensiamo sia il messia. Risuonano nel brano i dubbi che la folla ha su di lui e le perplessità si concentrano sul fatto che Egli si sa da dove provenga, mentre un Messia deve essere di origine misteriosa ed ignota ai più.
Le parole che troviamo in bocca a questi abitanti di Gerusalemme sono affini a ciò che anche a noi capita spesso di pensare. Vi è l’idea che se il bene provenga da qualcosa di ordinario, quotidiano e umile non possa essere di Dio. Questo dev’essere misterioso, grandioso e onnipotente. Non può un Nazareno di cui si conoscono le umili origini essere il figlio di Dio, così come non può l’opera del Signore passare attraverso una cosa semplice e minuta. Ci siamo disabituati a pensare che il bene stia nelle piccole cose.
Eppure, se guardiamo alla predicazione di Cristo e alle sue stesse parole, Egli preferirebbe non dover ricorrere alle opere grandiose e ai miracoli per essere creduto, ma alla autorevolezza delle sue parole, all’esempio della sua vita o, molto più semplicemente, alla correttezza dei suoi gesti, anche i più piccoli. Non sta forse in questa piccolezza l’eredità più diretta delle sue azioni per noi? Il Signore ci invita a pensare che non è dalle azioni grandiose che si debba cominciare, ma dalla concretezza delle nostre possibilità.
AUTORI: I commenti di questo mese sono curati da Monica e Giuseppe Lami
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi