Il tema del deserto รจ vasto quanto la storia sacra. Non vi sono parole per esaurirlo. ร una realtร che si lascia conoscere solo sperimentalmente. Chi poi la vive, sa di non avere parole per dirne il sapore e la misura.
Il deserto รจ la prima scelta ambientale di Dio per incontrarsi con lโuomo, rivelarsi a lui, sancire con lui il patto dellโalleanza. Ma non รจ tanto un luogo fisico quanto una realtร , una dimensione interiore, dello spirito. ร la strada della salvezza. Chi cerca Dio deve passare di lรฌ.
A questo, appunto, ci invita la liturgia del tempo quaresimale, presentandosi come un itinerario interiore di ritorno a Dio e di ricerca del suo volto, nella puritร del cuore.
1. La Quaresima come itinerario nel deserto
La colletta del mercoledรฌ delle ceneri cosรฌ si esprime:
Concedi, Signore, al popolo cristiano, di iniziare con questo digiuno un cammino di vera conversione, per affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male.
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Lโorazione per lโimposizione delle ceneri torna a chiedere la benedizione divina per poter ยซgiungere completamente rinnovati, attraverso lโitinerario spirituale della quaresima, a celebrare la Pasquaยป del Signore.
Anche nella preghiera dopo la Comunione si afferma che il sacramento del corpo e del sangue del Signore รจ ricevuto come viatico, come sostentamento ยซnel cammino quaresimaleยป.
Cosรฌ nelle messe dei giorni successivi ricorre insistente lโinvocazione al Padre perchรฉ si degni di accompagnare con il suo sguardo di bontร ยซi primi passi del nostro cammino penitenzialeยป, in vista di ยซprofondo rinnovamento dello spiritoยป (cfr colletta del venerdรฌ dopo le ceneri).
Ma ancor piรน espressamente la grande liturgia della prima domenica di Quaresima proclama quale ยซsegno sacramentale della nostra conversioneยป (colletta) il segno biblico dei quaranta giorni nel deserto, ยซtempo favorevole per la salvezzaยป (sulle offerte), santificato dalla penitenza di Cristo stesso (cfr prefazio I della Quaresima: ยซtempo di rinnovamento spiritualeยป).
E poichรฉ la condizione del deserto รจ la fame e la sete di Dio, ecco che cosa ci fa chiedere la preghiera dopo la Comunione:
Il pane del cielo che ci hai dato, Signore, alimenti in noi la fede, accresca la speranza, rafforzi la caritร , e ci insegni ad avere Fame di Cristo, pane vivo e vero, e a nutrirci di ogni parola che esce dalla tua bocca.
Giustamente un monaco dei tempi passati scriveva: ยซIl deserto รจ per coloro che hanno sete di Dioยป (Bonifacio di Fulda). Per chi ha sete di Dio unica possibilitร di dissetarsi รจ di bere alla Roccia che รจ Cristo stesso โ la Roccia trovata nel deserto (cfr Es17,6; Num 20,8; Sal 17,3; 1 Cor 10,4). Bere al Cristo significa attingere alla sua grazia, abbeverarsi al suo Spirito (cfr 1 Cor 10,4), conoscere piรน profondamente il suo mistero, crescere in tale conoscenza fino alla pienezza della comunione vitale con lui e โ tramite lui โ con il Padre (cfr colletta della prima domenica di quaresima).
2. Il deserto ha il volto del Cristo
Il discorso vero sul deserto quale dimensione spirituale del cristiano parte, quindi, necessariamente da questa esigenza, da questa chiamata a vivere piรน in profonditร il mistero di Gesรน Cristo, parola vivente del Padre. Se infatti il deserto รจ la strada scelta da Dio per la liberazione del suo popolo, sappiamo anche che Gesรน Cristo si รจ definito strada unica per incontrare il Padre; e inoltre si รจ chiamato il vero pane del deserto.
Ecco allora la meraviglia: per il cristiano il deserto ha il volto del Cristo, ha il sapore del Cristo.
La solitudine รจ piena del Cristo che in essa si รจ affondato.
Tutto questo era vero โ sia pure adombrato โ giร anche prima, poichรฉ, fin dal giorno in cui Dio trasse dallโEgitto la discendenza di Abramo, il Salvatore โ in figura di Mosรจ, dei giudici, dei re e dei profeti, in figura di manna, di miele di roccia, di acqua viva โ era con il suo popolo.
Ma perchรฉ il cammino della salvezza passa proprio attraverso il deserto?
ยซIl deserto รจ monoteistaยป โ diceva un profondo conoscitore della Bibbia (J. Daniรฉlou). Il deserto รจ lo spazio della libertร per Dio. ยซร il noviziato che il Signore ha scelto per formavi i suoi profeti e apostoliยป (card. Leger).
ร ciรฒ che san Benedetto nella sua Regola definisce la scuola, il discepolato del servizio divino, la santa milizia di Cristo.
ร dunque lรฌ, nel deserto, dove lโuomo si trova disancorato da tutti gli appoggi umani, dove lโocchio non ha altro da vedere che lo spazio immenso e vuoto in ogni direzione, dove ogni suono รจ spento, dove il tempo sembra non avere piรน ritmi di durata, dove ogni attesa sembra divenire assurda, dove lโunico sguardo che si puรฒ incontrare รจ la pupilla dilatata del cielo, รจ lรฌ che il Signore conduce colui che gli รจ caro e gli si rivela come lโUnico: ยซAscolta, Israeleโฆ Io sono il Signore tuo Dioโฆ Non avere altri dรจi di Fronte a meยป (Dt 5,6).
Lโidolatria รจ il prodotto della molteplicitร e della divisione. Il suo ambito รจ prevalentemente il centro abitato dove sโimpone, presuntuosa di essere autosufficiente, lโopera dellโuomo.
Il deserto รจ invece una realtร nuda, di inefficienza, una realtร unificata ed essenziale. In esso, perciรฒ, lโuomo si configura con i caratteri dellโunitร e dellโessenzialitร , a immagine del suo Dio, unica realtร che nel deserto egli puรฒ contemplare.
Quando i primi monaci penetrarono nel deserto, vollero esprimere con il loro esodo il desiderio di essere realmente liberi da ogni cosa della terra e, per ottenere ciรฒ, si misero in una situazione tale da non aver piรน nulla da poter prendere, da essere in uno spogliamento concreto, di fatto, in cui nullโaltro poter sperare al di fuori di Dio (E. Schillebeeckx).
3. Il deserto prova della fede
Il deserto รจ dunque il luogo dove la fede รจ messa alla prova e dove lโautonomia significa impotenza e morte. ร sempre attuale anche per noi lโammonimento di Mosรจ al popolo dโIsraele:
Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarantโanni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che neppure i tuoi padri avevano mai conosciuto, per farti capire che lโuomo non vive soltanto di pane, ma che lโuomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. Il tuo vestito non ti si รจ logorato addosso e il tuo piede non si รจ gonfiato durante questi quarantโanni. Riconosci dunque in cuor tuo che, come un uomo corregge il figlio, cosรฌ il Signore tuo Dio corregge te (Dt 8, 2-5).
Prova di fede e di obbedienza.
Ecco perchรฉ Gesรน โ nel quale si identifica il vero Israele, lโEletto, il Servo di Dio โ assume radicalmente lโesperienza del deserto e la pone proprio allโinizio della sua vita pubblica, al centro della sua missione redentrice. Come giร era stato per Israele, il deserto รจ il noviziato di Gesรน, servo di Dio. Lร egli affronta la prova della fede e dellโobbedienza per tutti noi.
Egli intraprende un itinerario, si potrebbe dire, catecumenale per ricevere il battesimo della croce.
ยซTiene duroยป nella tentazione che lo aggredisce con la fame e con la sete, non solo della carne ma soprattutto del cuore e dello spirito. I suoi ยซnoยป al tentatore sono un ยซsรฌยป alla volontร del Padre che lo condurrร dal deserto di Giudea fino al deserto spaventoso della croce. Sospeso come sullโabisso del mondo che lo rifiuta, Cristo si lascerร cadere fino nelle profonditร della morte โ fino agli inferi โ per toccare il fondo della debolezza e della solitudine umana e di lร riconsegnare lโumanitร nelle mani del Padre. Lโabissale deserto della croce diviene cosi il grembo dellโAmore infinito in cui lโuomo nasce figlio di Dio.
Il vero senso del deserto รจ, dunque, proprio questo che gli รจ stato dato da Gesรน Cristo. Non รจ un ritirarsi da solo, un separarsi dagli uomini, ma un caricarsi dellโuomo per portarlo a morire e a risorgere. Un viaggio di fede e di obbedienza per costituire un popolo credente nellโunico vero Dio.
In questo mondo che Dio sembra avere abbandonato, la sola figura visibile รจ quella del male. La sola soluzione ragionevole รจ proposta dal tentatore, ed รจ questa: profittare del proprio potere, imporsi agli uomini, prendere possesso del mondo. Il Cristo รจ passato attraverso questa tentazione e lโha superata per fondare in noi la forza della fede. Allora, grazie a lui, noi sappiamo che il Dio che tace รจ per noi il vero Dio presente, e che il deserto รจ il cammino che va dal mondo fino a lui. La nuditร del deserto permette di vedere, di riconoscere il vero volto di Dio (L. Guillet).
4. Il deserto โtempio di Dioโ
Il Dio che tace, il Dio invisibile รจ il Dio vivo e presente che si disvela allo sguardo puro della fede. Giร Eucherio di Lione scriveva: ยซIl deserto รจ il tempio di Dio sconfinato, perchรฉ Dio abita la solitudine, ed รจ lร che egli diviene visibile per i suoi santiยป.
Dice un proverbio arabo: ยซLร nel deserto non cโรจ che un rumore: il gemito del vento. ร il deserto che piange perchรฉ vorrebbe essere prateriaยป. ร lโimplorazione della terra riarsa โ dellโanima assetata โ che attende la rugiada dal cielo.
Bisogna che lโesperienza della povertร , della spogliazione, dellโimpotenza arrivi allโestrema, affinchรฉ lโuomo sia ridotto alla veritร essenziale del suo essere.
Il vero deserto รจ quello che investe come un vento bruciante e tempestoso i nostri sensi, il nostro cuore, la nostra anima; รจ quello che strappa via la maschera che ci copre il viso e ci mette a viso scoperto โ senza difesa alcuna โ davanti a Dio, costringendoci a cadere nelle sue mani.
Ma a questo punto, ecco la salvezza. Si avvera sempre quanto avvenne per il popolo dโIsraele:
Egli lo trovรฒ in terra deserta, in una landa di ululati solitari.
Lo educรฒ, ne ebbe cura, lo allevรฒ,
lo custodรฌ come pupilla del suo occhio. Come unโaquila che veglia la sua nidiata, che vola sopra i suoi nati,
egli spiegรฒ le ali e lo prese, lo sollevรฒ sulle sue ali;
il Signore lo guidรฒ da solo,
non cโera con lui alcun dio straniero.
Lo fece montare sulle alture della terra e lo nutrรฌ con i prodotti della campagna; gli Fece succhiare miele dalla rupe
e olio dai ciottoli della roccia (Dt 32, 10-13).
5. Allโombra della sua mano
ยซEgli spiegรฒ le ali e lo prese / lo sollevรฒ sulle sue aliโฆยป. Lโimmagine delle ali di Dio รจ tra le piรน belle e delicate di tutte le immagini bibliche.
Lโesperienza aspra e paurosa della solitudine si trasforma nellโesperienza della piรน tenera e rassicurante presenza di Dio Padre. In mezzo alle sabbie roventi, il ristoro allโombra dellโala paterna teneramente distesa. ยซUmbraculum tuum, Deusยป dice anche il salmo 120 (121): Il Signore รจ lโombra che ti copre.
Cโรจ unโespressione ormai classica nella letteratura monastica โ accolta dallo stesso magistero della Chiesa โ che esprime tutto questo con stupenda efficacia e semplicitร . ร lโespressione: in umbratili vita: vita in ombra, nascosta, si traduce comunemente. Ma significa proprio vita allโombra della mano (o delle ali) di Dio.
Ebbene, la Quaresima รจ il tempo in cui la Chiesa chiama tutti i cristiani ad inoltrarsi piรน internamente nel deserto per raccogliersi sotto questโombra, per sperimentare la piรน intensa dolcezza della presenza di Dio.
La liturgia ce lo conferma utilizzando largamente, proprio nella messa della prima domenica di Quaresima, il salmo 90 (91), salmo citato nella pericope evangelica che presenta Gesรน nel deserto. Dobbiamo ascoltarlo, pregarlo, questo salmo, nel cuore di Cristo stesso. Per il canto di ingresso sono utilizzati i versetti: Invocabit me, et ego exaudiam eum; eripiam eum et glorifรฌcabo eum; longitudine dierum adimplebo eum.
Lร , nel deserto, ยซmi invocherร , e io gli darรฒ risposta; โ presso di lui sarรฒ nella sventura, โ lo salverรฒ e lo renderรฒ glorioso. โ Lo sazierรฒ di lunghi giorniยป (15-16). La melodia รจ solenne e pacata: esprime la promessa del Padre al suo Figlio nella prova. Poi, quasi eco gioiosa e rassicurante, i versetti salmodiati e la ripresa del brano musicale:
Tu che abiti al riparo dellโAltissimo e dimori allโombra dellโOnnipotente, dรฌ al Signore:
mio rifugio e mia fortezza,
mio Dio, in cui confido (Sal 90, 1-2).
Non piรน le frecce del tentatore, i terrori della notte, lo sterminio meridiano, ma il riposo allโombra delle ali divine.
Ed ecco, subito il deserto si popola di angeli: Angelis suis mandavit de te, ut custodiant te in omnibus viis tuis: ยซEgli darร ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi. Sulle loro mani ti porteranno, perchรฉ non inciampi nella pietra il tuo piedeยป (11-12).
Con diverse melodie gregoriane, questi e altri versetti del salmo 90 sono ripetuti piรน volte dopo le letture, allโoffertorio e alla Comunione.
6. Il deserto condizione del cristiano
Il deserto, campo aperto per la lotta, grazie alla vittoria riportata dal Cristo, รจ cosรฌ diventato il tempio della gloria di Dio.
Come luogo di prova e come dimora con Dio, il deserto rimane lโambito proprio della Chiesa sino alla fine della storia. Essa รจ la sposa continuamente ricondotta alla giovinezza del suo amore, al tempo felice del fidanzamento:
Ecco, la attirerรฒ a me, la condurrรฒ nel deserto e parlerรฒ al suo cuoreโฆ
Lร canterร come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscรฌ dal paese dโEgitto (Os 2, 16-17).
Essa รจ la Donna sempre perseguitata dal ยซserpente anticoยป, presentata nel libro dellโApocalisse:
Furono date alla Donna le due ali della grande aquila, per volare nel deserto verso il rifugio preparato per. lei per esservi nutrita un tempo, due tempi e la metร di un tempo lontano dal serpente (Ap 12,14).
Il deserto รจ, dunque, la condizione del cristiano. La nostra condizione. Vi siamo entrati con il Cristo; non ne usciremo che con lui.
Vi entriamo ancor piรน di anno in anno con la grazia sacramentale della Quaresima, spazio di tempo consacrato alla conversione del cuore. Occorre che vi entriamo davvero disposti a lasciarci devastare le nostre umane coltivazioni per diventare terreno vergine, assetato solo di Dio.
Cโรจ una verginitร che si riceve proprio mediante il battesimo del deserto. Dalla verginitร del deserto, del silenzio, scaturisce la preghiera pura, la contemplazione. Solo il noviziato del deserto porta alla professione solenne della Pasqua. Partiamo senza lโalleluia sulle labbra, ma con lโalleluia in germe dentro il cuore. ร la consegna cui bisogna restare fedeli, sapendo che nel cuore del deserto cโรจ un pozzo profondo, unโacqua viva che il mattino di Pasqua zampillerร irrompente, sprigionando il canto gioioso dellโalleluia della Risurrezione. E sarร un nuovo mattino per tutto il mondo.
ยซLa lode di Dio, che introduce allโAmore โ diceva san Gregorio di Nazianzo โ รจ figlia del silenzio e della solitudineยป. Lโesultanza pasquale matura dentro le sabbie roventi del deserto e le trasforma in giardino. Il gemito รจ mutato in grido di gioia. Sintonizzati con i veri cercatori di Dio di tutti i tempi, Facciamo nostra la preghiera di un monaco del XII secolo:
Signore, tu mi hai sedotto e portato nel deserto, ora la mia anima desidera stare di fronte a te solo: questa รจ la sete del mio cuore!
Ti prego, Misericordioso: imponi pace e silenzio attorno e dentro di me.
Dammi, per consolare la mia solitudine, e frequenti intrattenimenti con te.
Nella misura in cui tu sarai con me, io non sarรฒ solo; conducimi fino al punto piรน lontano del deserto, lร dove lโanima santa si vede affondata interamente nel fuoco dello Spirito Santo e si accende come un serafino ardente. Nascondimi nel segreto del tuo volto. Amen! (Guglielmo di S. Thierry, Medit. IV).