Dopo aver ricordato il giorno della presentazione di Gesù al tempio (2 febbraio) continuiamo con gli insegnamenti che lo stesso Gesù ci propone nei dialoghi con i suoi discepoli.
Trovo interessante l’accostamento di questa pericope evangelica subito dopo la giornata dedicata alla vita consacrata, a coloro che hanno dedicato la propria vita a Dio attraverso scelte concrete e radicali, anche se è ben chiaro che se da un lato la scelta in un certo qual modo ci caratterizza, dall’altro non è un dato scontato in quanto c’è sempre bisogno della risposta quotidiana alla creatività di Dio per noi e per il mondo.
Vengo subito al raccordo con il vangelo di oggi ed al paragone che Gesù fa con il sale: “Voi siete il sale della terra”. Noi dovremmo essere quel sale che spesso si utilizza per rendere più saporiti i nostri piatti. Purtroppo però non sempre la nostra vita è “salata”.
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Per rendere l’idea comprendiamo che il contrario di salato è “insipido”. Ecco, alcune vite sono proprio così purtroppo e dunque di cattiva testimonianza per chi incrocia il nostro sguardo., vite spente, pessimiste e prive di vitalità.
Bisognerebbe chiedersi: Perché la mia vita rimane insipida nonostante la scelta di seguire Gesù e quindi rendermi testimone delle sue opere? Molto spesso le cause sono molteplici ma forse un filo conduttore potrebbe essere il fatto che non sono realmente felice della mia vita cercando di sopravvivere e non vivere pienamente.
Oltre quindi ad avere una vita infelice trasmetto un messaggio ben chiaro: “la mia scelta è infelice, non fare la mia stessa scelta!”. Ecco la contro-testimonianza ben servita. Anche se non esplicitata a parole i fatti dicono ciò.
Con questo siamo ben consapevoli che il cammino dell’uomo non è mai scontato e semplice e che le difficoltà non mancano mai. Accanto ad esse però abbiamo la grazia di Dio (se realmente ci crediamo), la compagnia dei nostri fratelli e sorelle (se li reputiamo tali), i sacramenti (se li lasciamo agire in noi).
Insomma non mancano gli strumenti per poter camminare lieti nella gioia. Questi in ultima analisi possono essere canali privilegiati per renderci “luce del mondo”.
Una candela continua Gesù non viene accesa per poi coprirla con il moggio bensì per metterla su un candelabro affinchè possa illuminare tutta la casa. È veramente suggestivo quando ci troviamo a casa e per pregare o meditare accendiamo una candela, l’atmosfera cambia e ci sembra essere in compagnia di qualcuno.
Se solo quella piccola fiammella potesse entrare nel nostro cuore saremmo realmente luce per gli altri. Essere luce significa poter illuminare coloro che camminano nel buio, consolarli, abbracciarli, darli speranza che la propria vita è preziosa e che vale la pena di essere vissuta.
Questo è il motivo per cui non possiamo rimanere noi stessi nel buio, tradiremmo la nostra scelta. Gesù continua passando al concreto: “perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”. La testimonianza serve anche affinchè gli altri possano vedere realmente la nostra vita felice, possano porsi delle domande sul perché siamo felici e pian piano poter sperimentare che il cristianesimo è gioia nonostante tutto. In altre parole la croce del venerdì ci prepara alla gioia della domenica e guai a rimanere sotto la croce, essa ci ricorda che è stato strumento di morte ma che ha portato una vita nuova, una vita “altra” che durerà per sempre.
Concludo questa meditazione con una frase di Tommaso d’Aquino: “Amare è volere il bene di qualcuno”, Dio ci ama e vuole il nostro bene, noi diciamo spesso di amare ma vogliamo il bene di chi?
Angelo Sabatino:
Docente di Religione,
Educatore Professionale Socio-Pedagogico
Coaching-Pastoral and Anthropological Counseling
(Professionista ai sensi della legge n. 4/2013).
Sito: https://angelosab82.wixsite.com/website
Sito associazione: www.grupposeguimi.org