Andrew Soane – Commento al Vangelo del 1 Febbraio 2022

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Il Vangelo di oggi racconta due miracoli straordinari. Il primo riguarda un atto di infinito potere: la risurrezione dalla morte della figlia di Giairo. Nel corso della narrazione, quasi a interromperla, avviene il secondo miracolo: la guarigione della donna sofferente di emorragie, la quale, non potendo avvicinarsi apertamente a Gesù, in quanto impura per la malattia, lo fa di nascosto. Però aveva fede e Gesù proprio alla sua fede attribuisce la sua guarigione: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».

Per Gesù, che è Dio, non ci sono guarigioni più difficili di altre, ma possiamo osservare che ogni volta opera in maniera diversa: per una, con la parola; per un’altra con un gesto, ecc.
In questi dettagli scopriamo come Cristo istruisce i suoi discepoli e quindi come lo fa con noi. Nelle sue azioni c’è qualcosa di sacramentale che si manifesta in atti e gesti ordinari.

Così, come viene riportato nell’odierno Vangelo di San Marco, le parole con le quali viene guarita la figlia di Giairo: “Fanciulla, dico a te, alzati”, le troviamo in aramaico “Talità kum”; l’evangelista le ha mantenute, probabilmente, per farci capire che Dio per fare un miracolo ha voluto far uso di parole umane, quelle di un dialetto locale. In tal modo, le parole ordinarie diventano strumento divino, producono effetti soprannaturali e miracolosi.

Anche le nostre parole e le nostre azioni, per quanto possano essere ordinarie, se sono unite alla volontà di Dio, diventeranno canali della sua grazia ed Egli con esse ricaverà risultati straordinari e opererà miracoli.
Come per la donna emorroissa, tutto dipende dalla nostra fede.
Abbiamo una tale fede?

Andrew Soane


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