Se ti stai chiedendo perché non ti riesce di fare quello che desideri fare… forse è perché non lo stai facendo con Gesù nel cuore.
Ecco uno dei brani che più amo: la seconda pesca miracolosa. In realtà quello che più mi piace è il finale, dal versetto 15 al 19, quella in cui c’è il bellissimo dialogo tra Gesù Risorto e San Pietro e quella “scalata d’amore” con il susseguirsi di “Simone, figlio di Giovanni, mi ami?” (Giovanni 21,16) quasi a ricomporre le tre volte in cui san Pietro rinnegò Cristo. Ecco come Gesù ricostruisce il cuore: ricucendo le ferite proprio con il filo dell’amore.
Ma non perdiamoci in chiacchiere e torniamo al brano di oggi. San Giovanni ci dice che questa è la terza volta in cui, il Risorto, appare agli apostoli. Uomini scoraggiati, che non hanno ancora metabolizzato, nè compreso, la morte di Gesù. Certo, gli apostoli, lo ricordiamo, erano tutti dei pescatori. E, sentendosi abbandonati dal Maestro, che tanti miracoli aveva compiuto davanti ai loro occhi, appaiono disorientati. Hanno perduto il loro punto di riferimento. Così decidono di riprendere a fare l’unica cosa che davvero sapevano fare senza Gesù: pescare.
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Senza Gesù. Questa è la chiave del brano che leggiamo oggi. “Senza di me non potete far nulla” (Giovanni 15,5) ce lo ha detto Lui stesso! E qui ne abbiamo la dimostrazione. Gli apostoli, esperti pescatori, si sono portati al largo “senza Gesù”. Ed hanno trascorso tutta la notte inutilmente, cercando di pescare, ma le loro reti sono rimaste vuote. Proprio perché non avevano Gesù nel cuore! Si sono inoltrati al largo, ma erano sfiduciati. La loro fede è stata forte finché hanno vissuto insieme a Gesù che compiva prodigi, ma poi, avviliti dalla sua morte, non sono riusciti a mantenerla viva. E così: “Senza di me non potete far nulla”.
Quante volte anche noi ci ostiniamo a vivere senza Dio? Vogliamo estrometterlo dalle nostre scelte, dalla nostra vita, rivendichiamo la libertà di condurre esistenze autonome… ma in pratica rivendichiamo la capacità… di essere buoni a nulla. D’altra parte “Dio formò l’uomo dal fango della terra, gli insufflò nelle narici un alito di vita e l’uomo divenne anima vivente” (Genesi 2,7) e, senza Dio, torniamo ad essere nient’altro che fango. Fango che si secca e si sbriciola. Polvere.
Ma Dio ci ama, e non vuole il nostro male. Così, anche quando noi ci allontaniamo da Lui, Lui ci insegue. Come un innamorato segue la propria innamorata. Come un buon Pastore che non esita ad inoltrarsi nel deserto per cercare l’unica delle sue pecorelle che si è smarrita. Questo è Dio. E, in questo brano, vediamo Gesù che si avvicina agli apostoli. Perché Lui non ci abbandona mai, neppure quando noi gli voltiamo le spalle. Nell’avvicinarsi agli apostoli scoraggiati, dà loro un suggerimento: “«Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci” (v. 6).
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Vedi? Quando ascoltiamo le parole (la Parola) di Dio che ci ama e non smette mai di inseguirci, neppure se noi fuggiamo, allora… le cose si rimettono a posto. Torna la fiducia, torna la fede, torna la capacità di compiere grandi imprese. Perché se da soli non riusciamo a far nulla, con Dio si può tutto.
Fonte: La Buona Parola, il blog di Alessandro Ginotta https://www.labuonaparola.it
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