ERANO COME PECORE SENZA PASTORE
I pastori non sono tutti all’altezza del compito
L’annotazione di Marco «erano come pecore senza pastore», suona come una denuncia contro coloro che hanno deluso le aspettative del popolo, e riconduce al discorso che Geremia fa nella prima lettura. Il profeta descrive l’infedeltà dei pastori con tre verbi di senso negativo: «Fanno perire, avete disperso, non ve ne siete preoccupati». Tre verbi che da una parte descrivono l’infedeltà dei pastori e dall’altra il destino conseguente delle pecore. Gesù stesso nella linea classica dei profeti, mentre mostra misericordia e comprensione per il popolo, è decisamente severo verso la classe dirigente. Il pastore deve avvicinarsi all’immagine di colui che per essere l’unico pastore in senso proprio si chiamerà: «Signore nostra giustizia». Ma soprattutto il nuovo pastore è segno concreto ed efficace di unità per il gregge. Paolo descrivendo l’azione pastorale di Cristo Gesù, parla di «lontani che diventano vicini», di riaggregazione dei popoli, di abbattimento di muri e steccati, di superamento delle inimicizie, di annuncio di pace.
Pensare a quanto si è fatto
Nella pastorale, su due cose si deve girare pagina, sulla presunzione di poter fare le cose in fretta e sull’urgenza esterna dei bisogni. I discepoli di Gesù si preoccupano di raccontare il frutto della loro missione, «tutto quello che avevano fatto e insegnato» e Gesù risponde loro con l’invito «venite con me», rimanete con me nell’intimità di una relazione che permette di portare frutto. Per ben tre volte si dice che il luogo dove Cristo Gesù raduna i suoi è solitario, e si precisa che è «in disparte» (vv. 31-32). Anche questi sono elementi che spingono verso un evento particolare. Il luogo viene scelto per il riposo degli apostoli dopo la loro fatica, descritta con «tutto quello che avevano fatto e insegnato» (v. 30). Ma nel brano evangelico di questa domenica domina l’immagine di Gesù che è misericordioso e comprensivo verso gli apostoli, ai quali propone un momento di riposo. Le opere che compiamo, se non sono figlie di un amore che in Lui nasce e in Lui trova compimento, se non nascono nel silenzio che ci fa rimanere a tu per tu con Colui che sappiamo ci ama, non saranno mai arcobaleno di luce. Se non riusciremo a salire sulla sua barca e starcene con Lui in disparte, le nostre viscere non si commuoveranno dinanzi al dolore del mondo.
Preparare nuove azioni
Un momento meditativo e contemplativo conclude un’azione apostolica e ne precede un’altra. È ricerca di riposo per un momento di verifica, di interiorizzazione del senso profondo degli avvenimenti che precedono e che seguono. Anche per il cristiano sempre più si avverte l’urgenza di momenti di silenzio, perché andare e venire senza avere neanche il tempo di mangiare può portare verso un’efficentismo organizzativo, a cui si affidano erroneamente le sorti del Regno. Cristo Gesù è una guida che oscilla di continuo tra i sentieri dell’interiore e del cuore e quelli delle folle, tra l’ascolto e l’annuncio, tra la contemplazione e la missione, tra il dialogo con il Padre e quello con i fratelli, tra il risparmio e lo spreco. L’unità è data da un cuore che si commuove, che vive profondamente il disegno del Padre e la salvezza fatta ai fratelli, e verso la folla alla quale spezza il pane della sua Parola, perché è come gregge senza pastore.
Accogliere l’imprevisto
Il rischio nostro è quello di dimenticare che l’insegnamento del Signore è il volto e il cuore della vita nuova per tutti. Spesso si ha l’impressione che interpretiamo l’ «insegnamento» come qualcosa di staccato e di alternativo ai gesti e agli eventi della vita comune. Le folle sono così fortemente attirate dal suo insegnamento perché Lui è la prospettiva e il contenuto di una vita radicalmente alternativa, ma del tutto concreta. È il fascino della nuova vita secondo il vangelo. Ma è proprio «vita». Anzi è finalmente vita liberata da tutte le alienazioni in mezzo alle quali fatalmente si vive. È bellissimo che il Signore ci faccia vedere che le cose possono andare in un modo ma anche in un altro. La Parola infatti non è fuori dalla storia, ma dentro la storia. Il bello è che la Parola di Dio è capace di visitare e di manifestarsi in ogni storia. E non solo in condizioni speciali, fuori dalla storia. Ma perché questo succeda occorre avere sempre un’attenzione sveglia, capace di lasciare spazio a tutti i sentimenti che nascono e si muovono nella vita.
PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
- Che cosa ti preoccupa maggiormente delle guide che conosci?
- Ti prepari abbastanza quando ti è chiesto di fare qualcosa di nuovo?
IN FAMIGLIA
Mettiamo in evidenza le attenzioni positive che abbiamo verso le persone che ci sono vicine.
Verifichiamo se le attuiamo anche con chi ci è meno vicino, e valutiamo come si sente il nostro animo quando è capace di compassione e di un’attenzione vera e presente lungo i giorni.
Tratto da: Stare nella domenica alla mensa della Parola, Anno B – ElleDiCi | Fonte
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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B
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- Colore liturgico: Verde
- Ger 23, 1-6; Sal.22; Ef 2, 13-18; Mc 6, 30-34
Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 6, 30-34
Erano come pecore che non hanno pastore.
30Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. 31Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. 32Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. 33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
34Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Parola del Signore
Fonte: LaSacraBibbia.net
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