VENNE NELLA SUA PATRIA
In quel tempo, 1. Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Il brano odierno ci propone di ravvivare la nostra fede in Gesù come Colui che è inviato dal Padre. Egli si presenta a noi nel quotidiano dipanarsi della vita, nella consuetudine dei gesti, del lavoro, delle relazioni. Non offre segni spettacolari, non urla da un palco, non tiene comizi, non ha alcun segno di potere. Si fa vicino, annuncia la Parola, semina guarigione, apre il cuore all’accoglienza, si confonde tra la folla come uno di noi. Dobbiamo scegliere se dargli credito e consegnargli la vita oppure lasciarci plagiare da idee contrarie, propugnate da chi detiene il potere, che influenzano il nostro libero giudizio sulle cose e sulle persone.
L’evangelista Marco dice che “Gesù venne nella sua patria”. Non parla di Nazareth, perché estende a tutta la nazione di Israele l’atteggiamento di rifiuto che Gesù subisce a causa delle autorità avverse a lui: se lo riconoscessero davvero come Dio, perderebbero l’influsso e il prestigio sul popolo.
Gesù ha costituito un gruppo di discepoli che condividono la sua stessa vita e lo seguono nella sua predicazione itinerante, passando di villaggio in villaggio. Con essi fa ritorno in famiglia.
- Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti
“Si mise a insegnare nella sinagoga”: ogni ebreo di dodici anni compiuti (età in cui diventa bar mitzwah, “figlio del comandamento”), ha la possibilità di leggere le Scritture e di spiegarle. Mentre per noi questo compito è riservato al “ministro ordinato”, presso gli Ebrei la funzione è aperta a qualsiasi laico, senza essere un sacerdote o un rabbino riconosciuto ufficialmente. Anche Gesù si alza a proclamare la Parola e a spiegarla, come comunemente avveniva ogni sabato nella sinagoga.
Nel primo capitolo del vangelo di Marco (1,21), l’evangelista narra che Gesù insegnava nella sinagoga di Cafarnao ed aveva ricevuto una grande accoglienza. Tutto diverso nel suo paese, dove, per la seconda volta, entra ad insegnare. Qui la gente, pur rimanendo stupita, lo rifiuta.
Il popolo a cui Gesù si rivolge è un popolo sottomesso alle autorità. Deve pensare come i capi decidono e insegnano. Il rifiuto della persona e dell’insegnamento di Gesù è conseguenza dell’atteggiamento di ripulsa dei responsabili e il popolo non può permettersi di discernere in autonomia. È questo il peccato contro lo Spirito Santo: rifiutare la verità.
e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani?
I paesani di Gesù si trovano davanti una persona che hanno visto crescere nel tempo, secondo le leggi della natura. Non credono nella sua divinità. Essi attendevano segni straordinari dal Messia che sarebbe venuto a salvarli da una situazione politica di oppressione. Gesù, umile e semplice, che non si impone con la forza, che non esercita violenza, è deriso e offeso. Per quanto operi miracoli, non viene riconosciuta la sua origine divina, né la straordinarietà della sua persona.
Nella sua predicazione Gesù aveva gettato il discredito contro i capi ebrei e questi avevano accusato Gesù di guarire la gente in nome del principe dei demòni. Ora la gente, indottrinata, crede quanto è loro stato detto e dubitano di Cristo.
- Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di
Il popolo crede quello che è stato loro insegnato dagli scribi e dai farisei e non si aprono alla divinità di Gesù, tanto che non dicono nemmeno il suo nome, ma ne parlano come “il falegname”, disprezzandolo. Il ritorno a Nazaret, dove era vissuto fino ai trent’anni circa, costituisce un fallimento.
“Figlio di Maria”: non dicono che Gesù è figlio di Giuseppe, ma di Maria. Un figlio veniva sempre chiamato con il nome del padre, anche nel caso in cui costui fosse defunto. Dicendo che è figlio di Maria offendono Gesù, mettono in dubbio la paternità, la ritengono incerta. Citano anche il clan, elencando il nome dei parenti, per i quali diventa una vergogna, uno scandalo: “si scandalizzavano di lui” (eskandalízonto en autô).
Marco aveva già riferito che i suoi familiari erano andati in Galilea per prenderlo e portarlo via (cfr. Marco 3,21), ritenendolo “fuori di sé” (éxo). Ora anche i paesani, che pretendono di conoscerlo perché ne hanno visto le origini, non colgono la novità di vita che Egli porta, lo disprezzano e lo rifiutano.
- Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua».
Gesù afferma amaramente che il destino dei profeti è quello di non essere creduti, perché aprono ad una conoscenza di Dio più ampia e più spaziosa, mentre le autorità si chiudono nelle loro certezze, nelle visuali anguste, nella precettistica comoda, nel dominio delle coscienze. Gli ebrei rifiutano di riconoscere Dio che si manifesta nella semplicità, nel presente, nella novità. I capi religiosi e politici impediscono loro stessi di riconoscere Gesù come il Cristo, per non perdere l’autorità acquisita e il proprio dominio sulle coscienze.
- E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. 6. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno,
Si realizza quanto dice Giovanni nel suo vangelo: “Egli venne tra i suoi, ma i suoi non l’hanno accolto”(Giovanni 1,11). Gesù constata amaramente la diffidenza e l’avversione dei suoi confronti.
Anche se guarisce qualche malato, il passaggio dall’incredulità alla fede non avviene. Proprio perché manca la fede, Gesù non è creduto ed è ridotto all’impotenza. Tuttavia non si arrende: rimane fedele alla sua missione, si reca in altri villaggi, continua a predicare e a compiere il bene, a diffondere la vita.
Il Vangelo di oggi interpella la nostra fede. Le origini di Gesù sono umili: il padre è artigiano, la madre si occupa della casa come fanno tutte le donne del tempo. Egli vive con i membri del suo clan, cresce imparando un mestiere, si guadagna da vivere. Avviene un cambiamento ad un certo punto quando segue la sua vocazione e inizia la predicazione itinerante.
Gesù ha il coraggio di proclamare apertamente (parrhesía) quello che gli altri non osano dire, di pensare secondo Dio e non secondo gli uomini. Insegna cose divine, rimanendo semplice uomo. È Dio e uomo insieme. Non è il Dio che castiga con potenza, ma è il Dio che si piega a lavare i piedi. Non è il Dio che condanna, ma il Dio che salva perdonando. Non è il Dio che distrugge i nemici, ma il Dio che sale sulla croce per dimostrare il suo amore. Non è il Dio che chiede sacrifici, ma è il Dio che si offre in sacrificio. È il Dio fuori dalle categorie umane pensate fino ad allora. È deriso, perseguitato, condannato, ucciso, ma poi è risorto! La vittoria del bene sul male si realizza in Gesù e per mezzo suo avviene anche in noi.
Possiamo seguirlo come Colui che ci guida al Padre, oppure fermarci a considerare la debolezza del suo essere fragile uomo, proveniente da un oscuro villaggio di Israele, misconoscerlo e ritenerlo solo un personaggio storico. Sta a noi la scelta.
Ecco perché invochiamo lo Spirito Santo: ci aiuti a proclamarlo con Tommaso: “Mio Signore e mio Dio”, ci aiuti a fidarci di Lui ogni istante della nostra vita e ci renda coraggiosi testimoni della Sua risurrezione.
Suor Emanuela Biasiolo
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XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B
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- Colore liturgico: Verde
- Ez 2, 2-5; Sal.122; 2 Cor 12, 7-10; Mc 6, 1-6
Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 6,1-6
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
Parola del Signore
Fonte: LaSacraBibbia.net
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