Tommaso significa “gemello”, non è un caso che si chiami così: una vita vissuta nella consapevolezza di essere-rispetto-ad-un-altro, la certezza profonda della propria identità resa dalla somiglianza a uno che pur rimane diverso, la chiarezza pragmatica e concreta del proprio essere al mondo in-funzione-di una definizione.
Il dubbio ad un certo momento è necessario: se l’altro è morto, se non c’è più, chi sono io?
Il figlio di chi è figlio se il padre muore, il fratello se muore la sorella, la madre se perde il figlio?
Tommaso vive la morte dell’altro, come la morte della fede stessa, come la morte della sua stessa identità: se non mi posso relazionare a lui, lui è un’illusione, quindi io non posso credere, non esisto.
La provocazione è netta, un morto non può essere vivo e la vita stessa non vale che un soffio.
La disillusione è estrema.
Gesù entra nel segreto del cuore – a porte chiuse – ed è riconoscibile dalla pace profonda che lascia la sua presenza, già solo questo lo manifesta.
Egli compie un passo in più, entrando per primo nella nostra intimità, offre le proprie ferite al nostro dolore, al nostro dubbio: se pensiamo che la relazione soltanto ci determini, egli dà prova che possiamo essere noi esseri umani, nella nostra libertà di amare, a determinare la relazione e a rinnovare la vita.
La fragilità di Tommaso e l’amore di Gesù risorto ci chiamano a non lasciarci determinare soltanto dalle relazioni, ma a scommettere la nostra stessa persona momento per momento per determinare e rinnovare relazioni senza fine, oltre la morte, oltre ogni limite e fragilità, verso la libertà d’amare condivisa e fertile, per un’eternità celata qui ed ora che si gioca in tutto ciò che viviamo, in ogni sguardo, ad ogni tocco.
Rete Loyola (Bologna)
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
- Da quale relazione sembra essere determinata la mia esistenza?
- In quale luogo della mia vita il Signore è entrato a porte chiuse?
- Quale fragilità offro al Signore, oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi…
Recito un “Padre nostro” per congedarmi e uscire dalla preghiera.
Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato secondo il metodo della spiritualità ignaziana, disponibile anche tramite la loro newsletter quotidiana.
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Mc 6, 7-13
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.