L’umanità di Tommaso è commuovente. Si è veramente uomini quando si è capaci di prendere sul serio l’esperienza. In questo senso ha perfettamente ragione Tommaso a pretendere di voler anche lui credere solo a patto di “toccare” come gli altri discepoli: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò».
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Ma si è pienamente umani non solo quando si prende sul serio l’esperienza, ma quando soprattutto si comprende che il cuore dell’esperienza si basa su una fiducia di fondo e non su un ragionamento convincente o una prova incontrovertibile.
Cioè si può fare esperienza di qualcosa solo se innanzitutto si è disposti a fidarsi, a credere a qualcosa prima ancora che diventi esperienza diretta. Solo se mi fido che c’è qualcosa di bello fuori da una porta allora ciò mi fa mettere in piedi, andare vicino alla porta e aprirla.
Se non credo che ci sia nulla di bello fuori da una porta penserò che sia abbastanza stupido e banale andare ad aprirla. Credere è accordare fiducia a Qualcuno prima ancora che diventi esperienza diretta, esperienza viva, “tocco”.
È il credere che ci dispone all’esperienza di Gesù. E chi vive così ne è beato, perché è libero dalla logica dell’ansia che anima tutti quelli che non fidandosi di niente e di nessuno vivono ostaggi di raccolte di prove su tutto (amore, amici, figli, lavoro, stima personale), e legano il benessere della loro vita solo a misurare questo.
Bisogna vivere invece investendo sempre con molta fiducia in ciò che non si vede, o per lo meno in ciò che non si vede ancora. E se è vero che questo atteggiamento non ci mette al sicuro dalle delusioni è però sicuro che questo atteggiamento ci dispone anche ad accogliere ciò che nella vita conta.
Se per credere che Dio ti ama vuoi innanzitutto avere le prove, io ti dico prova a vivere credendo che ti ama e ne avrai anche le prove. Non è suggestione è il realismo di chi smette di vivere sempre sulla difensiva, per questo si accorge.
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Gv 20, 24-29
Dal Vangelo secondo Giovanni
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.