ÀLZATI!
In quel tempo, 21. essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare.
Il Vangelo di Marco di questa domenica propone due segni prodigiosi che Gesù compie con l’atto del toccare: guarisce una donna malata e risuscita una bambina morta. Per capire la portata di queste azioni è necessario entrare nella mentalità ebraica. La Legge vietava di entrare in contatto con il sangue e con un cadavere. Il Vangelo ci presenta, invece, Gesù che non teme di contrarre impurità legale pur di liberare dalla malattia e dalla morte le persone. Con la sua azione rettifica la mentalità umana, che ha stabilito delle regole non rispondenti alla volontà del Creatore. Si era arrivati all’assurdo: il sangue di un animale purifica la persona che lo offre in sacrificio, mentre il sangue di una donna malata rende impuri lei e chi la tocca.
Nelle leggi della sacralità Gesù vedeva una contraddizione alla carità, alle relazioni, ai rapporti quotidiani fra le persone. Per Gesù l’amore per la persona vale più dell’offerta di un sacrificio innalzato a Dio (cfr. Marco 12,33; 1 Samuele 15,22). Vuole la misericordia che nasce da “Dio misericordioso (rachum) e compassionevole (channun)” (Esodo 34,6). È Dio che rende “santi”, bruciando il peccato, eliminando l’impurità perché Egli è “misericordia” (cfr. Osea 11,9: “Io sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò da te nella mia ira”). Il precetto da vivere è “essere misericordiosi”, non compiere un rituale esterno. Gesù è Dio, pertanto toccando il malato, lo risana; toccando il cadavere, lo risuscita.
Il toccare di Gesù è un gesto umanissimo di partecipazione alla situazione di dolore, di fatica, di sofferenza di una persona. Con il contatto fisico vuole dirle che le è accanto con l’affetto, con l’attenzione, con la vicinanza, con la compassione, con la reciprocità: toccare coincide imprescindibilmente con l’essere toccati.
“Gli si radunò intorno molta folla”: si tratta forse delle persone che già avevano udito il suo insegnamento e ne erano rimasti colpiti, tanto da volerlo ascoltare ancora.
- E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi
Nei versetti precedenti (Marco 5,6-7) un uomo posseduto da uno spirito impuro si getta ai piedi di Gesù per chiedergli di allontanarsi. Qui, invece, Giàiro si getta ai piedi di Gesù per chiedergli di entrare nella sua casa e salvargli la figlioletta. Richieste opposte: chi respinge Gesù, chi lo invoca. Da che parte stiamo noi? Siamo liberi di scegliere se accogliere la salvezza di Gesù oppure andare per strade diverse, che non approdano alla gioia eterna.
- e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva».
“La mia figlioletta”: Giàiro parla con il cuore accorato di un padre al quale sta per morire la figlia cara.
“Vieni a imporle le mani”: il padre ha fede e chiede che Gesù eserciti la sua potenza di amore e vita, espressa dall’atto di imporre le mani, tipico gesto di trasmissione di forza da Dio sull’uomo.
“perché sia salvata e viva”: la salvezza consiste nello strappare dalla morte fisica e anche da quella eterna.
- Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva
Gesù accondiscende alla richiesta di questo padre disperato che ripone ogni fiducia in Lui. Così anche noi abbiamo la possibilità di ottenere la vicinanza di Dio se la nostra fede è radicata nell’abbandono e nella ferma speranza che tutto volgerà a un fine di salvezza, se confidiamo nella forza di Dio.
“Andò con lui”: Giàiro non ha più paura di nulla perché il Signore della Vita è con lui.
“Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno”: non è detto che la folla che segue Gesù abbia fede in lui. Dall’espressione sembra che sia spinta soprattutto dalla curiosità e lo stare accanto a Gesù sia un soffocarlo più che un aderire a Lui.
- Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni
Per la tradizione giudaica la perdita di sangue significava perdere la vita stessa. Oltre a soffrire fisicamente, la donna era impura secondo la Legge, lontana, quindi, dalla grazia di Dio. Era condannata ad essere esclusa dalle relazioni con le altre persone per non contaminarle legalmente. Era senza alcun contatto, senza un affetto, senza una carezza. Doppio è quindi il motivo che la spinge a rivolgersi a Gesù.
“Da dodici anni”: il numero dodici richiama i mesi dell’anno e le dodici tribù di Israele. Il significato indica il tempo nella sua totalità, quindi una sofferenza che si sta protraendo e che è insopportabile.
- e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando,
Questa donna aveva talmente grande il desiderio di guarire che non ha lesinato nessun tentativo di migliorare la sua situazione. Ha dilapidato il suo patrimonio ma ha sperimentato il fallimento, la delusione. L’esito delle sue ricerche di vita migliore è stato negativo, ma non si arrende: si rivolge al Maestro.
Dio ci raggiunge sempre, anche nel momento più buio e più doloroso. Ci risolleva perché ci ama e vuole che i suoi figli e le sue figlie siano felici.
- udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo
La donna ha talmente fede che crede nella potenza che esce da Gesù. È convinta che basti soltanto il contatto con il mantello, il tallit (lo scialle della preghiera), per ottenere la guarigione, senza scomodare il Maestro, senza farsi notare, senza attirare l’attenzione né sua né quella della gente.
“Udito parlare di Gesù”: Marco sottolinea che la fede scaturisce dall’ascolto. La donna, infatti, crede a quello che le hanno raccontato. È l’annuncio supportato dalla testimonianza che favorisce la fiducia nel Signore.
“Da dietro”: la donna sa di essere impura secondo la Legge, a causa del sangue che esce da lei. Il riferimento “da dietro” richiama il momento in cui Dio passa e Mosé ne vede solo le spalle perché Dio (secondo l’antico Testamento) non si può vedere in faccia e rimanerne vivi (Esodo 33,23).
“Toccò il suo mantello”: la donna non poteva toccare Gesù per non rendere impuro anche Lui. Ma è convinta che, toccando il suo mantello, di nascosto, senza farsi vedere, il problema non sussista né per lei né per Lui.
- Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata».
L’espressione della donna non è credenza magica. È fede autentica. Crede davvero che il contatto con Dio la salverà dal suo male. Riconoscendo la divinità di Gesù viene salvata (non dice “guarita”). Questo termine indica la completezza della guarigione: non solo quella fisica, ma anche quella più profonda, di cui la guarigione esteriore è un segno.
- E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal
Nel toccare Gesù, la forza vitale di Lui sostituisce il male di lei. Il sangue sano guarisce quello malato. La donna sente di essere guarita anche se non ha visto in faccia il suo Salvatore.
- E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: Chi ha toccato le mie vesti?».
Gesù sente che il fatto di sentirsi toccare non era dettato dall’affollamento, ma da una disperata ricerca di salvezza, che scaturisce dalla fede nel suo potere di guarigione. Sente uscire da sé la forza della santità, “un’energia” (dýnamis). Invece di essere “contagiato” dall’impurità della donna, è Lui che la “contagia” di salvezza nel corpo e nello spirito. Per ottenere questa “energia” occorre avere fede, una grande esperienza di fiducia nella Sua potenza. Occorre andare oltre ogni ragionamento umano.
“Si voltò alla folla”: Gesù vuole incontrare, guardare negli occhi la persona risanata, vuole parlare con lei. Vuole farle prendere coscienza che Egli è il Salvatore e che ha a cuore la sua persona. La sua fede ha prodotto una trasformazione e una relazione che Gesù vuole coltivare. Poteva seguire la sua strada senza voltarsi indietro. Invece si ferma, la cerca, la guarda, le parla, la costringe a manifestarsi ed uscire dal suo anonimato.
“Chi ha toccato le mie vesti?”: la domanda, che sembra assurda a chi lo circonda, ha senso tra i due che hanno sperimentato il contatto fisico “diverso”, basato sulla fede pura.
- I suoi discepoli gli dissero: “Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?””.
I discepoli non sanno distinguere tra lo schiacciare della gente attorno a Gesù e il toccare intenzionale e fiducioso della donna. Si coglie anche in questo versetto l’incomprensione che esiste tra coloro che seguono Gesù e Gesù stesso: pur condividendo la vita con Lui, non capiscono ancora il suo stile, il suo agire.
Con questa domanda Gesù vuole far conoscere ai discepoli quello che è avvenuto, perché sia di insegnamento anche per loro. Il miracolo avrebbe potuto risolversi nel segreto del rapporto fra Gesù e la donna malata; invece è divenuto palese perché tutti potessero prenderla come esempio di fede.
- Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto
I discepoli non capiscono, ma Gesù continua a indagare. La donna ha agito di nascosto, Gesù invece la cerca, vuole incontrare il suo sguardo, farle capire che si è accorto di lei, della sua situazione, della sua malattia, della sua fede. Per Gesù non siamo anonimi esseri viventi. Siamo persone speciali, uniche e irripetibili. Siamo miliardi di figli unici … Gesù cerca ognuno di noi, perché vuole darci la salvezza.
- E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità.
“Impaurita e tremante”: la donna confessa l’azione compiuta, l’infrazione legale commessa: un impuro che tocca un’altra persona la rende impura ed era passibile anche di una probabile lapidazione. È questo il motivo del suo timore e del suo tremore.
“Gli si gettò davanti”: non più di dietro, ora è davanti che la donna si manifesta nella sua debolezza fisica, ma anche nella sua forza spirituale. Ancora una volta siamo di fronte a qualcuno che si getta letteralmente per terra, davanti a Gesù: gesto di umiliazione, di implorazione, di adorazione, di ringraziamento, di riverenza.
“Gli disse tutta la verità”: la donna esce allo scoperto e confessa sinceramente di aver toccato Gesù, atto che lo rende impuro, perché la Legge vieta di entrare in contatto con il sangue.
- Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
“Figlia”: la donna si aspettava un rimprovero, invece Gesù le parla con dolcezza e compassione. Chiamandola “figlia” la reintegra nella comunità, le restituisce la sua dignità e la libera da ogni conseguenza del suo gesto. La persona per Gesù vale molto più della Legge. Non intende sottrarsi ad essa, ma la supera perché la volontà di Dio è quella di liberare dal male, non di assoggettarsi alla precettistica, che si rivela inumana.
Anche nell’Antico Testamento si parla di Dio come di colui che viene a liberare un popolo che dimora in terra impura (l’Egitto), in mezzo a gente non credente in Jahvé, perciò impura anch’essa. Eppure Egli scende per liberare il suo popolo.
Anche Gesù dimostra questa grande tenerezza di Dio e non teme di sporcarsi con il fango della miseria umana, a contatto con le nostre ferite, con il nostro peccato. Solo se ci lasciamo toccare da Lui, Egli può darci salvezza.
“La tua fede ti ha salvata”: la fede consiste nel “toccare” Gesù, nell’entrare in comunione intima con Lui. Gesù afferma che senza la fede, Egli non avrebbe potuto fare nulla per quella donna.
- Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: “Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?”.
Gesù si sofferma e intanto la figlia di Giàiro muore. Tutto è inutile, secondo la realtà umana. Questo evento è un’opportunità perché Gesù si riveli come la Vita e la Salvezza. Lui, che comanda il mare e il vento, vince anche la morte. Come vince quella degli altri, così supererà anche la propria morte.
- Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!».
La morte pone fine ad ogni possibilità di respiro, di ripresa. Eppure Gesù chiede la fede anche in questa circostanza. Proviamo a metterci nei panni di questo padre a cui hanno appena detto che la figlia non vive più. Ora si sente dire di avere ancora fede. Al suo posto noi come avremmo agito? Dobbiamo credere che non c’è situazione che non possa cambiare se abbiamo fiducia nella potenza di Dio.
“Non temere, soltanto abbi fede!”: Giàiro ha appena sperimentato la potenza della fede nell’episodio della donna guarita. Sicuramente questo evento è stato di aiuto nel momento in cui gli annunciano la morte della figlia. Se Gesù può guarire quella donna, può anche far risorgere la figlia.
Sentiamo rivolte anche a noi le parole “Abbi fede”: non c’è avversità nella quale non possiamo sperimentare la presenza e la potenza di Dio.
- E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Mentre il primo miracolo avviene in mezzo alla folla, la risurrezione della ragazza avviene nel segreto, alla presenza di soli tre testimoni prescelti. L’effetto si vedrà comunque successivamente.
“fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo”: i testimoni saranno gli stessi che accompagneranno Gesù nel momento della trasfigurazione e dell’agonia nell’orto.
- Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte.
L’atto di urlare è tipico dell’uomo che prova un indicibile dolore. Può essere anche la tradizionale manifestazione ebraica di partecipazione di fronte ad un lutto.
Chi ha provato l’esperienza della morte di una persona cara sa quanto più angosciante sia trattenere il dolore che esternarlo.
- Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme».
Quando Dio parla, la parola è efficace, cioè realizza ciò che dice. Quando Gesù comanda che il mare si plachi, che il paralitico cammini, che la mano paralizzata si muova, che la morta si svegli si realizza davvero l’effetto voluto.
In questo caso, il messaggio di Gesù è che la morte non è la fine della vita, ma il riposo sereno in Dio, lo svegliarsi ad un giorno nuovo ed eterno, nell’abbraccio del Padre. Il cristiano vive e muore nella pace se ha la fede che, unito a Cristo, muore con Lui per risorgere con Lui.
Marco scrive per la sua comunità perseguitata, scoraggiata, “morta”. Questo messaggio di risurrezione è sicuramente in aiuto per il cammino di fede dei cristiani smarriti.
Lo è anche per noi, costantemente turbati per gli eventi, il clima di crisi sociale, politica, morale, valoriale, a livello personale e mondiale, che stiamo vivendo.
- E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la
“E lo deridevano”: la gente distingue che lo stato della ragazza non è un sonno, ma è l’immobilità della morte. Ricordiamo la risata di Abramo e di Sara,che non credono che nulla è impossibile a Dio (Genesi 17,17; 18,12-14; Luca 1,37). Lo stesso capita a noi quando guardiamo la realtà con i soli occhi umani.
Gesù subisce la derisione più volte, ma va oltre e non si ferma nella sua missione. Scaccia l’incredulità, le tentazioni, i demòni. Non teme nulla, consapevole della sua potenza. Va dritto per la sua strada.
Si reca dalla fanciulla con i testimoni e i genitori di lei. In tutto sono cinque persone, sette se consideriamo anche Gesù e la ragazza.
- Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!».
“Prese la mano della bambina”: contro ogni proibizione di toccare un cadavere, Gesù prende la mano della bambina per darle la vita e sottrarla dalla morte; diversamente, invece, Lui sarà preso e condannato a morte.
“Le disse: “Talità kum””: il termine viene dal greco e indica la ragazza in età da marito. Richiama il Cantico dei Cantici dove lo sposo dice: “Alzati, amica mia, mia bella, e vieni” (Cantico dei Cantici 2,10).
“Fanciulla, io ti dico: àlzati!”: Gesù usa la voce, parla, come Dio nella creazione. Comanda in prima persona, si dimostra padrone della vita, esercita tutta la sua autorità.
- E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore.
“Si alzò”: il verbo è lo stesso usato per la risurrezione di Gesù. Indica l’atto di elevarsi eretti da terra.
“E camminava”: il succedersi dei verbi vuole confermare che il ritorno in vita non è apparente, ma reale.
“Aveva dodici anni”: età della pubertà, età da marito.
Ricorre in questo brano e nella Bibbia il numero dodici che indica il compimento di qualcosa, di un tempo, di una pienezza. È giunta la salvezza del Signore. Ricordiamo che: la bambina ha dodici anni; la donna soffre da dodici anni; Gesù fa la sua prima profezia a dodici anni (Luca 2,42 e 49); Gesù sceglie dodici apostoli, in corrispondenza ai dodici figli d’Israele-Giacobbe, antenati delle dodici tribù d’Israele; Gesù sfama con dodici ceste di pane i suoi discepoli (Marco 6,43); la fine dei tempi è simboleggiata dalle dodici porte della Gerusalemme celeste (Apocalisse 21,12-21); la donna dell’Apocalisse (immagine di Maria, della Chiesa) è coronata da dodici stelle (Apocalisse 12,1); il giorno ebraico è formato da dodici ore.
“Essi furono presi da grande stupore”: il termine greco utilizzato significa “essere fuori”, in estasi. Lo stupore nasce dalla constatazione che Dio opera in modo umanamente impossibile.
- E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da
Date le circostanze nessuno si sarebbe ricordato dei bisogni più elementari. Gesù ordina di dare da mangiare alla ragazza, quasi a significare che ora il cammino che l’attende è lungo, come avvenuto ad Elia (1 Re 19,7).
“E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo”: dopo il risveglio di Gesù dalla morte sarà chiara la sua potenza ed allora tutti capiranno il suo essere veramente “Dio”. Per il momento non sono in grado di comprenderlo pienamente ed Egli raccomanda di tacere.
La ragazza gode della fede incrollabile del padre che ha creduto in Gesù sperando contro ogni speranza, anche davanti alla morte.
Gesù trionfa anche sull’ultimo nemico che sarà annientato: la morte (cfr. 1Cor 15,26).
Anche noi dobbiamo cercare il contatto con il Signore Gesù, con la sua persona, per entrare in comunione con Lui e partecipare della Sua potenza di guarigione e di forza. Anche la nostra fede deve guidarci approdare a Lui, nostra vita.
Anche se derisi per la nostra fede in Gesù, dobbiamo essere forti e continuare il cammino anche quando gli ostacoli sembrano insormontabili. La fede è quella luce che illumina il buio nella notte, è la certezza che Dio ci porta in braccio, sempre, quando manca qualsiasi appiglio, quando siamo nella prova, di qualsiasi genere, materiale o spirituale. Gesù ripete a ciascuno di noi “Alzati!”. Salvati dal suo amore saremo credibili testimoni della potenza della sua compassione e della sua misericordia.
Suor Emanuela Biasiolo
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B
Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 1 Luglio 2018 anche qui.
- Colore liturgico: Verde
- Sap 1,13-15; 2,23-24; Sal. 29; 2 Cor 8,7.9.13-15; Mc 5, 21-43
Mc 5, 21-432
Dal Vangelo secondo Marco
21Essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. 22E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi 23e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». 24Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
25Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni 26e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, 27udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. 28Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». 29E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
30E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». 31I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». 32Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
35Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». 36Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». 37E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. 39Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». 40E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. 41Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». 42E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 17 – 23 Giugno 2018
- Tempo Ordinario XI
- Colore Verde
- Lezionario: Ciclo B
- Anno: II
- Salterio: sett. 3
Fonte: LaSacraBibbia.net
LEGGI ALTRI COMMENTI AL VANGELO