Il commento al Vengelo del
22 Giugno 2018 su Mt 6, 19-23
Undicesima settimana del Tempo Ordinario – Anno II/B
- Colore liturgico: Verde
- Periodo: Venerdì
- Il Santo di oggi: S. Paolino da Nola – Ss. Giovanni Fisher e Tommaso More – mem. fac.
- Ritornello al Salmo Responsoriale: Il Signore ha scelto Sion, l’ha voluta per sua residenza
- Letture del giorno: 2 Re 11, 1-4.9-18.20; Sal 131; Mt 6, 19-23
- Calendario Liturgico di Giugno
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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Mt 6, 19-23
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Commento al Vangelo a cura dei Monaci Benedettini
Là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.
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Con orrore ascoltiamo quanto ci narra la prima lettura di oggi. Atàlia, madre del re deceduto, Azarìa, per assicurarsi il regno, fa uccidere tutti i possibili pretendenti, tutta la famiglia regale. A sua insaputa viene salvato però un figlio del re di due anni che viene tenuto nascosto.
Quando egli raggiunse il settimo anno, per opera di sommo sacerdote Ioiàda, viene fatta giustizia. Jòas viene acclamato re e Atàlia, uccisa fuori del tempio. Sono vicende umane che si ripetono nella storia delle Nazioni in cui l’ambizione del comando e del potere, della ricchezza, con la sete di felicità e di successo perverte l’animo umano, spingendolo a esecrandi misfatti.
Gli ammonimenti che ci vengono dal brano del vangelo potremmo vederli sulla stessa linea. Anche Gesù mette in guardia dal pericolo delle ricchezze. Sono beni effimeri che ci possono essere rubati da un momento all’altro. Non costituiscono la vera felicità dell’uomo che è altrove, nella umile obbedienza alla volontà del Signore. Non le porteremo con noi… Ci invita a procurarci quei tesori di grazia che nessuno potrà mai rubarci, se nel nostro cuore ci sono sincerità e rettitudine. E’ dal cuore che escono fuori tutti i cattivi pensieri e indegne intenzioni. La limpidezza dello sguardo denota anche la rettitudine delle intenzioni. Quando entra dentro di noi il peccato, lo sguardo si fa oscuro, torbido…
Suona dentro di noi come un campanello di allarme che ci mette in guardia contro deviazioni e ingiustizie. Allora dovremmo seguire il consiglio che San Benedetto, seduto a cena, suggeriva al monaco che gli reggeva il lume, agitato da pensieri di superbia: “Segna il tuo cuore, fratello, segna il tuo cuore! Non è retto quello che tu pensi!” Quante volte i nostri pensieri, le nostre intenzioni, le nostre azioni… sono contro la verità, benché avvolti da un manto di perbenismo.
Ci liberi il Signore da tante doppiezze; ci doni la forza della sincerità del “sì, sì” e del “no, no”!