Lectio Divina di domenica 24 Giugno 2018 – Comunità di Pulsano

Lectio Divina di domenica 24 Giugno 2018 a cura della Comunità monastica di Pulsano.

DOMENICA della «nascita di s. Giovanni Battista»

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Oggi si celebra ovviamente sempre e solo Cristo Signore Risorto e si fa memoria di Giovanni il suo Precursore «mentre nasce». E tuttavia per la Liturgia della Chiesa questo “nascere” non è affatto un inizio, è una “prolessi”, un’anticipazione, in quanto da questo punto di contemplazione davanti agli occhi dei fedeli si squaterna in modo per così dire ovvio, naturale e automatico, l’intera storia della divina Redenzione adempiuta da Cristo Signore Risorto.

Il posto che occupa Giovanni Battista nella storia della salvezza spiega l`antica origine del suo culto in tutta la Chiesa. Sia l`Oriente sia l`Occidente, già nel IV secolo, conoscono la festa in onore del Precursore di Cristo, e numerose basiliche e templi sono dedicati al suo nome.

L`Oriente celebra la commemorazione di Giovanni Battista il 7 gennaio, collegandola con l`Epifania del Signore, che nella liturgia orientale corrisponde al Battesimo di Gesù nel Giordano.

L`Occidente, già nei tempi di sant`Agostino, sceglie la data del 24 giugno facendo riferimento al giorno della nascita di Cristo: la nascita di Giovanni ebbe luogo sei mesi prima di quella di Cristo. Il culto di Giovanni Battista si diffonde moltissimo nel V secolo; la festa è preceduta dalla veglia notturna; il giorno stesso della festa, poi come nel Natale, sono celebrate tre Messe. La festa diviene molto popolare, e il popolo ha legato con essa diversi costumi risalenti al paganesimo.

In Oriente, sono comparse altre due feste in onore di san Giovanni: la memoria dell`Incarceramento e la memoria della Decollazione. Quest`ultima, attraverso la liturgia gallica, entra nel VI secolo nel calendario romano ed è celebrata il 29 agosto. È il giorno della dedicazione della chiesa di San Giovanni Battista a Sebaste di Samaria, dove i discepoli avrebbero seppellito il corpo del loro Maestro.

Giovanni di Zaccaria fu scelto divinamente per essere Prodromo (Precursore), Profeta e Battezzatore del Figlio di Dio. Questa sua funzione prosegue nella vita della Chiesa che ne fa memoria, come abbiamo visto non in modo sporadico, che si esaurisca in una ricorrenza annuale, bensì lungo l’intero ciclo liturgico, da settembre in poi, attraverso la concezione, la sinassi, la nascita, la decapitazione, il ritrovamento del suo capo prezioso, e poi in rapporto agli Evangeli dell’Infanzia, con il Saluto della Madre di Dio ad Elisabetta, ed intorno alla Teofania battesimale. E resta sempre sintomatico l’elogio che il Signore stesso traccia di lui.

Luca da parte sua dispone letterariamente la pródromê di Giovanni redigendo il suo “Evangelo dell’Infanzia” (Lc 1,5 – 2,52) come un seguito di pannelli speculari attraverso i quali Giovanni precede Gesù nell’annuncio della nascita e nella concezione, nella nascita, nella crescita ad opera dello Spirito Santo. Così, poiché le Scritture si leggono nella Chiesa in permanenza, Giovanni resta in permanenza l’«Indice» teso ad indicare l’Agnello di Dio, il Figlio di Dio che battezza con lo Spirito Santo.

La Santa Liturgia contempla dalla sua totalità la figura e la funzione di Giovanni, dunque non solo nei fatti della sua nascita. Egli è visto come “la voce” del Verbo Dio; come il lucignolo che annuncia la Luce vera e il sorgere dell’Oriente dall’Alto; come l’Angelo inviato quale preparatore delle vie di Colui che viene, il Prodromo che indica queste vie; come il Profeta che preannuncia il Verbo Dio; come il Battezzatore che pose la mano sul Capo del Verbo incarnato. È il più grande tra i Profeti, perché nella sua umiltà dimessa grida ancora al mondo il Mistero paradossale che testimoniò alle folle .

Antifona d’Ingresso Gv 1,6-7; Lc 1,17

Venne un uomo mandato da Dio,
e il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce
e preparare al Signore un popolo ben disposto.

La celebrazione è preparata dal canto che onora Giovanni, inviato da Dio per testimoniare la Luce (Gv 1,6-7), preparando per il Signore un popolo reso degno di accoglierlo (Lc 1,17).

Canto all’Evangelo cf Lc 1,76

Alleluia, alleluia.
Tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo
perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade.
Alleluia

Nel suo cantico, il Benedictus (Lc 1,67-79), Zaccaria riecheggia le parole ricevute dall’Angelo (Lc 1,14-17) e tesse l’elogio del figlio suo appena nato, Giovanni, il Profeta dell’Altissimo e Precursore del Signore, al quale prepara le vie.La pericope di oggi va riletta tenendo conto del contesto teologico imponente in cui è inserita; il parallelismo tra il Battista e Gesù è sorprendente, eccone un piccolo prospetto:

  1. il medesimo Angelo del Signore, Gabriele, annuncia a Zaccaria e a Maria le nascite prodigiose dei loro Figli (Lc 1,19 e 1,26);
  2. a Zaccaria (Lc1,5-25) ea Maria (Lc 1,26-38) giunge un annuncio divino, eguale e tuttavia diverso per necessità;
  3. a Zaccaria l’Angelo descrive i fatti mirabili che opererà il figlio in funzione della preparazione del popolo per il Signore che viene, che nascerà, e a Maria i fatti divini mirabili del Figlio suo che è il Signore che viene come il Salvatore;
  4. Zaccaria dubita delle parole divine dell’Angelo (Lc 1,18), la Vergine Maria le accetta nella fede immediata piena, obbediente (Lc 1,34.38);
  5. Elisabetta è anziana e sterile per natura (Lc 1,7), Maria è giovane e si è consacrata verginalmente al Signore, per così dire nella sterilità volontaria (Lc 1,34);
  6. Elisabetta è riempita di Spirito Santo per la visita di Maria (Lc 1,41), Maria lo è dall’inizio, e indicibilmente di più (Lc 1,35);
  7. è narrata la nascita di Giovanni (Lc1,57-58) e quella di Gesù (Lc 2,1-14);
  8. e l’esultanza per queste nascite (Lc 1,67-79, e 1,47-55);
  9. è narrata la crescita di Giovanni (Lc 1,66.80), e quella di Gesù (Lc 2,40.52);
  10. Giovanni è riempito di Spirito Santo (Lc 1,80), Gesù è per natura ripieno di Spirito Santo (Lc 4,14);
  11. la missione di Giovanni è predicare la via per Colui che viene (Lc 3,1-18), Gesù è Colui che viene per predicare il Regno di Dio e apre la via per accedervi (Lc 4,14ss), essendo Egli stesso «la Via» (Gv14,6).

Il Disegno divino poi accomuna Giovanni e il suo Signore nella morte per la mano degli iniqui.

Giovanni figlio di Zaccaria, di famiglia sacerdotale (Lc 1, 5-17 Evangelo della Vigilia), Precursore, Profeta e Battezzatore del Signore, deve essere considerato «l’Indice perenne levato» per tutti i discepoli del Signore per indicare «l’Agnello di Dio, Colui che porta i peccati del mondo» (Gv 1,29.36; Is 53,7-8), per far contemplare il Servo sofferente che si assume come propri, senza commetterli, i peccati di tutti gli uomini, per portarli sulla Croce e distruggerli. E così, dirige gli uomini a farsi discepoli del Signore, come i primi discepoli che inviò da Colui che viene (Gv 1,35-42). Oggi perciò la Chiesa ha un’ufficiatura solenne, che comprende, come abbiamo già anticipato anche una Vigilia.

Uno strano destino quello del Battista. Chiamato a tenersi lontano dalle cose terrene («non berrà vino né bevande inebrianti»), unisce tuttavia all’ascesi più rigorosa un’intensa letizia spirituale. Per due volte lo vediamo esultare di gioia: dapprima nel grembo di sua madre e poi, adulto, quando indica il messia. Finché non l’avrà ritrovato, sarà la «voce che grida nel deserto», luogo per eccellenza del combattimento spirituale fra il mondo decaduto e il regno che viene. Non è forse nello spogliamento che Dio parla al cuore dell’uomo?

Lungo le rive desolate del Giordano, Giovanni si leva «con lo spirito e la potenza di Elia» come il grande predicatore del giudizio: con la sua parola ardente e il suo battesimo di acqua deve far ritornare al loro Dio i figli dell’alleanza, prima che si abbatta su di essi il diluvio di fuoco. È dunque il grande successore di Noè, il cui primo giudizio per mezzo dell’acqua alludeva al giudizio finale, e annunciava il battesimo di rigenerazione che ci salva dall’ira che viene. Ma più ancora, come un lampo che attraversa il cielo, il Battista appare come l’amico che conduce la sposa allo sposo, e poi si ritira. Il suo unico scopo è di orientare i cuori verso Gesù. Quindi, affrettandosi a «diminuire» perché «egli cresca»[1], Giovanni si immerge nella solitudine e nell’oblio, fino all’estrema testimonianza della passione, che mette in luce la sua fede e finisce di conformare il servo al suo Signore.

I lettura: Is 49,1-6

Is 49,1-6 è il secondo dei 4 canti del Servo sofferente. Per la missione alla quale lo ha destinato, il Signore fa riposare il suo Spirito su lui (Is 42,1, dal 1° canto, nei vv. 1-9), e a poco a poco il Servo, una figura regale, comprende che è stato scelto e inviato ad Israele e alle nazioni lontane come profeta e sacerdote. Tuttavia, si delinea un’esistenza difficile, gettata verso il rischio dell’insuccesso tra gli stessi fratelli (Is 50,4-11, il 3° canto), fino alla morte iniqua che lo rende irriconoscibile agli stessi suoi familiari, ma anche verso lo scopo della missione, la redenzione di tutti gli uomini (il 4° canto, Is 52,13 – 53,12).

Nella pericope odierna si vede come il Servo comincia ad annunciare il divino messaggio alle isole lontane che chiama all’ascolto. Il suo titolo è che il Signore lo scelse e l’investì della missione fin dal seno materno (v. 1). Anche a Geremia il Signore rivela che fu scelto così (Ger 1,5) e nel N.T. questo torna anche per l’apostolo Paolo (Gal 1,15). Il Signore sceglie e dona i mezzi per la missione. Il Servo è destinato anzitutto alla missione profetica, l’annuncio della divina Parola. Il Signore lo ha dotato della bocca che parla senza timore e con efficacia, come spada affilata, che, in modo spietato ma benefico, taglia e divide dove colpisce (Dt 32,41; Ebr 4,12-13). In parallelo il Profeta è come freccia appuntita ed efficace. Soprattutto, il Signore lo ha preso con sé, fa riposare su lui la sua Mano onnipotente che ne conduce la missione (v. 2). La spinta all’investitura divina è con la formula consacratoria: «Tu sei il Servo mio, Israele, in cui Io Mi glorierò» (v. 3). Il Servo è una figura individuale, e, in forza della tipica «personalità corporativa» del popolo di Dio, è l’intera comunità, Israele, inviato al mondo. Nel N.T. egualmente la missione di Cristo Signore è affidata alla «sua Chiesa» nello svolgimento dei discepoli inviati.

La missione profetica, come era previsto, ha un primo insuccesso. Il Servo riconosce che la sua fatica è stata vana. Tuttavia egli sa che il suo invio resta valido e che alla fine ne avrà l’opportuna ricompensa (v. 4). Anzi il Signore stesso che lo ha scelto, predestinato e inviato, gli ribadisce lo scopo del suo invio: il Servo deve far convertire il popolo e così riportarlo al suo Signore. Il quale è la sola forza del suo Servo, e da questo il Servo avrà gloria (v. 5). E proprio nel momento dell’insuccesso vengono le divine parole che del Servo, già investito all’origine dallo Spirito del Signore, segnano la sua vera e propria “confermazione” sacramentale: egli non è solo il Servo profetico e regale per la conversione del popolo d’Israele, ma il Signore lo costituisce come la divina Luce per le nazioni pagane immerse nella tenebra dell’errore e del peccato, e come la divina Salvezza fino agli estremi confini della terra degli uomini (v. 6).

Di questa pericope mirabile il contenuto fu adempiuto nello splendore della pienezza da Cristo Signore, il Servo profetico regale sacerdotale, battezzato dal Padre con lo Spirito Santo, e confermato dal Padre alla Trasfigurazione con la Nube della Gloria che è il medesimo Spirito Santo. Ma della pericope il contenuto si applica, sia pure proporzionalmente, anche a Giovanni Battista, scelto e riempito di Spirito Santo fin dal seno della madre (Lc 1,15), e incaricato di riportare il popolo al Signore (Lc 1,14-17). Anche egli era dotato della parola tagliente, e la sua unica forza era il Signore. E nel suo Signore sta la sua gloria in eterno. Gli ebrei avevano tanto contato su Ciro, Dio stesso sembrava aver sostenuto la sua candidatura; ma Ciro è soltanto un re come tanti altri, e gli ebrei restano una piccola colonia dell’impero persiano. Tuttavia Dio conferma le sue promesse: «Tu sei la mia gloria, il restauratore d’Israele e la luce delle nazioni». Non Ciro, ma Gesù, il quale rifiuterà di essere coinvolto nel gioco politico, anche se ne sarà vittima, come il suo precursore Giovanni. Egli annuncerà la riunione dei figli di Dio divisi e dispersi. Così anche la Chiesa ha il compito di mantenere fra gli uomini la speranza della riconciliazione, rifiutando gli appoggi politici.

Esaminiamo il brano

  1. 57 – « Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto»: Per Elisabetta si compie il tempo del parto, che finalmente avviene, il riempirsi di tempo e di giorni, il gr. pímplēmi = riempire traduce il modo ebraico di dire il compimento.
  2. 59 – «Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino»: Secondo la Legge santa (Gen 17,12, a partire da Abramo; Lev 12,3, per disposizione del tempo di Mose) al giorno 8° il nascituro deve essere circonciso, per ricevere il suo nome ed entrare così di pieno diritto nel popolo dell’alleanza.

«volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria»: I parenti secondo la tradizione vogliono chiamarlo “Zaccaria”, come il padre, del quale perpetua la stirpe sacerdotale. Questo nome è significante e bello: «Zkar-Iah, Si ricordò il Signore», allusivo alla grazia del figlio ai genitori anziani.

  1. 60 – «sua madre intervenne»: Ma vi si oppone la madre, che impone il nome “Giovanni”, altro splendido nome: «Ió-hanan, il Signore fece misericordia».
  2. 61-63 – «domandavano con cenni a suo padre…»: Tale nome, obiettano i parenti premurosi non è nell’uso della parentela di Zaccaria e si appellano a Zaccaria stesso, ma a cenni. Zaccaria infatti per la sua momentanea incredulità era stato avvertito dall’Angelo che sarebbe restato muto fino all’adempimento delle parole che gli aveva comunicato (Lc 1,18-20). Egli chiede una tavoletta di cera, su cui si scriveva con uno stilo, e confermando la volontà della sua sposa annota: «Giovanni, è il nome suo!», tra la meraviglia dei presenti.
  3. 64 – «gli si aprì la bocca»: Si adempie la promessa dell’Angelo (1,20), Zaccaria riacquista la parola per innalzare al Signore la sua benedizione, che è lode e azione di grazie.
  4. 65 – «Tutti i loro vicini furono presi da timore…»: Tutto questo causa il timore di Dio e la diffusione lieta della notizia di quanto era accaduto, tra i vicini e i circonvicini, gli abitanti della regione montuosa della Galilea, ossia di Hebron e del suo territorio. Si deve sapere che Hebron era una città “sacerdotale”, concessa ai sacerdoti per abitarvi, dato che essi non potevano possedere alcun bene, ma dovevano vivere delle offerte regolate del popolo. Così fin dal tempo della spartizione della terra fatta da Giosuè e dal sacerdote Eleazaro (Gios 21). Hebron, nel territorio della tribù di Giuda, era stata assegnata ai figli d’Aronne, della famiglia di Caat (Gios 21,11 e 13). Così si sa che Zaccaria era della famiglia di Caat.
  5. 66.80 – «Tutti coloro…»: I prodigi intorno alla nascita di Giovanni destano meraviglia favorevole, e gli informati pensavano e dicevano: Che diventerà questo bambino? Essi avevano compreso che su lui stava la Mano del Signore, che è lo Spirito Santo. Così Giovanni cresce, diventa forte per lo Spirito Santo e si consacra al Signore nella vita di preghiera e di penitenza nel deserto. Si prepara alla manifestazione che il Signore avrebbe fatto al popolo suo, l’Israele di Dio.

La Colletta prega il Padre, che suscitò il Battista per preparare il popolo per Cristo e chiede la grazia delle gioie spirituali verso la via della pace e della salvezza:

O Padre, che hai mandato san Giovanni Battista
a preparare a Cristo Signore
un popolo ben disposto,
allieta la tua Chiesa con l’abbondanza dei doni dello Spirito,
e guidala sulla via della salvezza e della pace.
Per il nostro Signore…

Il Prefazio proprio, «sulla missione del Precursore», tesse l’elogio di Giovanni, che, provocando la gioia con la sua nascita (Lc 1,58), ma esultando egli stesso per il Venuto a salvare gli uomini (Lc 1,44), con la sua predicazione fu l’unico tra i profeti che indicò al popolol’Agnello della divina Redenzione (Gv 1,29.36). Ebbe inoltre il merito singolare di battezzare l’autore della santificazione delle acque battesimali e infine di testimoniarlo con il suo sangue:

Noi ti lodiamo per le meraviglie operate in san Giovanni Battista,
che fra tutti i nati di donna hai eletto e consacrato
a preparare la via a Cristo Signore.
Fin dal grembo materno esultò per la venuta del redentore;
nella sua nascita preannunziò i prodigi dei tempi messianici
e, solo fra tutti i profeti,
indicò al mondo l’Agnello del nostro riscatto.
Egli battezzò nelle acque del Giordano
lo stesso tuo Figlio, autore del Battesimo,
e rese a lui la testimonianza suprema
con l’effusione del sangue.

[1] Ispirandosi allo stretto parallelismo tra Gesù e il Battista, stabilito da Luca nell’evangelo dell’infanzia, la liturgia si compiace di celebrare due natività: quella del Messia nel solstizio d’inverno e quella del suo precursore nel solstizio d’estate.

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
XII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B
NATIVITA’ DI SAN GIOVANNI BATTISTA

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 24 Giugno 2018 anche qui.

Battezzate tutti i popoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1, 57-66.80

Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

Parola del Signore

Fonte: LaSacraBibbia.net

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