Il commento al Vengelo del
18 Giugno 2018 su Mt 5, 38-42
Undicesima settimana del Tempo Ordinario – Anno II/B
- Colore liturgico: Verde
- Periodo: Lunedì
- Il Santo di oggi:
- Ritornello al Salmo Responsoriale: Sii attento, Signore, al mio lamento
- Letture del giorno: 1 Re 21, 1-16; Sal 5; Mt 5, 38-42
- Calendario Liturgico di Giugno
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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Mt 5, 38-42
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.
E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due.
Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Commento al Vangelo a cura dei Monaci Benedettini
“Io vi dico di non resistere al malvagio”.
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Ci troviamo di fronte ad una norma legale, antica e non tanto lontana dal nostro spirito, la cosiddetta “legge del taglione”, legge che chiudeva la strada alla vendetta personale, stabilendo una certa equità.
Che cosa dice Gesù: “Avete inteso che fu detto: occhio per occhio, dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio”. Gesù modula questa affermazione con quattro esempi: lo schiaffo, la citazione in giudizio, l’imposizione e il prestito.
Naturalmente sono tutti termini che devono essere presi non tanto alla lettera quanto in uno spirito di riconciliazione e di fraternità. Gesù non intende abolire le norme giuridiche, semmai eliminare la mentalità di una giustizia strettamente legale che alla fine dei conti oltre a non evitare gli abusi, (esperienza quotidiana), non porta nessun giovamento. Non rendere male per male, non è un’azione di viltà, ma di bontà. Rispondere con il bene ad ogni aggressione è creare lo stupore di un comportamento fuori norma.
Chi risponde con il bene non è mai sopraffatto, perché il bene è una espressione di una libertà interiore. Questo supremo principio è quello che regge tutta l’economia di Dio nella sua opera di salvezza. Dio risponde al male della nostra offesa, con il bene della sua venuta. Al male del nostro rifiuto risponde con il bene della sua alleanza, compiuta nel suo Figlio per noi, per sempre. Ecco perché siamo indotti dal Vangelo a superare la misura meschina di una reazione, anche se fosse una reazione ragionevole.
Naturalmente parlando, resta sempre difficile ad accettare. Tale è la testimonianza che Dio si aspetta da noi. Con altrettanta forza la parola di Dio afferma che noi siamo “coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo anche alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria”.