Sono passati cinquanta giorni dalla Risurrezione di Cristo. Gli Ebrei, in questa occasione, celebravano la festa della Pentecoste, che letteralmente significa cinquanta giorni dopo. Per i cristiani questa festa ha assunto un significato differente da quello che aveva per il popolo ebraico, oggi infatti ricordiamo l’invio dello Spirito Santo alla comunità cristiana primitiva. Con la Pentecoste inizia la missione della Chiesa, che con la nuova forza dello Spirito Santo, rinvigorita dall’amore di Dio presente nel cuore di ogni uomo, può andare nel mondo per annunziare la morte e la Risurrezione di Cristo.
Gesù, durante la sua vita pubblica, aveva annunziato e promesso diverse volte l’invio dello Spirito Santo. “È necessario che io torni al Padre per mandare a voi lo Spirito Santo”. Nell’ultima apparizione invia le donne perché dicano agli apostoli: “rimanete a Gerusalemme finché non scenderà su di voi lo Spirito Santo. Allora mi sarete testimoni nella Giudea, nella Galilea, nella Samaria, fino ai confini della Terra”. Dunque, Gesù in modo chiaro sottolinea la necessità della presenza dello Spirito Santo nella vita e nella missione della Chiesa.
Lo Spirito Santo non poteva essere donato durante la vita pubblica del maestro, perché l’opera di redenzione di Cristo doveva compiersi con la morte e risurrezione. Finché non fosse morto e risorto, Gesù non poteva mandare il suo Spirito. Ma dopo la Risurrezione, come aveva promesso, invia lo Spirito Santo sugli apostoli che ricevendo nel loro cuore questo fuoco, questo amore bruciante, sono chiamati ad una fede più adulta e matura, sono chiamati a vivere una comunione di fede che è comunione di amore con Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, e con i propri fratelli.
Il primo effetto del dono dello Spirito è la migliore comprensione, da parte degli apostoli, di quanto detto da Gesù durante la predicazione della vita pubblica. “Vi manderò”, aveva promesso, “lo Spirito Santo, Spirito di verità che rimarrà con voi per sempre”. Anche nel Vangelo che abbiamo appena ascoltato il maestro dice dello Spirito “Egli prenderà dal Padre e vi comunicherà quanto è necessario per la vostra vita di fede”. Quindi Gesù manda lo Spirito anzitutto per farci diventare creature nuove, capaci di accogliere l’amore di Dio, di vivere in comunione con Dio e con gli altri fratelli.
L’altro effetto del dono dello Spirito Santo è che i cristiani diventano una sola famiglia, una comunità, un popolo. Alla luce della Pentecoste, è interessante leggere nel libro della Genesi quello che è avvenuto a Babele, dove un solo popolo costruisce una torre con l’intenzione di dare onore al proprio nome. “Ci faremo un nome costruendo una grande torre”. Ma la volontà degli uomini non coincide con la volontà di Dio, e così i babilonesi non si comprendono più, non sanno più comunicare tra loro, progressivamente si fa spazio la discordia e la disunione. Il giorno di Pentecoste invece, durante il discorso di Pietro, sono presenti uomini di varie nazioni: ognuno parla una lingua diversa, ma tutti comprendono il discorso dell’apostolo, come se stesse parlando la loro lingua.
Quindi potremmo dire che la Pentecoste è “l’inverso” di Babele. Nel racconto di Genesi un solo popolo con una sola lingua non si comprende più e si separa. A Gerusalemme persone di nazionalità diversa si comprendono e costituiscono un solo popolo, una comunione di amore. La costruzione di Babele era scaturita dalla superbia dell’uomo, dalla ricerca del nome e della potenza, nel tentativo di fare a meno di Dio. Nel giorno di Pentecoste invece, l’unione si concretizza per ricostituire la comunione tra Dio e l’uomo, per dare testimonianza a Cristo dell’amore che Lui ha riversato nei nostri cuori e che ci invita ad amare lui e ad amare i nostri fratelli.
Nella seconda lettura abbiamo ascoltato quali sono le opere della carne (invidia, odio, adulterio). Questi fattori non ci permettono di accogliere lo Spirito Santo, di crescere nella comunione di amore. Lo Spirito ci dona la forza per superare questi ostacoli e per compiere le opere dello Spirito: amore, unione, donazione e sacrificio per il bene degli altri. Oggi, in una società divisa, nella quale manca il rispetto per la dignità della persona umana e dalla quale si è estromesso Dio, devono emergere queste opere dello Spirito Santo! È necessario che lo Spirito Santo agisca ancora, che il Suo amore trasformi i nostri cuori e ci renda capaci di superare contrasti e divisioni per essere un cuor solo e un’anima sola. Sappiamo bene, anche San Paolo lo ricorda, quanto sia terribile l’opera di coloro che vogliono dividere la Chiesa: è come uccidere il corpo mistico di Cristo, e l’apostolo ci dice che questo è uno dei peccati più gravi! Lo Spirito ci da la forza per superare le avversità e le disunioni, per costituire un popolo unito dall’amore di un Dio che è amore, per testimoniare questo amore nel mondo.
Il terzo effetto che deriva dal dono dello Spirito è proprio quello di andare nel mondo ad annunziare Cristo. Gesù aveva detto agli Apostoli: “aspettate finché non scenda lo Spirito Santo, allora mi sarete testimoni in tutto il mondo”. Noi, ricevendo lo Spirito, veniamo rinnovati interiormente nel nostro cuore, diventiamo creature nuove non solo per noi stessi, ma per portare questa novità nel mondo, nella società nella quale viviamo. La Pentecoste diventa il momento iniziale della Chiesa, il momento in cui la Chiesa, vivificata dallo Spirito, con coraggio può andare nel mondo ad annunziare che Cristo è morto ed è risorto per la salvezza di tutti gli uomini.
Celebrando la festa della Pentecoste questa missione viene riproposta ad ognuno di noi: sentendoci rinnovati nello Spirito e inondati dell’amore del Dio trino, del Dio amore, dobbiamo testimoniare e trasmettere questo amore nella società nella quale viviamo. Da noi questa società non aspetta parole, leggi, norme, grandi opere, ospedali e tante altre cose. Dobbiamo semplicemente dare testimonianza di coerenza tra fede e vita. Dobbiamo far comprendere che amiamo veramente Cristo, che questo amore ha rinnovato la nostra esistenza, il nostro cuore. Di questo amore ha bisogno la società di oggi. Non ha bisogno di promesse non mantenute, ha bisogno semplicemente di questa testimonianza di amore.
Non siamo inviati nel mondo per imporre le nostre idee, le nostre leggi, le nostre condizioni: non dobbiamo imporre nulla agli altri, ma dobbiamo unicamente testimoniare con la parola, e soprattutto con la Vita, che Dio è amore, che Cristo per amore si è sacrificato per noi e che lui ci ama e ci vuole salvi.
Questo messaggio, se trasmesso con coerenza e con fede, potrà veramente aiutare questa società a rinnovarsi e recuperare quei valori umani e sociali perduti a causa delle divisioni che sono contrarie alla venuta e alla presenza dello Spirito Santo.
Carissimi fratelli e sorelle, oggi, nel giorno di pentecoste, invochiamo il dono dello Spirito Santo perché rinnovi il nostro cuore, e ci renda suoi operai per la costruzione di un mondo migliore.