La settimana santa ha fatto posticipare di qualche giorno la festa dell’Annunciazione del Signore. Ma non potevamo saltare una festa del genere, perché essa è la memoria di un Si che ha cambiato la storia.
Dietro quel dialogo meraviglioso tra l’angelo Gabriele e la Vergine Maria non c’è nulla di simbolico ma c’è tutto di concreto. Dietro quelle parole si intuisce come Dio agisce.
Si comprende che l’Onnipotenza di Dio si arresta volutamente davanti alla nostra libertà . Dio domanda, non comanda a Maria. L’Amore è questa libertà che Dio ci crea intorno. È solo grazie ad essa che tutto poi diventa possibile, diventa pienamente umano, pienamente felicità per ogni uomo e per ogni donna che risponde liberamente a questa domanda.
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Ma la nostra libertà ha avuto un prezzo carissimo, e i giorni appena trascorsi ce lo hanno ricordato. La nostra libertà è costata tutto il Sangue del Figlio. È giusto che ce lo ricordiamo non per far nascere in noi sensi di colpa ma per spalancare in noi la giusta consapevolezza di quanto valiamo agli occhi di Dio.
Peccare significa disprezzarci, significa considerare banale la nostra vita e la nostra libertà . Per dire di Si o per dire di No bisogna essere liberi. Peccare invece significa non decidere mai e pensare di essere liberi solo perché si asseconda la corrente del momento (fosse quella emotiva o quella culturale). Maria è liberissima, per questo il suo Si è efficace. La fede è un recupero della libertà necessaria affinché possiamo pronunciare liberamente i nostri Si e i nostri No.
Forse è il tratto più significativo dell’immagine e somiglianza di Dio che ci portiamo addosso. In Maria non vediamo una cieca esecutrice della volontà altrui, ma una liberissima donna che dice Eccomi! Davanti al mistero della vita, della fede, dell’amore. È la sua libertà la cifra vera del suo essere Immacolata. Per questo Dio non la tratta da serva ma la fa Sua Madre, la rende davvero benedetta tra tutte le donne. La rende una benedizione per tutti.
don Luigi Epicoco su Facebook
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Lc 1, 26-38
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nà zaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.