Lectio divina 10 aprile 2018 – Suore di Casa Raffael

Martedì della Seconda Settimana di Pasqua (anno B)

Annunciazione del Signore

Lectio:

  • Atti degli Apostoli 4, 32 – 37
  • Giovanni 3, 7 – 15

1) Preghiera

Concedi al tuo popolo, Dio misericordioso, di proclamare la potenza del Signore risorto, perché in lui, sacramento universale di salvezza, manifesti al mondo la pienezza della vita nuova.

2) Lettura: Atti degli Apostoli 4, 32 – 37

La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune.

Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore.

Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno. Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Bàrnaba, che significa “figlio dell’esortazione”, un levìta originario di Cipro, padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò il ricavato deponendolo ai piedi degli apostoli.

 3) Commento [1]  su Atti degli Apostoli 4, 32 – 37

  • La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola – At 4, 32 – Come vivere questa Parola?

Con poche ma essenziali pennellate, Luca ci offre quest’oggi un ritratto ideale della Chiesa delle origini, sintetizzato in quel “un cuor solo e un’anima sola”.

Un’immagine idilliaca che, ovviamente, non va presa alla lettera. Altri passi del Nuovo Testamento lasciano intravedere un tessuto umano non molto dissimile dall’attuale: intreccio di nobili tensioni e meschinità. Lo ritroviamo anche nel gruppo apostolico ancora vivente il Maestro.

Ciò però non faceva perdere di vista la meta. Quel “Padre che siano uno” riecheggiava nei cuori mantenendo alta la tensione, così che le fragilità venivano, non scusate o sminuite, ma come riassorbite da quel più di amore a cui ognuno si sentiva chiamato.

Qui Luca mette l’accento sui bisogni materiali a cui si cercava di rispondere nel segno della carità, Paolo, a sua volta, metterà il dito sulla necessità di seguire con amore i più deboli perché nessuno si perda. Modalità diverse di vivere la fraternità, prestando attenzione all’altro e pronti, all’occorrenza, a pagare di persona pur di soccorrere chi si fosse trovato in difficoltà.

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In una parola: sono i cuori che si dilatano così che ognuno accoglie e si sente accolto, comprende e si sente compreso. Le diversità permangono, ma i cuori si fondono in un unico slancio di amore che attinge a Cristo: è lui il fulcro, il centro di unità verso cui ognuno converge, apportando la ricchezza e anche il limite che lo definisce.

Concedimi, Signore, di non perdere mai di vista te e il tuo anelito di unità, e insegnami le vie della comunione.

Ecco la voce di un padre apostolico S. Ignazio di Antiochia: Siate una cosa sola: un’unica preghiera, un’unica supplica, un’unica mente, un’unica speranza nell’amore, un’unica gioia purissima: questo è Gesù Cristo e nulla è meglio di Lui! Accorrete dunque tutti a quell’unico tempio di Dio, intorno a quell’unico altare che è Gesù Cristo: egli è uno, e procedendo dall’unico Padre, è rimasto a lui unito, e a lui è ritornato nell’unità.

  • Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l’importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno. Come vivere questa Parola?

Non solo questi ma altri due brani all’interno degli Atti degli apostoli risultano ‘sommari’ che descrivono la comunità dei primi cristiani. La loro identità è di ordine teologico spirituale esistenziale. E ha tale forza, tale carattere generoso che ogni comunità che voglia anche oggi dirsi cristiana, con essa è chiamata a confrontarsi.

Sulle prime si potrebbe dire che qui si tratta della dimensione puramente economica. Una bella, encomiabile decisione, un bel modo di eliminare un guaio sempre gravissimo: il divario tra quelli che sono troppo ricchi e quelli che sono troppo poveri. C’è anche questo, ovviamente. Ma, se andiamo più a fondo, scopriamo ben altro. In questo stesso brano si dice che quelli che erano venuti alla fede avevano un cuor solo e un’anima sola. E questo unico cuore, questa sola anima da che cosa traeva spirito e vita? Il testo sacro svela che “con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore” e una grande grazia agiva in tutti.

Proprio così. Sempre così. Là dove la fede è vera e la pratica non si esaurisce in pietismo o in spiritualismo, la fede va per mano alla carità. O forse è meglio dire che è la radice di quel vero modo d’essere cristiani che è amare il prossimo come se stessi.

Nella pausa contemplativa ci interpelliamo, oggi, sulla autenticità della nostra fede. È tale da non sopportare che attorno a noi ci siano dei bisognosi?

Signore, scuoti la nostra tiepidezza, la nostra aridità di cuore. Facci capaci di vivere donando ai bisognosi il nostro sovrappiù.

Eccola voce di un grande teologo-testimone Dietrich Bonhoeffer: La Chiesa è Chiesa soltanto se esiste per gli altri.

 

4) Lettura: Vangelo secondo Giovanni 3, 7 – 15

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».

Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».

5) Commento [2]  sul Vangelo secondo Giovanni 3, 7 – 15

  • Come può accadere questo?

Le dimensioni dello spirito, la capacità di elevare mente e cuore fino ai pensieri di Dio, non è una virtù innata nell’uomo. Il peccato ci ha rilegati alla terra e alle cose che ci circondano, ci ha ridimensionati nelle nostre possibilità di elevazione e di spiritualità. Nicodemo testimonia evidentemente questi limiti. «Come può accadere questo?». Gesù con sottile ironia gli risponde: «Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose?». Questo è un rimprovero che tocca personalmente tutti coloro che si atteggiano a «maestri» e che professano ed insegnano verità non comprese con il cuore e non sperimentate nella vita. Sono coloro, ancora più numerosi che ascoltano ma non odono e non accolgono le testimonianze. Non comprendono le cose della terra nel loro giusto valore e ancor meno quelle del cielo a cui rimangono estranei. Resta sempre vero che le vie del Signore, le vie del cielo, sono percorribili soltanto con la sua Luce, altrimenti restano sempre buie ed inaccessibili. È per questo che Gesù deve ricordare a Nicodemo e a noi, che ci siamo posti in dialogo con loro, quello che sarà il prezzo del riscatto e la fonte da cui possiamo attingere la fede. Il Figlio dell’uomo deve essere innalzato sulla croce per attirare tutti a sé. Deve essere innalzato il Figlio affinché noi figli possano innalzarci oltre i pensieri della nuda terra. Dalla croce, trasformata in albero di vita, sgorgherà la certezza di una vita nuova, da lì matureranno i frutti di una fede viva: occorrerà la suprema testimonianza dell’amore con il dono della vita per far rinascere la certezza della vita eterna. In quella morte ritroviamo la risurrezione. Così, sta dicendo Gesù a Nicodemo e a noi, si rinasce nell’acqua e dallo Spirito.

  • E come Mosè innalzo il serpente di bronzo nel deserto, così bisogna che sia alzato il Figlio del uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. – Gv 3,14 – Come vivere questa parola?

Oggi, la liturgia continua il dialogo fra Gesù e Nicodemo. Gesù ci illumina sul suo mistero usando l’immagine del vento.

Noi sperimentiamo il vento, ma esso è un fenomeno che sfugge il nostro controllo; non conosciamo dove va né da dove viene; però, non per questo, neghiamo la sua esistenza. Così con lo Spirito Santo: l’uomo nato dallo Spirito sperimenta la presenza e gli effetti dello Spirito nella propria vita ma sa che è una realtà al di là delle sue forze.

L’uomo nuovo non può negare l’esistenza dello Spirito anche se non sa spiegarlo. La presenza si esprime in una gioia profonda, pace, equilibrio, servizio verso gli altri. Lo Spirito infonde nell’intimo una luce, un dinamismo che non può che crescere e espandersi secondo il libero desiderio della persona inabitata.

Nicodemo, e forse ognuno di noi, davanti alla novità si irrigidisce. Noi, come lui, rimaniamo schiavi della nostra razionalità: io conosco Dio, io credo alla legge, … e questo discorso di Gesù scombina i miei criteri! Come a Nicodemo, anche a noi, manca l’umiltà o il coraggio di seguire l’intuizione del cuore.

Gesù non si turba: si presenta a Nicodemo come il testimone autentico che rivela i misteri di Dio, misteri che egli ha visto e di cui parla con conoscenza, con autorità. Nicodemo tace. Forse qui inizia il vero ascolto.

Nella nostra pausa contemplativa, oggi, facciamo silenzio: tacciamo da ogni parola e pensiero. Contempliamo la presenza della Trinità in noi.

Signore Gesù, risveglia in noi la consapevolezza dello Spirito che ci abita.

Ecco la voce di un esegeta Dominique Barthélemy: Propriamente detto, il battesimo fa passare dal destino di Adamo al destino di fratelli di Gesù Cristo, grazie al dono dello Spirito del Figlio che accogliamo in noi, ma che Adamo non aveva. Adamo aveva ricevuto uno spirito che era divenuto in lui, anima vivente, respiro.

  • Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così…

Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo. Gesù chiarisce che il nascere dall’alto non può limitarsi al senso di una vaga religiosità. Il discorso della salvezza è un discorso che pone al centro dell’attenzione e della scelta di ciascuno la persona viva, concreta di Cristo, con tutto ciò che la stessa persona porta in sé e per l’uomo. Gesù dice a Nicodemo: “Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose?”. Infatti l’erudito Nicodemo doveva conoscere che le Scritture parlavano già di una rigenerazione d’Israele e di tutti gli uomini mediante lo Spirito di Dio. È importante capire il senso di queste parole. Gesù dichiara che l’uomo non si può salvare con una spiritualità a suo piacimento anche se vi attende con serietà. Occorre che dall’alto, ossia da Dio, venga la salvezza. Chi ce la porterà? “Nessuno è mai asceso al cielo, se non il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo”. È questo “nascere di nuovo, rinascere dall’alto” che Gesù è venuto ad annunciare e a realizzare. Egli, il solo, che è venuto da Dio, può portare agli uomini questa rinascita. Questa è la rivelazione cristiana. Questa è la vocazione di ogni uomo: divenire veramente uomo nell’Uomo, disceso dal cielo, Cristo. Tutto questo si precisa quando Gesù preannuncia il mistero della croce. “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così sarà innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”. Essere innalzato, nel discorso di Gesù, significa precisamente essere crocifisso, essere immolato. Così siamo afferrati dalla totalità del suo amore, che ci sublima, ci purifica e ci colloca nella vita stessa del Padre. Nel silenzio e nella fede molte cose possono nascere in noi.

6) Per un confronto personale

Hai avuto qualche esperienza in cui hai avuto la sensazione di nascere di nuovo? Come è stata?

Gesù paragona l’azione dello Spirito Santo con il vento. Cosa ci rivela questo paragone sull’azione dello Spirito di Dio nella nostra vita? Hai già messo le vele della tua vita secondo la direzione del vento, dello Spirito?

7) Preghiera finale: Salmo 92

Regna il Signore, glorioso in mezzo a noi.
Il Signore regna, si riveste di maestà:
si riveste il Signore, si cinge di forza.

È stabile il mondo, non potrà vacillare.
Stabile è il tuo trono da sempre,
dall’eternità tu sei.

Davvero degni di fede i tuoi insegnamenti!
La santità si addice alla tua casa
per la durata dei giorni, Signore.

Suore di Casa Raffael

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