Vangelo del Giorno – 3 aprile 2018 – don Luigi Maria Epicoco

“Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. È con queste parole che l’evangelista Giovanni inaugura le apparizioni del Risorto. È una domanda bellissima, ma anche scomoda.

Domandarci il perché delle nostre lacrime, e l’identità di ciò che vogliamo davvero, è una di quelle domande che ci atterriscono, perché forse abbiamo paura che non ci sia davvero una risposta. Abbiamo paura che in fin dei conti non ci sia un senso a nulla, nemmeno alle nostre lacrime.

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E che i nostri dolori sono inutili, e che nessuno ci aspetta alla fine del nostro vagare. Sull’orlo di questa disperazione comincia l’esperienza del Risorto. È Gesù che fa questa domanda alla Maddalena, ma ella ancora non si è accorta che è Gesù. È ancora ostaggio del suo dolore e delle sue lacrime.

Ma c’è qualcosa che ci apre mente e cuore. C’è qualcosa che ci pulisce davvero gli occhi: è lasciarci chiamare per nome da Cristo. “Gesù le disse: “Maria!”. Ella si voltò e gli disse in ebraico: “Rabbunì!” – che significa: “Maestro!””. Ecco che cos’è la conversione: Dio che pronuncia nel profondo di noi stessi il nostro nome.

Ci richiama alla vita, a ciò che siamo veramente. La fede è innanzitutto l’esperienza attraverso la quale ritroviamo davvero chi siamo. E tutto ciò può avere inizio tra le nostre disperazioni, può farci andare a tentoni senza sapere dove andare, ma poi finalmente quella voce ci sveglia e inizia un capitolo nuovo. È Pasqua.

È il passaggio da ciò che pensavamo fosse finito a ciò che invece inizia al di là di ogni aspettativa. È il passaggio dalla confusione delle lacrime, all’esperienza di imparare ancora una volta il nostro vero nome. È il passaggio che ci porta dalla galera delle cose da cui non riusciamo a staccarci, come la Maddalena dal sepolcro, alla libertà di poter andare dai fratelli ad annunciare l’esperienza di questo incontro, di questa liberazione.

Ma tutto questo a patto di rinunciare a “trattenere Gesù”. Non si può imprigionare il Risorto nei nostri schemi. Egli è l’infinitamente libero, perché è l’infinitamente vivo.

don Luigi Epicoco su Facebook

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Gv 20, 11-18
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto».
Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”».
Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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