“So che siete venuti direttamente da me perché gli altri “due” non hanno fatto proprio una bellissima figura a regalare al bambino incenso e mirra. Ma detto tra noi, tutte e tre ci siamo trovati un po’ spiazzati davanti alla povertà dignitosa di quella famiglia.
Io volevo nascondere l’oro perché mi sembrava un regalo da pezzenti. Infatti lì dove trovi dignità anche nell’estrema povertà, capisci che non puoi contribuire con cose materiali, ma solo con un pezzettino della tua umanità. Eravamo impreparati a un incontro simile. Era andata meglio da Erode. E’ più facile pavoneggiarsi in una corte, mostrando le vesti firmate, gli anelli più in voga, e l’ultimo modello di cammello Suv inaugurato proprio per il viaggio.
Ma quando arrivi davanti alla fragilità di un bambino, ti accorgi che il tuo cammello Suv non serve a niente, e che nelle case dei poveri non conta ciò che indossi ma ciò che sei. Credo che è stato per questo che alla fine ci siamo tutti e tre prostrati davanti a quel bambino. Solo un Dio poteva coglierci così impreparati. Eravamo arrivati davanti a quella stalla per ragionamento e calcoli di stelle, ma non potevamo immaginare di trovare in quel niente il Tutto. Giuseppe si affrettò a metterci a nostro agio.
Ci offri del latte che credo avessero anche loro ricevuto da qualche pastore. E con la barba ancora un po’ sporca di quella bevuta abbiamo tirato fuori questi regali sperando che almeno Giuseppe capisse che al più vicino “Cambio oro” avrebbe potuto ricavare una somma non indifferente di denaro.
Ci ringraziò e ci disse che quelli erano doni non da scartare ma da conservare per tempi migliori. Ci disse che Gesù da grande avrebbe capito ciò che nemmeno noi forse riuscivamo a comprendere. Ci sembrò molto più saggio di noi. Certa povera gente ti dà grandi lezioni, perché hanno una libertà che noi ricchi non abbiamo.
Noi siamo ricchi non perché possediamo delle cose ma molto spesso perché sono le cose a possedere noi. Quella invece era gente libera. Negli occhi di Giuseppe ho visto gli occhi della libertà vera”.
(Intervista a Gaspare, uno dei tre Re Magi)
Salve Custode del Redentore
e Sposo della Vergine Maria.
A te Dio affidò il Suo Figlio.
In te Maria ripose la Sua fiducia.
Con te Cristo diventò uomo.
O beato Giuseppe,
mostrati padre anche per noi,
e guidaci nel cammino della vita.
Ottienici Grazia, Misericordia e Coraggio,
e difendici da ogni male. Amen
San Giuseppe, è lo sposo di Maria e il padre putativo di Gesù, e nella Bibbia è definito come uomo Giusto. Fu dichiarato patrono della Chiesa universale dal beato Pio IX l’8 dicembre 1870.
La Novena è una preghiera devozionale che va ad incidere sul rapporto di amicizia che ciascuno di noi può e deve avere con i santi del cielo.
San Giuseppe si può “pregare” quindi per chiedere aiuto sul lavoro, in famiglia, sulle case e per una buona morte.
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La novena a San Giuseppe è da recitare per nove giorni consecutivi a partire dal 10 marzo (in preparazione alla festa di San Giuseppe del 19 marzo) o dal 22 aprile (in preparazione alla festa di San Giuseppe Lavoratore del 1 maggio) o tutte le volte che si desidera esprimere la propria devozione a San Giuseppe o si desidera chiedere una grazia al Signore per intercessione del Santo o per dire grazie a San Giuseppe per le grazie già ricevute.
Le novene devono essere recitate per nove giorni consecutivi senza interruzioni; se un giorno ci si dimenticasse di recitarle, è necessario ricominciare da capo, non perché siano formule magiche, ma per esercitare la nostra costanza e fedeltà nella preghiera. (Fonte)