Vangelo del Giorno – 6 marzo 2018 – don Luigi Maria Epicoco

“«Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?».

E Gesù gli rispose: Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette”. La poesia di questo vangelo crolla immediatamente quando il fratello in questione diventa il nostro, e quando la cosa da perdonare più e più volte a che a che fare con la nostra pelle e la nostra sofferenza.

Diciamoci la verità, perdonare non è proprio facile. Ma Gesù non chiede semplicemente di perdonare ma di trasformare il perdono in un atteggiamento abituale. Ma quanto è giusto perdonare sempre? E invece quanto sarebbe giusto delle volte non perdonare proprio per far comprendere la gravità di qualcosa?

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Questo tipo di dubbi nascono in noi dal fatto che quando pensiamo al perdono, lo pensiamo come qualcosa di staccato dalla giustizia. Il perdono vero non prescinde dalla giustizia, ne è invece una modalità di applicazione. Per farlo comprendere Gesù racconta una parabola. Un uomo ha un grande debito che non può pagare, deve andare a finire in galera per questo, ma il re gli condona il debito e lo lascia libero.

Nella stessa situazione quest’ultimo decide invece di non perdonare un suo pari. Conclusione? Finisce in galera per non aver usato lo stesso metro di misura. Morale della favola: non perdonare è una galera più per noi che per chi non vogliamo perdonare. Perché ostinarsi a mantenere in piedi un debito, una mancanza, una sofferenza, ci costringe a dover star male come forma di giustizia.

Il perdono è una forma di liberazione non solo per chi ha sbagliato ma anche per chi ha subito il torto. Il problema è però che le chiavi ce l’ha solo chi è nelle condizioni di dover dare il perdono. Quel perdono dato, infatti, diventa una doppia grazia: grazia a chi si perdona, e grazia a chi perdona. E perché mai dovremmo farlo? Perché mai dovremmo perdonare?

Perché noi per primi siamo perdonati ogni giorno dal Signore, motivo per cui siamo ancora qui a raccontarlo.

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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Mt 18, 21-35
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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