È semplice, almeno come ne parla Gesù, semplice da mandare a memoria, semplice da fare: Dio si comporta verso di noi così come noi ci comportiamo con i nostri fratelli. Gesù unisce intimamente e definitivamente l’atteggiamento verso Dio e verso i fratelli. Non abbiamo più scuse, non possiamo più venerare Dio e rendergli onore e insultare il fratello che ci sta accanto.
Perciò Gesù ci invita a giudicare con benevolenza, guardando il lato positivo delle persone e delle situazioni, a non essere impietosi, giudicando gli altri, ma, al contrario, ad avere misericordia, come Dio usa misericordia verso di noi. La misericordia di Dio: Dio guarda alla nostra miseria con cuore largo ed accogliente. Sa che non ce la facciamo, se che siamo limitati, non spreme sangue dalle rape. Così anche noi siamo chiamati a guardare a noi stessi e agli altri con tenerezza.
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Non si tratta di sospendere il giudizio, di non vedere la parte oscura che dilaga in noi e attorno a noi, ma di non identificare la persona con il difetto che manifesta. Una persona tende a esprimere giudizi superficiali, non è uno sciocco; un altro fatica ad assumersi delle responsabilità, non è un fallito. Insomma: giudicare gli altri come Dio li giudica, dando sempre delle possibilità, vedendo che al di là dell’apparenza c’è un capolavoro da finire…
Quaresima è tempo di conversione e di essenzialità proprio a partire da noi discepoli, proprio a partire da chi, nella Chiesa, ha delle responsabilità. Troppe volte siamo scandalizzati dal comportamento incoerente di persone che si professano cristiane e non si accorgono delle ingiustizie che commettono. Salvando l’apparenza, nascondendosi dietro le regole, sviliscono il vangelo che dicono di osservare.
Ho visto con raccapriccio violare i diritti dei lavoratori dentro scuole cattoliche, ho visto logiche di raccomandazione e privilegi in mezzo a coloro che dovrebbero eccellere nella correttezza dei rapporti ad ogni livello. E il Signore ci ammonisce anche a dare il giusto peso e la giusta dimensione all’aspetto storicizzato della fede: le vesti suntuose e i pavoneggiamenti clericali lasciamoli cadere, come i titoli altisonanti che stridono con la pagina del vangelo.
Questi aspetti ereditati dalla storia non vanno tolti ma ricondotti all’essenziale. Non scandalizziamoci, però, come dice il Signore facciamo ciò che i pastori incoerenti dicono, senza spaventarci troppo se non lo vivono! Nel nostro piccolo, da catechisti, da semplici fedeli, facciamo della coerenza un punto di forza, senza fanatismi, ma prendendo molto sul serio le indicazioni del Signore, per potere rendergli testimonianza davanti al mondo.
Paolo Curtaz – qui il commento nel suo blog
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Mt 23, 1-12
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.