Commento al Vangelo del 17 febbraio 2018 – Monastero di Bose

La pericope odierna ci presenta una chiamata alla sequela di Gesù. Il testo di Luca ha, rispetto ai brani paralleli (Mt 9,9-13 e Mc 2,13-17) delle particolarità proprie, concernenti la collocazione e i termini usati. All’inizio del capitolo 5 Gesù aveva incontrato Pietro, Giacomo e Giovanni; a Pietro aveva promesso che sarebbe diventato pescatore di uomini e tutti e tre lo avevano seguito, o meglio si erano messi alla sua sequela, apparentemente di loro iniziativa. Luca narra poi la guarigione dell’uomo paralizzato, portato quasi di forza alla presenza di Gesù dall’ostinata intraprendenza dei suoi compagni, che ne calano il lettuccio attraverso il tetto di frasche della casa.

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Ora Gesù esce, prende lui l’iniziativa e fissa con intensità il suo sguardo su un uomo, che Luca qualifica innanzitutto come pubblicano (il che equivale a peccatore) e che in seguito indica per nome e descrive come “seduto” al suo lavoro. Ecco allora che Gesù gli dice: “Seguimi”.

Questa è una parola rara nei vangeli: nei sinottici Gesù la rivolge solo all’uomo ricco, al discepolo che voleva prima andare a seppellire suo padre e nella presente chiamata, a Levi/Matteo. Siamo dunque di fronte a una iniziativa particolare di Gesù, che tutti i sinottici registrano.

“Seguimi”, dice Gesù a Levi e non gli pone nessuna condizione per rendere possibile questa scelta: non gli chiede di pentirsi, di restituire ciò che forse aveva preteso o rubato, di prender coscienza dei suoi peccati, di non peccare più. Il Signore ci incontra così come siamo, intenti alle nostre occupazioni, seduti, fissati nella nostra realtà.

Levi allora abbandona tutto (solo Luca fa questa precisazione) si alza (il verbo usato è quello della resurrezione) e segue Gesù. Attraverso il participio che dice questo levarsi/risorgere Luca stabilisce un parallelo con la guarigione narrata subito sopra: l’uomo paralizzato, cui Gesù aveva rimesso i peccati suscitando dispute fra gli astanti, si era levato e aveva cominciato a camminare lodando Dio. Anche Levi segna con il ringraziamento e la festa il cambiamento di vita, suscitando ancora un bisbiglio di mormorazione e di accusa nei confronti di Gesù e facendo apparire esplicitamente il tema del peccato. La risposta di Gesù è netta: non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori eis metanoian cioè: per il ritorno, l’inversione di cammino.

Quest’ultima parola, propria a Luca, esplicita quello che Matteo esprime con la citazione: “Misericordia voglio e non sacrificio (Os 6,6). Un bellissimo testo della Sapienza (che contiene una delle rare ricorrenze della frase eis metanoian) dice infatti: “Hai compassione di tutti, perché tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, per il ritorno” (Sap 11,23). Questo ci insegna che la compassione-misericordia del Signore è espressione della sua potenza. Non è un semplice far finta di niente o dimenticare, è piuttosto l’agire che rende possibile e provoca un ritorno alla vita, alle potenzialità più belle che ogni persona contiene in sé. La misericordia di Dio innanzitutto guarisce e fa camminare per la strada giusta. Bontà e misericordia, rettitudine e giustizia di Dio si esprimono nel far ritornare i peccatori: “Buono e retto è il Signore, indica ai peccatori la via giusta” (Sal 25,8). Più che esortarci a considerare i nostri peccati (cosa che del resto per lo più non sappiamo fare, poiché li confondiamo con i fallimenti del nostro perfezionismo, o con le nostre debolezze, con le delusioni di un’immagine non reale di noi stessi), l’evangelo ci invita sempre a guardare a questa espressione della potenza di Dio: la sua misericordia, questo eleos che lenisce le nostre ferite e ci dà la forza per avanzare sulla via della lode e della gioia.

sorella Raffaela della comunità monastica di Bose

Lc 5, 27-32
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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