Commento al Vangelo di domenica 11 febbraio 2018 – Comunità Monastica Ss. Trinità

VI domenica del Tempo ordinario

Il vangelo di questa domenica ci presenta un altro racconto di guarigione. Dopo l’indemoniato nella sinagoga di Cafàrnao (Mc 1,21-28) e la suocera di Simone (Mc 1,29-31), è ora la volta di un lebbroso.

Questo personaggio, con tutto il suo carico di sofferenza e di solitudine, compare all’improvviso sulla scena («Venne da lui un lebbroso»: così inizia il nostro brano, senza alcuna indicazione di luogo e di tempo, e senza nemmeno esplicitare il nome di Gesù) andando direttamente incontro a Gesù, nella fiduciosa speranza di venire risanato. Conosciamo la condizione particolarmente pesante in cui era costretto a vivere colui che era stato colpito dalla lebbra.

Per rendersene maggiormente conto basterebbe rileggere i capitoli 13-14 del libro del Levitico (di cui la prima lettura ci offre qualche passo) che contengono una serie di norme molto precise volte a salvaguardare la comunità dal rischio del contagio e, di conseguenza, a emarginare e bandire da ogni consorzio umano il lebbroso. La lebbra, oltre a essere considerata effetto di un castigo divino, rende «impuri» e quindi impossibilitati ad accedere al culto e a ogni pratica rituale. «Impuro! Impuro!» (Lv 13,45) deve gridare il lebbroso, quasi a rafforzare con la sua stessa voce la condizione umiliante e infamante che è costretto ad assumere.

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Ebbene quest’uomo, escluso totalmente dalla società civile e religiosa e gettato nell’isolamento e nel disprezzo più grande, ha l’audacia di avvicinarsi a Gesù e di lanciargli un’umilissima e fiduciosa preghiera: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Egli fa appello alla volontà di Gesù («se vuoi») e alla sua potenza («puoi»), sapendo che la sua guarigione dipende esclusivamente da un semplice atto di volontà del suo interlocutore. È una preghiera bellissima! Quel «se» dice, infatti, tutta la discrezione di chi chiede qualcosa lasciando però all’altro la libertà di soddisfare o meno la richiesta fatta, e, nello stesso tempo, è una parola che in qualche modo obbliga l’altro a svelarsi, a dare una risposta, a rendere palese il suo desiderio. È come se quel lebbroso dicesse a Gesù: qual è il tuo desiderio, la tua volontà su di me? Vuoi la mia sofferenza o la mia guarigione? Di fronte a una simile richiesta non si può rimanere indifferenti. E il testo ci fa subito conoscere la reazione di Gesù, che è descritta dapprima come un impeto di commozione («ne ebbe compassione») e poi come un gesto che, nella sua plasticità, rivela la volontà di vincere ogni distanza e separazione («tese la mano, lo toccò»). Ciò che Gesù prova è un sentimento che lo tocca fin nel profondo delle viscere, è qualcosa che fa vibrare tutto il suo essere, che lo scuote sensibilmente. È, possiamo dire, il «fremito» di chi sente il dolore dell’altro e vuole, nella misura del possibile, farsene carico.

È altamente significativo il modo con cui Gesù opera la guarigione. Non si limita a proferire una parola risanatrice — come aveva fatto in altri casi —, ma compie un gesto che lo fa entrare in contatto anche fisico con il lebbroso: Gesù lo «tocca», tocca colui che tutti evitano, senza il timore di contaminarsi. Questo tocco, che vince le separazioni e le barriere innalzate dagli uomini — anche in nome di una legge santa —, pone fine alla segregazione del lebbroso e lo reintegra nella comunità degli uomini, ripristinando gli interdetti canali della comunicazione e della relazione (forse si può scorgere qui una punta polemica contro i sacerdoti, che si limitavano a stilare certificati di malattia o di purificazione, senza però adoperarsi concretamente in favore della guarigione).

Risanare un lebbroso per la tradizione ebraica era come risuscitare un morto e i vangeli lo indicano come uno dei segni dell’avvento del Regno. Dove il Regno si fa vicino tutto rifiorisce e riprende vita; dove irrompe la novità di Dio tutto rinasce e si rinnova. La volontà di Dio sull’uomo è unicamente volta al bene e alla vita: «Lo voglio, sii purificato!» (v. 41).

La conclusione del racconto non è priva di qualche sorpresa. Anzitutto, il lebbroso risanato non obbedisce assolutamente all’ordine di Gesù, che lo ammoniva a mantenere il silenzio e a presentarsi al sacerdote per la conferma dell’avvenuta guarigione (v. 44), ma, allontanatosi, «si mise a proclamare e a divulgare il fatto» (v. 45a). È tale il fervore con cui diffonde e divulga la notizia, da attirare una folla considerevole a Gesù: «e venivano a lui da ogni parte» (v. 45b). Marco fa dunque di questo risanato «il primo missionario» (R. Pesch), colui che, senza volerlo e quasi contro la volontà di Gesù, diventa il primo testimone e annunciatore (è usato qui il termine bdssein, che è quello tecnico dell’«annuncio») di quella Parola che comincia a compiere la sua corsa tra i villaggi della Galilea. Colpisce, inoltre, l’inversione di ruoli tra il lebbroso e Gesù: il lebbroso risanato può tornare a vivere entro la comunità degli uomini, mentre Gesù è costretto «a rimanere fuori, in luoghi deserti». Anche questo fa parte del modo con cui Gesù si fa carico della sofferenza altrui…

Da ultimo, possiamo ricordare che la tradizione cristiana ha sempre letto nella guarigione dalla lebbra il segno di una guarigione più radicale: quella dal peccato (lo testimonia anche la scelta del salmo 31 come salmo responsoriale). Il peccato, come la lebbra, separa, divide, rende estranei a Dio e ai fratelli. Solo manifestandolo apertamente a Dio e appellandoci alla sua potenza possiamo sperare di esserne purificati e ritrovare così la comunione con Lui e con i fratelli.

Fonte: Monastero Dumenza

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
della VI Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

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Mc 1, 40-45
Dal Vangelo secondo Marco
40Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». 41Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». 42E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. 43E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito 44e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosé ha prescritto, come testimonianza per loro». 45Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 11- 17 Febbraio 2018 2018
  • Tempo Ordinario VI
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 2

Fonte: LaSacraBibbia.net

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