Vangelo del giorno – 26 gennaio 2018 – don Antonello Iapicca

INVIATI DALL’AGNELLO PER ANNUNCIARE AI LUPI LA PACE DEL PERDONO 

Gesù guarda ogni uomo dal “posto” che ha preparato per lui in Cielo. C’è un destino che spetta a tutti, per questo “la messe è abbondante”, comprende tutti gli uomini di ogni generazione. C’è anche il tuo posto, lo sai? Oggi tu vivi qui sulla terra, andrai a lavorare, accompagnerai i bimbi a scuola, starai in fila per le analisi, magari tamponerai la macchina davanti, e perderai la giornata tra vigili urbani, denunce all’assicurazione, carro attrezzi e officine. E sarai nervoso e nessuno potrà rivolgerti la parola, e forse lo sconteranno moglie e figli stasera. 

Ma contemporaneamente tu hai un destino eterno, così come sei. La tua vita non inizia e non finisce qui, la “pace” vera non si perde per un tamponamento. Neanche per un licenziamento, neppure se scopri di avere un cancro. Perché la “pace” che i “settantadue” discepoli sono inviati ad annunciare è il pegno qui sulla terra della vita celeste. E’ il frammento di Paradiso che Cristo risorto ha consegnato alla sua Chiesa. E’ la sua firma vergata con il sangue sul contratto che ti costituisce erede di un “posto” nella casa del Padre. Il tuo che nessuno potrà occupare e dal quale mai nessuno ti sfratterà. 

Un Agnello, infatti, offrendosi muto in sacrificio lo ha conquistato per te. Non ha vinto il male, non l’ingiustizia, non la menzogna del demonio. Ha vinto Gesù, per sempre, “il leone che si è fatto agnello per soffrire” (S. Vittorino di Pettau), perché la sofferenza non ci allontani più da Lui. Sarebbe stato più facile restare leone tra i leoni e distruggere con la sua forza infinitamente più grande l’orgoglio del demonio. Ma Dio ci ama, non aveva bisogno di dimostrare la sua onnipotenza, ma il potere della sua misericordia. Per questo ha inviato il Figlio “come un agnello in mezzo ai lupi”, una follia che l’avrebbe consegnato alla loro furia, ad essere sbranato senza combattere. Solo un Leone che si fa agnello poteva annunciare e testimoniare a me e a te che Dio ci ama sino alla fine, dove nessuno potrebbe amarci.

Sino a morire sotto i denti affilati dei nostri peccati, senza resistere, per unirci a Lui, così come siamo. Non lo sai? Non lo hai ancora sperimentato? E’ così che ci ha sposato, strappandoci all’abbraccio mortale del demonio, prendendo su di sé i nostri peccati, attirando sulla sua carne la nostra infettata dal male. Così ci ha guarito, assorbendo l’infezione per iniettarci il vaccino del suo amore. Peccavamo? E lui ci stringeva a sé. Lo rifiutavamo? E Lui accoglieva il rifiuto per trasformarlo in amore. Giorno dopo giorno, peccato dopo peccato, Lui era lì, “sul legno per essere nostro sposo”. 

Anche oggi quando ti adirerai, e tradirai chi ti è accanto vendendo ad altro e ad altri il tempo, le cure e le attenzioni che gli spettano, Gesù come un agnello condotto al sacrificio offrirà se stesso e “discenderà negli inferi in cerca di te, pecora perduta. E con te salirà di nuovo al Cielo, per farti entrare nella casa del Padre” (cfr. S. Vittorino di Pettau). Allo stesso modo siamo inviati anche noi “avanti” a Cristo, agnelli nell’Agnello perché in noi Egli possa prendere i peccati di tutti e perdonarli, consegnando con le nostre vite le chiavi del posto di ciascuno in Cielo, la Pace che scaturisce dalla sua vittoria sulla morte.

Qui il commento completo

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Lc 10, 1-9
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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