Mons. Nunzio Galantino – La Chiesa impari di piĆ¹ la misericordia

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Non sono uso a guardare indietro nĆ© faccio troppi calcoli sul domani: piuttosto che soppesare e prevedere preferisco, quando e come mi riesce, lā€™impegno concreto e appassionato di ogni giorno. Detto questo, il passaggio al nuovo anno rappresenta comunque per tutti un momento di bilancio e di rilancio. Qui cerco di farlo gettando uno sguardo al recente cammino della Chiesa italiana, cercando di intravedere gli orizzonti che la attendono e gli obiettivi da raggiungere, a partire dalle sfide che la storia ci presenta.

Negli ultimi anni, la vita della Chiesa ĆØ stata positivamente sconvolta dallā€™elezione di Papa Francesco, della quale sta per compiersi il quinto anniversario. Siamo riconoscenti anzitutto a lui, che con il suo progetto di riforma ha spinto a rimescolare le carte della Chiesa italiana, esortandola a ripensare sempre di piĆ¹ ai motivi che la spingono e le coordinate del suo vivere. Sulla scia del Concilio, ci ha indicato con forza la via della solidarietĆ  con gli ultimi e della condivisione delle vicende umane, per far sƬ che la testimonianza evangelica sia autentica e non solo di facciata.

Lo scossone ĆØ stato e rimane forte, diciamoci la veritĆ . Francesco costringe la Chiesa, nella sua azione pastorale, ad assumere una prospettiva ampia, che la porti a guardare sempre piĆ¹ fuori di se stessa, verso il mondo e i poveri, per mantenere viva la sua identitĆ  profonda, segno di quellā€™amore di Dio per gli uomini che abbiamo appena celebrato nel Natale.

ƈ un impegno che ā€“ se la Chiesa italiana fa suo nella vita quotidiana delle comunitĆ  ā€“ ĆØ stato messo nuovamente a fuoco in occasione della Settimana sociale dei cattolici italiani, dedicata questā€™anno al tema cruciale del lavoro. PerchĆ© non resti un convegno fine a se stesso occorre davvero che tale impegno divenga ogni giorno piĆ¹ pressante e spinga a una revisione delle attivitĆ  e delle strutture ecclesiali, nellā€™ottica della missione e della caritĆ .

La Chiesa, del resto, non rimane se stessa se non si immerge nelle pieghe della storia, se non condivide con i poveri e non opera in ogni modo per favorire e costruire il bene comune.

In questā€™ottica, non ĆØ un caso che la pace sia lā€™obiettivo che ci poniamo fin dal primo giorno dellā€™anno con la Giornata mondiale, dedicata questā€™anno ai migranti e ai rifugiati, cioĆØ a tutti coloro che ā€œfuggono dalla guerra e dalla fame o che sono costretti a lasciare le loro terre a causa di discriminazioni, povertĆ  e degrado ambientaleā€ (dal Messaggio di Papa Francesco). Qualcuno storcerĆ  il naso, poi, nel vedere pochi giorni dopo ā€“ precisamente il 14 gennaio ā€“ la Chiesa celebrare anche la ā€œGiornata mondiale del migrante e del rifugiatoā€, per rafforzare il nostro impegno nel tendere la mano a chi lascia la propria terra in cerca di una condizione piĆ¹ stabile, dignitosa e umana. Da troppi pulpiti viene diffuso il timore che lā€™accoglienza metta a rischio la nostra tenuta sociale, e si propone come rimedio la logica dei muri, per elevare da ogni parte divisori invalicabili, per tenere lontano chi ĆØ piĆ¹ povero e ciĆ² che ĆØ diverso, cioĆØ quanto potrebbe scomodarci o metterci in discussione.

Non va forse in questa direzione la mancata approvazione in Senato allā€™antivigilia di Natale della legge sul diritto di cittadinanza? Una volta di piĆ¹ la miopia e il calcolo impediscono alla politica di muoversi secondo giustizia, di vedere lā€™instabilitĆ  di un mondo abitato da evidenti disuguaglianze e di non comprendere quanto sia precario un benessere non condiviso.

La Chiesa non rimane alla finestra. Consapevole del suo dovere di solidarietĆ , e del fatto che senza inclusione non puĆ² darsi la pace, anche grazie ai fondi dellā€™otto per mille ha approntato anche questā€™anno numerosi progetti, sia a sostegno di Paesi poveri e zone bisognose, sia al fine di realizzare una maggiore inclusione degli indigenti italiani e di quanti giungono in Italia fuggendo dalla miseria e dalla guerra. Le comunitĆ  e le associazioni sono impegnate su tutto il territorio in una quotidiana opera di assistenza, che muove migliaia di volontari e richiede mezzi ingenti. Cā€™ da augurarsi e da lavorare perchĆ© il nuovo anno veda ridursi le chiusure egoistiche e porti un maggiore coinvolgimento da parte di tutti.

Un ultimo tema, tra i tanti che mi scorrono davanti, ĆØ quello dei giovani. Su iniziativa di Papa Francesco, lā€™anno che sta per iniziare vedrĆ  impegnata la Chiesa anche in un Sinodo dedicato proprio a loro. Non si tratterĆ  di un convegno realizzato da alcuni esperti nĆ© di un momento isolato, ma di un cammino che compiremo per i giovani e insieme ai giovani, per sintonizzarci insieme e comprendere il modo di rendere la Chiesa e la societĆ  piĆ¹ aperte.

Attraverso queste e altre tappe, la Chiesa italiana si propone nel 2018 di crescere nella via del Vangelo e nella fedeltĆ  alla storia. Si propone in altri termini di imparare sempre di piĆ¹ la misericordia, che non ĆØ un semplice sentimento, ma coinvolgimento nella sorte dellā€™altro, uscita da se stessi e impegno solidale. Sono queste le vie che ci proponiamo di percorrere insieme a tutta la societĆ , in uno stile di confronto e collaborazione che ci ricordi la natura del bene comune, il quale – come la tematica ambientale e gli stessi dati economici non mancano di ricordarci – non puĆ² essere raggiunto dagli uni a scapito di altri, ma nello spirito di chi cammina in cordata e avanza avendo cura di procedere insieme.

Fonte
Il Sole 24 Ore ā€“ Editoriali e commenti ā€“ 30 dicembre 2017, pag. 8