Mentre ci accingiamo a celebrare la nascita di Gesù, l’uomo che solo Dio poteva darci, oggi facciamo memoria della nascita del “più grande fra i nati di donna” (Mt 11,11), Giovanni il Battista. “Che sarà mai questo bambino?”, un bambino al cui concepimento è stata tolta la vergogna della madre e alla cui nascita è stata esaltata la misericordia di Dio. Vergogna della sterilità, cioè del non poter dare spazio all’altro, del non poter dare all’amore il compimento di una vita nuova. E misericordia della fecondità, cioè del creare spazi per l’altro, del generare un altro da sé come compimento dell’accoglienza di un’alterità.
Un bambino alla cui circoncisione – iscrizione nella carne di un’alleanza eterna – avviene il miracolo di una ritrovata comunicazione, di un dialogo rinato tra il fedele servitore del tempio e la profezia. Zaccaria era rimasto muto e – così almeno ci lascia intuire l’episodio odierno – anche sordo per tutti i nove mesi della crescita di Giovanni nel grembo di Elisabetta. Impossibile comunicare con lui se non a gesti, impossibile per Giovanni, tessuto nel seno di sua madre, ascoltare la voce del padre, percepirne l’alterità.
Ma forse è proprio questo innaturale silenzio, questo inceppamento della comunicazione verbale ad affinare in Giovanni, fin dal seno di sua madre, una rara capacità di ascolto e, quindi, di discernimento. È l’assenza di parole paterne, il rarefarsi di voci familiari che rende il nascituro capace di riconoscere nel saluto di Maria a Elisabetta la voce dello Sposo, la fonte dell’esultanza per chi dello Sposo è amico. Discernimento affinato poi negli ultimi tre mesi vissuti nel clima della Visitazione, di quell’esperienza unica che mostra come il farsi prossimo dell’altro nel servizio gratuito favorisce l’incontro del mistero che ciascuno porta in sé, il riconoscimento reciproco dell’innata potenzialità di apertura all’altro che ciascuno possiede.
Il discernimento, infatti – la capacità cioè di cogliere i percorsi di Dio nel cuore umano e nelle vicende della storia – dipende essenzialmente dal saper fare silenzio attorno a sé per affinare l’ascolto, per inclinare l’orecchio al minimo sussurro dello Spirito, per prestare attenzione al mistero che l’altro porta in sé e che già dialoga con quanto ciascuno cela nel proprio intimo. E, come il discernimento, anche la profezia dipende dalla capacità di ascolto: nessun profeta parla da se stesso, bensì annuncia ciò che a sua volta ha udito nella docilità al Dio totalmente altro che si rivela a chi lo voglia ascoltare, all’Altro che ha voce forte come tuono ma che può essere capito solo se prima e al di là del tuono si presta l’orecchio al silenzio trattenuto di una brezza leggera.
Lasciamoci anche noi avvolgere da questo silenzio che ascolta e discerne: come Maria e Giuseppe, come i pastori, come i poveri e i semplici di ogni tempo sapremo cogliere nel cuore della notte la voce che annuncia la gloria di Dio e la pace sulla terra, la buona notizia dell’amore misericordioso del Padre di ogni consolazione.
fratel Guido della comunità monastica di Bose
Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
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