“Allora i discepoli gli domandarono: “Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?”. La faccenda dei segni è una faccenda seria. La venuta di Elia è quel “segno” che tutti aspettano per capire che il Messia sta tornando. Viene da sé quindi che dal riconoscimento di questo segno dipende tutto.
Ma così come è accaduto per la venuta di Gesù potrebbe accadere anche a noi che dietro l’attesa di un segno si crei dentro la nostra testa un immaginario, cioè un’immagine di come dovrà essere questo segno. Ad esempio se io aspetto un uomo in giacca e cravatta automaticamente escluderò tutti i barboni che bussano alla mia porta, perché mi convincerò che certamente non si nasconde tra loro il segno che aspetto. Ma chi mi assicura che quello che mi sono immaginato è davvero l’aspetto giusto del segno? “Ed egli rispose: “Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto.
Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro””. Quanto è triste aspettare per tutta la vita qualcosa e poi non riuscire a riconoscerla quando essa accade, perché magari ci siamo convinti che sarebbe accaduta in un certo modo invece che in un altro. Forse nelle cose che abbiamo scartato ci sono le cose che stavamo aspettando. Dobbiamo stare attenti a non disprezzare nulla di ciò che abbiamo intorno. Dio mantiene sempre ciò che promette ma tradisce quasi sempre il nostro immaginario.
È proprio il nostro immaginario la causa primaria dei nostri problemi, perché è lì la radice delle nostre idolatrie, cioè di quelle immagini di Dio “non autorizzate” che molto spesso ci conducono fuori strada. A volte l’attesa di Cristo è la purificazione del nostro immaginario. Egli verrà, ma non come me l’aspetto io. Egli manterrà la parola ma non per forza secondo ciò che io ho inteso dalla parola. Ecco perché tutti aspettano un salvatore ma non possono immaginare che verrà nella condizione di un fragile bambino.
don Luigi Epicoco su Facebook
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Mt 17, 10-13
Dal Vangelo secondo Matteo
Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?».
Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro».
Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.