Perchè e come celebrare i Salmi

1950

PERCHE’ E COME CELEBRARE CON I SALMI

Rispondo ad una domanda preliminare: cosa sono i salmi e come sono nati.

Dio ha iniziato un dialogo con l’umanità, ha stabilito un’Alleanza con il suo popolo. Il popolo di Dio ha risposto a tale domanda di comunione; spesso con il rifiuto, a volte col dubbio, ma a volte anche con una risposta gioiosa e fiduciosa. I Salmi sono un frammento di tale risposta, una reazione al Dio presente nella storia e nella vita del suo popolo. Sono la voce del popolo dei salvati in cammino verso l’eterna salvezza.

Il Salterio si è formato nell’arco di almeno sei secoli; comprende generi letterari diversi: si passa da una poesia purissima ad una prosa lineare; raccoglie ogni sentimento dell’uomo. Si è formato con i contributi dei vari ambienti dell’ebraismo, risente anche della poesia dei popoli vicini, ma tali contributi sono riletti e ritradotti alla luce del Dio “uno e uno solo”.

Ma fondamentalmente il Salterio è un libro vivo, scritto non a tavolino, ma frutto della preghiera del pio israelita.

E’ organizzato intorno ad alcuni temi-chiave, che potremmo considerare dei “leit motiv” che aiutano la comprensione dell’intera produzione.

Un prima tema è quello dalla fedeltà, dell’amore, della misericordia, della grazia di JHWH (il termine ebraico è “hèsed”).

Si spiegano così gli appellativi: “il mio Dio”, “il mio popolo”. Esiste una storia di fedeltà e di alleanza prefigurata in Noè, realizzata con Abramo, con Isacco e ratificata sul monte Sinai con Israele.

Un secondo tema è la legge (la “Torah”), da intendersi non soltanto come insieme di leggi, ma anche come insegnamenti, promesse, consigli che Dio dà al suo popolo.

Un terzo tema è dato dal nemico (“Rashà”), è il male sotto varie forme che lotta con Dio.

Accenno ad una CLASSIFICAZIONE dei Salmi, partendo dai contenuti di ciascuno:

  • INNI: (“Tehillim”), hanno un carattere innico e laudativo; nascono dall’esigenza di ringraziare, sono legati alle feste liturgiche di Israele, (esempio eloquente è il salmo 117).
  • SALMI DI RINGRAZIAMENTO: si ringrazia individualmente o comunitariamento Dio, per lo scampato pericolo, per la vittoria. E’ il grazie che sale dal cuore, riconoscente e gioioso.
  • SUPPLICHE: si evidenzia il dolore e il pianto del popolo per la malattia, il male, la morte. Si implora pietà per le colpe commesse, fiduciosi del perdono di Dio.
  • SALMI REGALI: celebrano il Re, le sue gesta e le sue vittorie.
  • SALMI DI SION: sono rivolti al Tempio, a Gerusalemme; venivano cantati in occasione di pellegrinaggi, mentre si saliva al tempio santo.
  • SALMI DIDATTICI 0 SAPIENZIALI: vi emerge il tema della legge come via per la salvezza e per raggiungere Dio.

PERCHE’ PREGARE CON I SALMI?

Fin dalle origini la Chiesa ha pregato con i salmi, innanzitutto perchè i salmi sono stati la preghiera di Gesù. Egli, come un buon israelita, iniziava la sua giornata con la lode e la chiudeva nel ringraziamento al Padre; Gesù cita, i salmi più di ogni altro scritto del V.T. Ma anche per una ragione intrinseca, i salmi sono preghiera di Gesù: essi rappresentano un mondo imperfetto, incompiuto, teso al compimento e alla liberazione definitiva, Gesù rappresenta la risposta e il compimento alle attese, ai dolori, ai dubbi. Cristo è l’unico salmista. “Il Cristo è presente, quando la Chiesa prega e canta i salmi” (Costituzione Liturgica,n.7)

Ma i salmi sono anche preghiera della Chiesa, essi sono passati dalla sinagoga alla chiesa; la chiesa primitiva usò i salmi in ogni tempo e momento. “Come nelle solenni riunioni festive nel tempio di Gerusalemme, così anche oggi l’intera cristianità, sacerdoti e popolo, partecipano al canto collettivo dei salmi nella sacra liturgia, e non in un luogo solo, ma su tutta la terra”.(P.Atanasio Miller, 0.S.B.) .

Ancora il Miller, continua: “quanti santi del Vecchio e del Nuovo Testamento hanno pregato con essi, quanti milioni di cuori sono stati consolati, istruiti, infiammati di santo amore da questi salmi!.. …Il mondo del salterio è infinitamente vasto e non può essere circoscritto nel piccolo campo visivo di un singolo individuo. Esso presenta una norma di preghiera adatta per tutti e che non può essere sostituita da nessun’altra ; e questo per tutti i tempi e per ogni circostanza”.

Papa Giovanni XXIII così si esprimeva: “Fonte preziosissima di preghiera è il salterio… Perciò studiatelo e conoscetelo nel suo insieme e nelle sue partì. Meditate i singoli salmi per scoprirne le recondite bellezze, e farvi un sicuro “sensus Dei”, e un “sensus Ecclesiae”; riposate in essi:”.

E Paolo VI nella promulgazione della Liturgia delle Ore diceva: ..”Soprattutto la preghiera dei salmi, che senza interruzione accompagna e proclama l’azione di Dio nella storia della salvezza, deve essere compresa con rinnovato amore dal popolo di Dio”. (1970).

Nei salmi è presente tutta la nostra vita, tutta la nostra condizione umana, le nostre angosce e i nostri dolori, le nostre speranze e le nostre gioie.

E S. Giovanni Crisostomo così si esprimeva: “Il salmo che abbiamo cantato ha fuso insieme le diverse voci, formando un coro armonioso. Giovani e vecchi, ricchi e poveri, donne e uomini, schiavi e liberi, tutti abbiamo preso parte alla stessa melodia… (Homilia de studio praesentium, 2: PG 63, 486-7).

II PARTE: COME CELEBRARE CON I SALMI

IL CELEBRARE CRISTIANO: significati e struttura della celebrazione liturgica oggi (brevi puntualizzazioni).

– L’uomo di ogni tempo, di ogni razza e cultura ha sempre celebrato i momenti importanti del suo esistere:                                                                                                                                                                         la nascita, la morte, le vittorie, le conquiste. Anche lo Stato celebra le date decisive e importanti della propria storia; così anche la fede, in ogni religione celebra la propria origine e il proprio mistero fondamentale.

La fede cristiana celebra Gesù Cristo, unico evento e mistero del proprio esistere. Gesù Cristo è il centro della nostra celebrazione: ecco allora l’espressione famosa della Costituzione che presenta la liturgia come “fonte e culmine” di tutta la vita cristiana.

  • La Chiesa, riunita in assemblea, celebra l’evento fondamentale che le ha dato origine, e così alimenta e fa aumentare la fede dei credenti.
  • Un’altro pilastro fondamentale della riforma liturgica: la centralità dell’assemblea nella liturgia; l’assemblea è soggetto attivo del celebrare cristiano.

Un’assemblea ordinata, composita, variegata, ricca dei suoi ministeri e servizi.

  • In concreto qual’è la struttura ordinaria di una celebrazione: Innanzitutto una convocazione dei fedeli. Un “convenire in unum” per formare un’assemblea di fede e non una riunione qualsiasi. Tale convinzione permette l’inserimento in un avvenimento: il mistero di Cristo che si celebra. Sono i riti di introduzione.
  • La Parola, è l’altro elemento che entra in gioco, quando siamo riuniti e in ascolto attento del Dio che parla. Una parola celebrata e non soltanto ascoltata.
  • C’è poi un rito sacramentale che si realizza, si pone in essere, si fa (sia esso la celebrazione dell’Eucarestia o di un qualsiasi altro sacramento della Chiesa).
  • Infine la dispersione sulle strade del mondo, per portare Cristo celebrato e ricevuto all’interno della celebrazione, ai nostri fratelli.

Concludendo: “la liturgia è il cantiere sempre aperto in cui la chiesa ogni giorno si costruisce” (M. Magrassi).

Per poter celebrare il vero rito cristiano, occorre la fede dei partecipanti, altrimenti si ha la magia.

Ma la fede è un’anima che ha bisogno di un corpo per potersi rendere visibile. Il corpo è il rito. I “santi segni” danno alla fede della Chiesa una concretezza visiva.

Infine il rito di fede deve sfociare nella vita; il rito deve essere di qualcuno.

“La liturgia deve diventare una cosa viva…Non è una cosa da fare, ma una Persona da incontrare” (M. Magrassi).

I SALMI E IL CANTO.

I salmi sono composizioni poetico-musicale. Il libro dei salmi in ebraico si intitola “TEHILLIM”, cioè canti di lode; in greco “PSALMOI”, cioè canti da eseguire con accompagnamento di strumenti a corde (il salterio). I salmi insomma, erano concepiti come un tutto unitario fra parola e musica, per cui la semplice recitazione di essi era considerata un’espressione incompleta.

I PNLO al n. 103 così avvertono: “i salmi non sono letture, nè preghiere scritte in prosa, ma poemi di lode… In verità, infatti, tutti i salmi hanno un certo carattere musicale, che ne determina la forma di esecuzione più consona. Per cui anche se il salmo viene recitato senza canto, anzi da uno solo e in silenzio, deve sempre conservare il suo carattere musicale…”.

Ma chiediamoci: che cosa significa “salmodiare” oggi?

La storia ci ha tramandato una enorme varietà esecutiva.

Nell’Ufficio Romano, i salmi ci sono stati trasmessi sotto forma di una recitazione collettiva, nella quale due cori si alternavano su un tono melodico semplice.

I primi monaci, recitavano individualmente i salmi, a memoria, (lo si chiamava “meditare”). Quando poi si riunirono in comunità monastiche, alcuni confratelli li recitavano a turno, e tutti ascoltavano. Dopo ogni salmo, c’era un momento di silenzio.

In Egitto, ad es. dopo il dodicesimo salmo, tutti aggiungevano un “alleluia” dopo ogni versetto. Più tardi tra i versetti dei salmisti, si intercalavano delle antifone (chiese orientali).

La esecuzione della salmodia, nel passato si presentava sotto tre aspetti ben definiti:  recita continua, salmodia responsoriale stretta, salmodia a ritornello.

  1. RECITA CONTINUA: è una lettura modulata del salmo, fatta da un lettore-cantore. L’assemblea ascolta e penetra nella preghiera. In altri casi è l’assemblea che esegue tale recita continua. Anche la divisione fra due cori che alternano i versetti, non spezza tale modalità esecutiva.
  2. SALMODIA RESPONSORIALE STRETTA: c’è una proposta da parte del salmista-guida, a cui segue subito la risposta (“responsum”) dell’assemblea, legata ritmicamente e melodicamente alla proposta, (es. il salmo 117: “Celebrate il Signore perchè è buono; eterna è la sua misericordia”….).

SALMODIA A RITORNELLO: il “responsum” fu ritenuto troppo breve e semplice; ecco allora la creazione di un ritornello più lungo ed elaborato musicalmente, staccato dal versetto, avente una sua consi­stenza e completezza melodica e testuale.Oggi, come è possibile salmodiare, quali tecniche utilizzare?

  • La salmodia recitata

Sembrerebbe la scelta più ovvia e più facile: facile e semplice perchè tutti sanno leggere.

Ma, a pensarci bene, recitare insieme un salmo o una preghiera, diventa tutt’altro che semplice: voci che si accavallano, voci in libertà, senza alcun ritmo; l’impressione è una babilonia estetica e celebrativa.

Il proclamare un salmo insieme, quando vien fatto bene, assume un certo significato: sta a significare un atteggiamento di sobrietà, di ferialità, rivolto tutto all’interno; così anche ascoltare un salmo recitato da un solista, manifesta l’accoglienza meditativa della Parola di Dio.

Perciò la scelta di recitare un salmo non può avvenire solo per motivi di comodità o di povertà celebrativa, ma per motivi più oggettivi. Bisogna porre in atto delle precise attenzioni:

  • il tempo liturgico:, il tempo ordinario, per annum
  • il tipo di celebrazione: feriale, infrasettimanale
  • il tipo di assemblea: poco preparata, assemblea occasionale,…
  • il genere del salmo: un salmo meditativo, o con una struttura troppo irregolare.
  • particolari circostanze: una veglia in casa di un ammalato,… Naturalmente vanno osservate tutte le regole e le tecniche di un parlare collettivo: conoscenza del testo, le pause, il ritmo, il volume, l’intonazione, il colore, l’articolazione.

La salmodia cantinata

Il secondo modo di pregare i salmi è la cantillazione.

Tecnica molto antica, che non appartiene nè al genere del parlare/recitare nè al genere canto. Non è una recitazione perchè la voce cammina su una o poche note e non segue il parlato oscillante e personale; non è nemmeno un canto libero, perchè il testo non è ingabbiato in battute precostituite, ma segue il ritmo delle parole, del verso, della strofa.

Potremmo definire la cantillazione come l’arte di porgere la parola in maniera elevata, sostenendola con un “melos” elementare.

La cantillazione è a metà strada fra il parlato e il cantato: ha una sua musicalità semplice e primitiva, la musicalità stessa del testo.

Esiste un rischio molto forte: trasformare la cantillazione in canto. Compito della cantillazione è di portare la parola su un piano diverso dal quotidiano, più interiore e religioso.

Occorre un tono sobrio ed equilibrato, un dispendio di energia minimo, un ritmo calmo e interiorizzato. Quella Parola che io prego non deve arrivare agli altri (come nella proclamazione o nel canto),ma è per me,  si ferma nel mio intimo. Il punto di partenza di una corretta cantillazione è una buona recitazione del testo.

Salmodia cantata

Questa salmodia cantata utilizza delle vere e proprie melodie, ritmicamente misurate: siamo nel canto vero e proprio.

Si differenzia dalla cantillazione, perchè la musica ha un certo sopravvento sul testo; c’è più musica che parola, il testo viene oscurato e quasi imprigionato dalla musica. Nell’usare questa tecnica, bisogna tener conto del genere letterario dei salmi, per es. è utile specialmente nei salmi di lode; bisogna considerare l’utilizzo di vari strumenti; il testo stesso viene manovrato e aggiustato per esigenze musicali.

I SALMI NELLA MESSA

Il salmo responsoriale

Il Decreto “Ordo Lectionum Missae” del 1981, così parla del salmo responsoriale: “Il salmo responsoriale… essendo parte integrante della Liturgia della Parola ha grande importanza liturgic e pastorale”. (n.19)

” Il salmista o cantore del salmo, canta o recita i versetti del salmo all’ambone o in altro luogo adatto; l’assemblea sta seduta e ascolta, e partecipa di solito con il ritornello.. ” (Il Rito della Messa,1975, n. 36).

Una prima affermazione importante: il salmo responsoriale non è concepibile senza canto. Il rito qui consiste nel canto del salmo da parte del solista.

Dobbiamo ancora scoprire e realizzare bene questo rito e preparare adeguatamente il ministero ad esso collegato: il salmista. Attraverso i documenti del IV-VI secolo si scopre la figura impor­tante di questo ministero, esso costituisce già un ordine minore distinto dal lettore, nelle chiese orientali. Anche il luogo della proclamazione del salmo, l’ambone, sta a significare l’importanza di questo rito: fa parte integrante dell’annuncio della Parola di Dio.

Prima preoccupazione del salmista: egli è ministro della Parola, cantore della Parola. Non è un cantante, ma un umile servitore della Parola; la sua voce deve scomparire e deve emergere il suono della Parola di Dio; deve porgere quella Parola all’assemblea quale nutrimento. Dal suo canto deve trasparire un messaggio poetico e lirico, deve diventare lui stesso parola. Perciò deve possedere una voce bella e gradevole, ma anche umile e discreta che sa nascondersi dietro la Parola: appropriarsi di una tecnica eccellente, buona dizione e ottima intonazione: insomma avere una padronanaza assoluta nell’arte della cantillazione.

C’è molto da fare e da sperimentare al riguardo.

Il salmo d’ingresso

Quasi sempre l’antifona d’inizio (l’introito), un solo versetto in genere, è presa da un salmo. Purtroppo c’è da dire che in questi 30 anni di Riforma liturgica, pochissime volte quel versetto del salmo è stato musicato. Eppure il canto d’ingresso ha una funzione molto importante: “dare inizio alla celebrazione, favorire l’unione dei fedeli riuniti, introdurre il loro spirito nel mistero del tempo liturgico o della festività, accompagnare la processione del sacerdote e dei ministri”. (Missale Romanum n.25).

C’è da fare un intenso lavoro per produrre e comporre canti che corrispondano alle quattro funzioni sopra esposte. L’utilizzo di alcuni versetti dei salmi, potrebbe dare la possibilità di comporre un tropario d’ingresso, molto solenne e coinvolgente, data l’estrema complessità e varietà di tale forma musicale. Viene coinvolta l’assemblea con un ritornello, la schola con una stanza strofica a più voci, il solista con una salmodia recitante.

Il canto di comunione

Anche per il canto di comunione è previsto l’utilizzo di un versetto di un salmo, come antifona. Anche in questo caso, come per il canto d’ingresso, si potrebbe eseguire tutto il salmo da parte del solista o della schola, facendo intervenire l’assemblea con la sola antifona. Il versetto salmico permetterebbe all’assemblea di rimeditare tutta la liturgia della Parola, e di accostarsi in processione a ricevere il Corpo di Cristo.

L’utilizzo di alcuni salmi potrebbe essere molto adatto specialmente in alcuni riti processionali: la processione per l’offerta dei doni, per esempio; oppure alcune processioni, interne alla chiesa, in particolari circostanze.

I SALMI NELL’UFFICIO DIVINO

Il n. 278 di PNLO così afferma: “E’ risaputo che i salmi sono strettamente connessi con la musica; lo dimostra la tradizione sia giudaica che cristiana. In verità alla piena comprensione di molti salmi contribuisce non poco il fatto che essi vengano cantati o almeno siano sempre considerati in questa luce poetica e musicale. Pertanto, se è possibile, è da preferirsi questa forma, almeno nei giorni e nelle Ore principali, e secondo il carattere proprio dei salmi”.

Credo che il futuro della musica di chiesa, e della partecipazione attiva dei fedeli debba fare i conti con i salmi; Gelineau ha affermato che “non si può avere la piena partecipazione dei fedeli al culto in modo attivo e intelligente senza la partecipazione attiva ed intelligente al canto dei salmi”.

Nella lingua italiana, dobbiamo ancora esplorare, sperimentare, provare, impadronirci di tecniche nuove, di espressività diverse, di forme varie, di abitudini nuove.

Dobbiamo imparare a pregare i salmi e attraverso i salmi: noi siamo abituati a leggerli soltanto con gli occhi, dovremmo incominciare anche a leggerli con le orecchie e la bocca. Cosa significa?

Avvertire il fascino, l’espressività, la durata di un suono e di una parola semplice ed elementare; immergersi in una “vigilanza salmodica” che ci fa percepire un suono interno, una durata viva, un significato non solo intellettuale, ma spirituale, fino ad arrivare ad una contemplazione tranquilla e vigilante.

Dobbiamo amare la poesia ed essere delle persone semplici, per poter pregare con i salmi.

La lode della Chiesa appartienea tutta la comunità.

“… e d’altra parte la lode della Chiesa non è riservata, nè per la sua rigine, nè   per la sua natura, ai chierici o ai monaci, ma  appartiene a tutta la comunità cristiana…” (PNLO, n.270).

Purtroppo si ritiene ancora, a torto, che l’Ufficio delle Ore appartiene ai preti e ai monaci. Una certa letteratura ci ha presentato il don Abbondio di turno con il suo Breviario fra le mani, o un convento di monaci dal quale salivano voci di angeli che raggiungevano al cielo. Il risultato è stato di rendere tale preghiera lontana e quasi inaccessibile alle nostre comunità parroc­chiali.

Un’altra difficoltà è stata messa in atto dalla moltiplicazione delle Messe vespertine, che di fatto, hanno polarizzato l’attenzione soltanto sulla celebrazione della Messa, togliendo spazio e tempo al Vespro comunitario.

Occorre ancora tanto impegno e lavoro perchè il popolo si appropri di questa pratica celebrativa; bisogna mettere in atto una serie di catechesi, di sussidi, di modelli celebrativi, tali da convincere sacerdoti e laici, che è possibile celebrare comunitariamente in maniera solenne e adeguata un Vespro o una liturgia delle Lodi.

Lodi e Vespri nelle feste.

” Prima di tutto conviene che si ricorra al canto almeno nelle domeniche e nelle feste, ponendo così in risalto, nella misura in cui si adotta, i vari gradi di solennità “. (PNLO, n. 271).

Un invito a saper valorizzare, con una giusta gradualità (PNLO,n.273) la liturgia delle Ore anche nelle feste, nelle novene, nei tridui, nella festa del S. Patrono, in incontri, raduni, convegni, esercizi spirituali, ecc.

C’è bisogno allora di tutta una produzione musicale di livello, che aiuti le comunità a celebrare bene, a fare festa solenne e coinvolgente anche attraverso un Vespro festivo. E la solennità e la festa si evidenzia rendendo i vari elementi musicali adeguati, veri, rispettosi delle varie forme, ricchi e belli.

Capita di realizzare una introduzione ai Vespri che non introduce per niente e non dà un senso di solennità, ma di miseria; si compongono inni non tenendo conto della loro forma particolare di essere un canto; si scrivono antifone prive di musicalità e totalmente slegate dal salmo che segue, al quale dovrebbero essere collegate anche musicalmente, così come lo sono da un punto di vista

letterario; esistono salmodie uniche per i vari generi letterari dei salmi, prive di fantasie e di poesia; i cantici trattati come delle salmodie:insomma una enorme confusione, povertà e falsità nel

trattare questi vari elementi celebrativi.

“Bisogna che i nostri Uffici siano una preghiera vera, per non rischiare di non essere niente del tutto. Sopprimiamo dal nostro cibo il sale e gli altri condimenti: i pasti ci sembrano insipidi e senza attrattiva.

Nella celebrazione dell’Ufficio, troppo sovente trascuriamo il sale e gli altri condimenti perchè essi non sono strettamente d’obbligo: in tal modo esso diviene completamente insipido.

Ma se noi cantiamo i salmi rispettando il loro genere letterario, se restituiamo alle letture il loro carattere di proclamazione della Parola, se prendiamo il tempo per riprendere fiato e per meditare in silenzio la parola ricevuta, se rispettiamo ciascuno dei segni posti nella loro verità umana, il nostro Ufficio riprende vita.

Bisogna saper gridare, cantare, danzare come il salmista stesso… Bisogna dunque che nella forma della loro celebrazione i nostri Uffici ritrovino una certa agilità e spontaneità, che ritrovino la loro verità”. (AA.W. Celebrare l’Ufficio Divino, Elle Di Ci, Torino 1967 ) .

I SALMI NELLA CELEBRAZIONE DEI SACRAMENTI

Si tratta di scoprire e quindi di utilizzare l’enorme possibilità celebrativa offerta da un uso intelligente e mirato dei Salmi all’interno dei vari riti sacramentali.

Ogni rito ha un ingresso, un inizio, un’apertura: perchè non utilizzare un salmo adatto, con una semplice antifona che aiuti la comprensione del mistero che si sta celebrando. Penso per es. ad uno dei salmi penitenziali (sal. 31, 50, 55, 85) per introdurre il sacramento della Confessione. Come invece non potrebbe adattarsi qualcuno dei salmi di lode (116,   117,        134,       135), per concludere il sacramento del Matrimonio, o un’ordinazione sacerdotale? Quali altri testi e parole esprimerebbero così bene i sentimenti di lode e di ringraziamento al Signore che tutto ha operato con la sua grazia e con la sua misericordia?

E così durante alcune processioni interne ai riti, (dal battistero all’altare durante il Battesimo, mentre esce la salma dalla Chiesa dopo un funerale, l’abbraccio di pace durante l’ordinazione sacerdotale, eco.) non potrebbero alcuni salmi esprimere i vari sentimenti di gioia o di dolore, di commozione e di partecipazione al mistero celebrato?

Molte volte si va alla ricerca di canti adatti e specifici: il canto dei salmi non potrebbe aiutarci ad operare scelte liturgicamente valide e musicalmente adeguate?

I SALMI ALL’INTERNO DI UNA LITURGIA DELLA PAROLA

C’è bisogno ancora da parte dei presbiteri e degli animatori, di uno sforzo di fantasia pastorale e liturgica per creare momenti di preghiera intorno alla Parola di Dio: l’inizio di un Convegno diocesano, la chiusura di un Corso catechistico, un ritiro spirituale, un’adorazione eucaristica, ecc. e tanti altri momenti per poter pregare in forme più libere che aiutino e preparino ad una partecipazione più profonda e desiderata della S. Messa.

E all’interno di tali celebrazioni non si potrebbe impostare tutta la regia celebrativa intorno ad un salmo di lode o di ringraziamento o di supplica o di adorazione? Un salmo cantato o meditato o ascoltato in silenzio, o declamato o recitato a cori alterni, o cantato dalla schola a più voci?

Un’altro utilizzo per una celebrazione della Parola è l’uso di più salmi, “il polisalmo”, cioè il mettere insieme più versetti presi da vari salmi che fanno riferimento ad un unico tema da celebrare.

E durante un campo scuola con i giovani, la preghiera del mattino o della sera non potrebbe avvenire con un salmo da cantare e da meditare nella preghiera?.

E così pure, un momento di catechesi non potrebbe iniziare con l’uso di un polisalmo che prepari i cuori ad un particolare approfondimento della vita comunitaria e cristiana?

Insomma, occorre vincere la pigrizia, preparare tali momenti, mettere in atto una proficua fantasia pastorale ed una libertà guidata dallo Spirito Santo di Dio.

I SALMI AL CATECHISMO

Può sembrare un argomento fuori tema: il canto dei salmi interessa un’assemblea liturgica ma non una scuola di catechismo.

Ma riflettendoci un po’, non è difficile individuare la stretta relazione fra scuola di catechismo e vita liturgica. Inoltre non potrebbe trattarsi di un percorso educativo: far si che da adulti si sia preparati a cantare durante le celebrazioni liturgiche? E quale preparazione più immediata ed efficace di quella impartita ai ragazzi del catechismo? I canti in genere all’interno della lezione di catechismo possono avere molteplici funzioni:

  • iniziare i fanciulli ai fondamentali atteggiamenti spirituali verso Dio: ammirazione, lode, ringraziamento, supplica, …
  • facilitano la memorizzazione di particolari idee-guida o argomenti particolari inerenti alla fede e alla vita cristiana. Ed oggi la nuova didattica musicale ed educativa ha mostrato percorsi formativi adeguati ed intelligenti in questo senso, (la musica come linguaggio, identità musicale personale, educazione musicale di base…)
  • aiutano la drammatizzazione di particolari episodi biblici.

I salmi in questi percorsi educativi alla fede, possono egregiamente favorire la preghiera dei fanciulli; naturalmente bisogna prendere soltanto qualche versetto a mo’ di “leit-motiv” per tutta una lezione.

Qualche esempio:

  • per l’Avvento: “Rallegratevi o fratelli, il Signore è vicino” (sai.84); “Apritevi, porte perenni: entri il re della gloria (sai. 23).
  • per il Natale: “Per noi è nato un bambino, alleluia! Un figlio a noi è dato, alleluia!”; “Il Signore manifestò la sua salvezza agli occhi delle genti” (sai. 97)
  • per la Quaresima: “Pietà di me o Dio, nel tuo amore; nel tuo affetto cancella il mio peccato” (sai.50); “Purificami Signore, e sarò più bianco della neve” (sai.50).

Sono alcuni esempi soltanto, ma che possono benissimo moltiplicarsi:    aiutano molto bene la preghiera personale e collettiva.

All’inizio della lezione o alla fine, il catechista può cantare il versetto e i fanciulli lo ripetono; oppure alcuni versetti ripetuti da alcuni ragazzi adagio e sottovoce, magari accompagnati da qualche gesto collettivo: mani alzate, inchino profondo, genuflessione, servono ad esplicitare ed orientare l’attitudine religiosa dei fanciulli.

Il catechista potrebbe anche alla fine della lezione consegnare un versetto del salmo che aiuti il ragazzo durante la settimana a ricordare la lezione, a ripeterlo durante la giornata come preghiera personale.

I SALMI … IN CONCERTO

Presento ancora un settore di intervento, che può molto opportunamente preparare le persone ad una comprensione anche artistica dei salmi. La storia della musica ci dice che molti musicisti di ogni epoca e latitudine hanno trovato nei salmi la materia prima per comporre musiche altamente ispirate.

Perchè non si potrebbero organizzare dei concerti spirituali a tema, per es.: la lode e la gioia, oppure la fiducia e confidenza nel Signore; oppure il pentimento nel Signore. Tali concerti spirituali a tema potrebbero benissimo funzionare come un momento di riflessione e di meditazione durante periodi particolari dell’anno liturgico, potrebbero rappresentare un mezzo di evangelizzazione diverso dai soliti utilizzati; tali iniziative potrebbero far presa su persone altrimenti irraggiungibili e si darebbe l’avvio ad un primo annuncio di una Parola che salva.

Naturalmente insieme ai salmi si possono eseguire altre musiche sullo stesso tema preso in considerazione.

Anche una particolare attenzione va posta nel preparare l’esecuzione: avere musicisti in grado di eseguire un simile repertorio; si dovrebbe organizzare insieme al direttore dell’esecuzione, tutto il programma e non prendere sempre a scatola chiusa i programmi di “routine” proposti dai vari complessi.

Potrebbe essere anche un’occasione offerta ai nostri cori parrocchiali più preparati di esibirsi al di fuori di una celebrazione liturgica, mostrando la preparazione artistica e profes­sionale raggiunta.

III PARTE: PRODUZIONE ATTUALE E ALCUNI SUSSIDI

Esiste una vasta produzione di fascicoli e cassette di salmi adatti alla celebrazione dell’Ufficio di Lodi e Vespri. Un secondo gruppo comprende una serie di salmi inseriti in vari repertori di canti a carattere nazionale o regionale: per es. “Nella casa del Padre” (Elle Di Ci, torino, 1990); oppure il “Cantemus Domino” (Centro Ambrosiano, Milano, 1992); o “Lodate Dio” (Ediz. Carrara, Bergamo, 1985). Una terzo gruppo di pubblicazioni comprende solo i testi che varie case editrici hanno pubblicato in Italia.

Infine tutta una vasta produzione di salmi cantati: si tratta di rielaborazioni, adattamenti, traduzioni, rivisitazioni del testo dei salmi.

Cito qualche raccolta rintracciabile nelle librerie religiose:

  • Laudis Canticum, Lodi e vespri (I,II,III settimana), 3 fascicoli e 3 cofanetti con 8 cassette ognuno.
  • Canto delle Lodi e dei Vespri festivi per tutto l’anno liturgico. Manuale per le comunità, 6 cassette, Elle Di Ci, 1993.
  • Canto della Liturgia delle Ore, Aisc – Elle Di Ci, 1983
  • E’ bello cantare al nostro Dio, Tempo ordinario, Ed, La Scala,1980.
  • Te lodiamo al mattino te nel vespro imploriamo, A Zorzi, V. Miserachs, Elle Di Ci, 1985.
  • Lodi e Vespri delle 4 domeniche del tempo ordinario di A. Parisi, Ed. Paoline, Roma, 1991-1993
  • Rinnovamento nello Spirito, varie cassette e fascicoli pubblicati nel corso degli anni.

Alcuni rilievi su questa produzione:

  • La lode della chiesa appartiene a tutta la comunità cristiana, ma il materiale musicale si orienta essenzialmente verso una esperienza di “tipo monastico”.
  • I moduli salmodici sono quasi tutti uguali nella loro forma musicale: manca una ricerca di nuove formulazioni verso una cantillazione nuova e adatta alla lingua italiana, il recitativo usato si è standardizzato in stilemi neogregoriani antiquati e linguisticamente innaturali.
  • Si constata una inesistente differenziazione fra la salmodia feriale e quella festiva (quanto la storia potrebbe al riguardo insegnare: Monteverdi, Di Lasso, Viadana, ecc)

IV PARTE: SUGGERIMENTI, PROPOSTE, CONSIGLI UTILI PER … INIZIARE

Se è vera l’affermazione di Gelineau che “non si può avere la piena partecipazione dei fedeli al culto in modo attivo e intelligente senza la partecipazione attiva e intelligente al canto dei salmi”, vuol dire che ogni responsabile ed animatore della liturgia dovrebbe programmare tutto un percorso formativo per far si che la comunità dei fedeli possa con facilità pregare con i salmi.

  1. Una prima raccomandazione riguarderà la gradualità con cui avvicinare i fedeli all’uso dei salmi. Non si può pretendere di celebrare subito in canto e in modo solenne un Vespro o le Lodi senza prima aver premesso tutta una preparazione spirituale, letteraria, biblica, musicale alla salmodia.

Per cui bisogna iniziare facendo gustare pochi elementi per volta: per es. prendere un salmo e prepararlo adeguatamente sotto tutti gli aspetti; bisogna che la gente acquisti familiarità con questo stile di preghiera semplice e povera.

  1. Porre attenzione a precise prospettive rituali in cui inserire la salmodia. Occorrerà perciò individuare tante forme verbomelodiche quante sono le funzioni celebrative.
  2. Sarà allora possibile individuare una “salmodia parrocchiale” adatta all’uomo d’oggi.
  3. Ricreare un’attenzione tutta particolare alla celebrazione del vespro festivo e solenne nelle nostre parrocchie.

CONCLUSIONE

Vorrei terminare citando alcuni brani dei Padri della Chiesa, i quali hanno attinto a larghe mani alla salmodia per la loro predicazione ed insegnamento pastorale.

AMBROGIO: “Nel salmo concorrono nello stesso tempo la dottrina e la grazia; si canta per la gioia e si riceve un insegnamento; i precetti inculcati con la violenza non rimangono, ma ciò che avrai appreso in modo gradito non sparirà più, una volta che sia bene impresso nello spirito” (Enarratio in Ps.1,10)

GIOVANNO CRISOSTOMO: ha consacrato tutto un discorso a spiegare ai fedeli di Antiochia il profitto spirituale che dovevano ricavare da questi testi, scelti fra i più bei versetti del salterio.

Quando essi sono stati ripetuti tante e tante volte, si imprimono nella memoria e nel cuore. Essi devono non soltanto informare la nostra preghiera cosciente e attiva durante gli Uffici Sacri, ma accompagnarci quando lasciamo la Chiesa e ispirarci in tutte le nostre azioni.

AGOSTINO: “Quanto piansi di profonda commozione al sentir risuonare nella tua Chiesa il sereno modulare dei tuoi inni e cantici! Quelle voci si riversavano nelle mie orecchie, fluiva la verità nel mio cuore; mi ardevano sentimenti di pietà, le lacrime scorrevano e mi facevano bene” (Confessioni 9, 6, 14)

” Si psalmus orat, orate;
 et si gemit, gemite;
et si gratulatur, gaudete;
et si pserat, sperate;
et si timet, timete.
Omnia enim quae hic conscripta sunt,
speculum nostrum sunt”.

(Enarratio in Psalmum, CLVIII)

ATANASIO: “Le parole di questo libro spiegano l’intera vita umana, ogni stato dell’animo, ogni moto del pensiero. Sia che tu abbia bisogno di penitenza e di confessione, sia che ti trovi sopraffatto da afflizione o tentazione, sia che uno si senta triste, afflitto, o che al contrario gli sia toccata in sorte salute e felicità e ne vo­glia lodare e ringraziare il Signore: per tutto questo troverà larga scelta di ricco materiale nei salmi, e potrà offrire a Dio il contenuto del Salterio come opera propria” (lettera a Marcellino, capo 30).

Vorrei concludere con l’esclamazione di S. Agostino:

“Il Salterio, la mia gioia”. …

don Antonio Parisi