Marta e Maria sono l’immagine del perfetto discepolo che accoglie il Signore nella propria casa, nella propria vita, e lo serve. Non sono da contrapporre, come erroneamente fatto in mediocri meditazioni, ma da accostare: l’attivismo di Marta si nutre della contemplazione di Maria.
Non esiste una preghiera che non diventi servizio ed è arido un servizio che non attinga energia e forza dall’incontro prolungato col Signore. La preghiera e l’azione restano i due binari su cui corre la nostra vita di fede, guai a trascurarne uno o a contrapporlo all’altro. In questo tempo di radicale conversione della Chiesa dobbiamo riscoprire il valore del dialogo intimo col Signore, della preghiera prolungata, della meditazione della Parola di Dio e, nel contempo, continuare a presidiare gli avamposti della carità e dell’accoglienza in questa società sempre più competitiva che finisce col lasciare indietro chi non ce la fa. Siamo chiamati a scoprire percorsi di interiorità per chi sta ai margini (ormai la maggioranza!) perché tutti possano assaporare il gusto di una preghiera prolungata che si nutre di silenzio e che sfocia nel riconoscere nel fratello povero il volto di Cristo sofferente.
Paolo Curtaz – qui il commento nel suo blog
Lc 10, 38-42
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.