Alcuni degli indignati (Socci? ndr) , che domenica 1° ottobre hanno definito una profanazione il pranzo con i poveri in San Petronio, oltre a stigmatizzare lo straordinario e occasionale evento (non è che ogni mezzogiorno si servano pasti ai poveri, mica siamo ai tempi di Papa Gregorio Magno, che lo faceva senza problemi su un tavolo di marmo appositamente costruito in chiesa), hanno corredato le loro riflessioni con questa presunta notizia: all’interno della grande basilica bolognese sarebbero stati montati dei bagni chimici per gli invitati al pranzo. Era una fake news, o per gli amanti della lingua nostrana, di una vera e propria bufala. Nessun bagno chimico è stato installato dentro la chiesa. Alcuni bagni chimici erano stati invece installati fuori.
Sulle polemiche (molto mediatiche e molto social) relative al pranzo in San Petronio è intervenuto anche l’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi. «Posso capire chi si è scandalizzato. È chiaro che c’è un punto importante che riguarda la sacralità del luogo. Ma quello che è successo non significa desacralizzare anzi ci aiuta a capire ancora meglio e a sentire ancora più umana l’eucarestia», ha detto l’arcivescovo in un’intervista a InBlu Radio, il network delle radio cattoliche italiane. «Qui a Bologna – ha aggiunto Zuppi – padre Marella, un uomo che negli anni 50-60 ha animato la carità della città, tutte le domeniche celebrava la messa e faceva un offertorio al contrario: invece di raccogliere distribuiva ai poveri. E quindi mangiava in chiesa insieme a loro, una specie di colazione-pranzo con cui continuava l’agape fraterna. La gioia e la bellezza di questa immagine ci aiuta a capire e contemplare in maniera più religiosa l’unità tra le due mense».
Ecco negli anni Cinquanta (sotto il Pontificato di Pio XII) e Sessanta (sotto i pontificati di Giovanni XXIII e Paolo VI) un religioso a Bologna mangiava in chiesa insieme ai poveri. Probabilmente suscitando un tasso d’indignazione minore di quello circolato in rete ieri.
Autore: Andrea Tornielli