Una Chiesa al servizio di tutti – Bruno Forte

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La prima impressione che si ricava dalla prolusione tenuta dal nuovo Presidente dei Vescovi italiani al Consiglio Permanente della Cei lo scorso 25 settembre è quella di uno stile umile ed evangelico, mosso da una profonda ansia pastorale.

Chi, come me, conosce da anni e stima il Cardinale Gualtiero Bassetti non si è sorpreso di questo, ha anzi trovato la conferma che l’Amico non è cambiato nel tempo, ha anzi approfondito la sua già ricchissima umanità, la sua fede viva e il suo atteggiamento di simpatia e amicizia verso la società in tutte le sue espressioni. La Chiesa di Bassetti è fino in fondo quella del Concilio Vaticano II, fortemente rilanciata da Papa Francesco: una Chiesa non dirimpettaia del mondo, ma vicina a ogni esperienza umana, capace di ascolto e accoglienza nei confronti di tutti, nessuno escluso, fedele alla sua missione di annunciare e vivere il Vangelo, soprattutto nel segno della carità e del servizio agli uomini.

Una Chiesa che non solo non tradisce il dogma, ma lo incarna nell’unico modo che sia ad esso fedele, quello di testimoniare e vivere in ogni situazione, anche la più difficile e ferita, l’amore di Dio verso le persone in gioco, quale che sia il loro atteggiamento interiore verso gli altri, verso il mistero divino e la comunità ecclesiale. Questo stile di amicizia Bassetti lo manifesta sin dall’inizio nei riguardi dei suoi fratelli vescovi, come verso i tanti sacerdoti impegnati sul nostro territorio: «Sento il dovere di esprimere una parola di profonda riconoscenza ai nostri parroci: sono costruttori di comunità, strumenti della tenerezza di Dio, presbiteri che si spendono e si ritrovano nella carità pastorale». Analogo apprezzamento Bassetti ha rivolto a tutti gli altri operatori pastorali, religiosi e laici, donne e uomini impegnati al servizio del Vangelo.

Parole di vicinanza umile e attiva il Cardinale ha parimenti detto per quanti sono stati provati dai recenti eventi sismici e dagli sconvolgimenti climatici, come pure per le vittime di violenza «cieca e brutale», specialmente fra le donne. Fra i molti spunti di riflessione che la prolusione offre, vorrei evidenziare la rilevanza di quanto il nuovo Presidente della Cei ha affermato riguardo ad alcuni temi “caldi” della nostra vita comune, affrontati con quello spirito “fiorentino” dei vari La Pira, Bartoletti, Barsotti e Milani, alla cui scuola Bassetti si è formato, capaci di unire sempre l’attenzione «al pane e alla Grazia»: la situazione dei giovani e la drammatica mancanza di lavoro e di prospettive ad essi offerte; la sfida delle migrazioni, con la questione connessa dello Ius soli; la qualità della politica.

Alla base dell’attenzione della Chiesa al mondo del lavoro c’è per Bassetti «un principio evangelico: il lavoro è sempre al servizio dell’uomo e non il contrario. Anche dal lavoro passa la dignità di una persona… Oggi il lavoro è senza dubbio la priorità più importante per il Paese». Il giudizio del Cardinale è onesto e insieme amaro: «Ci sono oggi tante affermazioni gridate, ma forse manca un pensiero lungo sul Paese. In questa prospettiva si colloca la prossima Settimana Sociale di Cagliari dal titolo: “Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale”. Auspico vivamente che questa riflessione… si trasformi presto in una proposta concreta da mettere al centro dell’agenda pubblica del Paese».

Riguardo ai giovani il Cardinale ha osservato che quando ci si rivolge ad essi «bisogna parlare con parole di verità… Sui giovani, infatti, c’è una drammatica e stucchevole retorica, che purtroppo non viene sempre supportata dai fatti». Il cantiere di una rinnovata azione verso i giovani e con loro è aperto e andrà vissuto con creatività e coraggio. Riguardo alle migrazioni Bassetti rilancia i quattro verbi usati da Papa Francesco e che ritiene programmatici per la Chiesa italiana, nella fedeltà alla tradizione di ospitalità della nostra gente: accogliere, proteggere, promuovere e integrare.

Specialmente significativo è quanto il Cardinale ha affermato riguardo alla questione dello Ius soli: «Alla luce del Vangelo e dell’esperienza di umanità della Chiesa, penso che la costruzione di questo processo di integrazione possa passare anche attraverso il riconoscimento di una nuova cittadinanza, che favorisca la promozione della persona umana e la partecipazione alla vita pubblica di quegli uomini e donne che sono nati in Italia, che parlano la nostra lingua e assumono la nostra memoria storica, con i valori che porta con sé». Infine, riguardo alla politica Bassetti ha una posizione del tutto in linea con le scelte del Vaticano II: «La politica, come affermava Paolo VI, è una delle più alte forme di carità.

Papa Francesco ha più volte auspicato la necessità dei cattolici in politica. Ma come? Non spetta a me dirlo. Quello che mi preme sottolineare è che il cuore della questione non riguarda le formule organizzative. Il vero problema è come portare in politica, in modo autentico, la cultura del bene comune. Non basta fare proclami». La Chiesa italiana, insomma, non può né vuole sottrarsi a un ruolo di vigilanza critica, che sia reso credibile però dall’eloquenza della sua vita: una sfida cui si risponde soltanto pagando di persona.

(fonte: Il Sole 24 Ore del 1 ottobre 2017)

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