Vangelo del giorno โ€“ 17 settembre 2017 โ€“ don Antonello Iapicca

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LA MISERICORDIA CHE CANCELLA IL DEBITO DEL PECCATO Eโ€™ IL GREMBO NEL QUALE Eโ€™ GESTATO IL CRISTIANO CHE PERDONA SEMPRE

XXIV Domenica del Tempo Ordinario. Anno A

Il nostro debito รจ stato condonato. Ma la parola condono evoca sempre sdegno, sa di qualcosa che non si รจ meritato, ai cuori che si ritengono giusti e onesti appare come unโ€™ingiustizia. Il condono รจ sempre fuori-legge, contestato e rigettato in nome della giustizia, sia per i grandi evasori fiscali, sia per i popoli poveri e in via di sviluppo, perchรฉ lโ€™uomo non รจ abituato al condono dei debiti. La colpa rimane incastrata nel cuore perchรฉ non si รจ mai fatta lโ€™esperienza esistenziale di un perdono capace non solo di condonare, ma anche di ricreare un cuore nuovo, orientato al bene proprio laddove lo era stato al male. 

Nella nostra vita ci รจ spesso accaduto come al servo spietato: nella preghiera, nellโ€™accostarci al sacramento della penitenza, abbiamo โ€œimplorato clemenza e un poโ€™ di pazienza per restituireโ€, dimenticando o ignorando che il Signore perdona condonando tutto il debito e, in piรน, donando lo Spirito Santo che trasforma radicalmente il cuore, come il Battesimo. Il suo perdono รจ โ€œla seconda tavola di salvezza dopo il naufragio della grazia perdutaโ€ (Tertulliano, De paenitentia, 4, 2): il Signore ha distrutto il โ€œdocumento scritto della nostra colpa; lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croceโ€ (Col 2, 14). Nessun debito da estinguere, perchรฉ โ€œnon cโ€™รจ piรน nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesรนโ€ (Rm 8, 1). Nulla piรน da restituire. 

Eโ€™ lโ€™esperienza che cambia radicalmente la vita, il cuore del cristianesimo; e questo รจ un cristiano: un condannato a morte al quale siano state spalancate le porte della cella; รจ libero, ha conosciuto nel suo intimo la misericordia di Dio, e per questo, al termine di ogni eucarestia, di ogni confessione, allโ€™ascoltare la predicazione del Vangelo, nel segreto della sua preghiera contrita e umiliata, puรฒ esultare con la Chiesa come nella notte di Pasqua quando canta โ€œO felix culpa, felice colpa, che meritรฒ di avere un cosรฌ grande redentore!โ€ (Exultet di Pasqua). 
 
La gratitudine, la pace, la consolazione e la gioia sono gli effetti immediati del perdono: โ€œTutto il valore della Penitenza consiste nel restituirci alla grazia di Dio stringendoci a lui in intima e grande amicizia. Coloro che ricevono il sacramento della Penitenza con cuore contrito e in una disposizione religiosa conseguono la pace e la serenitร  della coscienza insieme a una vivissima consolazione dello spirito. Infatti, il sacramento della Riconciliazione con Dio opera una autentica risurrezione spirituale, restituisce la dignitร  e i beni della vita dei figli di Dio, di cui il piรน prezioso รจ lโ€™amicizia di Dioโ€ (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1468). 

Il servo aveva ottenuto tutto ciรฒ: il debito che lo separava dal suo re era stato cancellato, la magnanimitร  lo aveva fatto risorgere dalla prigione alla quale era condannato, gli erano stati restituiti la dignitร  e i beni, poteva ancora amministrarli nellโ€™intima e grande amicizia con il suo re. Eppure non appaiono in lui la gratitudine, la consolazione e la pace. Sembra piuttosto non accorgersi di nulla, una scorza sul cuore gli impedisce di lasciarsi raggiungere dalla misericordia del Re che โ€œsi era impietosito di luiโ€. Troppo grande, stupefacente, incredibile quellโ€™amore, e cosรฌ rispettoso della sua libertร  al punto di lasciare che si rinchiudesse nel suo orgoglio incapace di accogliere la gratuitร  del condono. 

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Come accade a noi, che, pur rivolgendoci a Dio, lo consideriamo uno strozzino che puรฒ solo dilazionare i tempi della restituzione: lo conosciamo attraverso la carne, e proiettiamo su di Lui lโ€™immagine che abbiamo dellโ€™uomo e della giustizia mondana, il poco di cui abbiamo esperienza empirica. Per questo siamo preoccupati di quello che dovremmo fare per estinguere il debito, illusi e sedotti dallโ€™inganno โ€œoriginaleโ€ dโ€™essere diventati come dio, nella superba certezza di poterlo trattare da pari a pari e di saper raccogliere una fortuna quale la sua; ma ci ritroviamo stretti nel moralismo e nel legalismo che ci soffocano lโ€™anima. 

La parabola infatti, ci illumina su quale sia il vero obiettivo di satana: il peccato concreto รจ solo uno strumento con il quale egli cerca di inchiodarci alla disperazione cieca sullโ€™amore infinito di Dio: sollecita lโ€™orgoglio perchรฉ, ferito dal fallimento, ci spinga nellโ€™abisso di violenza, odio ed esigenza che cancella la speranza, la fede e la caritร  dal cuore, anticipo dellโ€™inferno al quale vuole condurci. 

Il Re aveva condonato 10.000 talenti, una somma esorbitante, se si pensa che la rendita annua del regno di Erode era di novecento talenti (cf G. Flavio, Antichitร  Giud. XVII, 11,4,$$ 317-320); la somma corrispondeva a 360 tonnellate di oro o di argento. Un talento era pari a 6.000 denari, mentre uno stipendio medio era di 30 denari; 10.000 talenti significavano dunque 60.000.000 di stipendi quotidiani. Per pagare questo debito il servo avrebbe dovuto lavorare circa 200.000 anni. Quale stoltezza allora appare nel servo che si illudeva di poter rifondere una fortuna cosรฌ immensa! 

Ma il demonio รจ cosรฌ astuto da saper innescare lโ€™orgoglio perchรฉ si inoltri nellโ€™irragionevolezza  dove รจ impossibile accogliere lโ€™unico amore ragionevole, quello che, a fronte di un debito impossibile da saldare, puรฒ solo condonarlo. Il debito del peccato, di qualunque peccato, infatti, รจ inestinguibile, se non a prezzo della vita, come la stessa Legge prescriveva. E non solo con la propria, ma anche con quella โ€œdella moglie e dei figliโ€. Il peccato che rompe la relazione con Dio distrugge tutto, la famiglia, il futuro dei figli, si sparge come unโ€™epidemia, rende schiavi e uccide. 

Ma Cristo ha pagato sino allโ€™ultimo spicciolo โ€“ con la sua stessa vita โ€“ il prezzo della nostra redenzione: โ€œEgli ha pagato per noi allโ€™eterno Padre il debito di Adamo, e con il sangue sparso per la nostra salvezza ha cancellato la condanna della colpa anticaโ€ (Exultet di Pasqua). Ma il servo spietato non aveva capito: โ€œlasciato andareโ€ era rimasto imprigionato, come i canarini nati nella gabbia e per questo incapaci di volare una volta usciti. Il perdono non lo aveva toccato e rigenerato, e cosรฌ si era infilato nel cammino oscuro dei sensi di colpa e dellโ€™orgoglio ferito, di quanti vivono il proprio cristianesimo senza la gioia della resurrezione, arrestandosi nel perimetro limitato della โ€œreligione naturaleโ€: โ€œNelle religioni mondiali, espiazione significa normalmente riparazione e ripristino dei rapporti perturbati esistenti con la divinitร , ottenuti tramite azioni propiziatrici degli uomini. Lโ€™azione espiatrice con la quale gli uomini mirano a conciliarsi e a propiziarsi la divinitร , sta al centro della storia delle religioni (J. Ratzinger, Introduzione al Cristianesimo, pp. 227-228). 

Per questo, la loro esistenza รจ costellata di regole e leggi, e sforzi per compierle e rispettarle; le loro giornate si dispiegano come una corsa ad ostacoli, senza amore, esigendo da se stessi e dagli altri. Moglie, marito, figli, colleghi, tutti strapazzati perchรฉ non scappino dai propri rigidi schemi; ogni โ€œprossimoโ€ รจ imprigionato perchรฉ paghi โ€œil dovutoโ€, la considerazione, la pazienza, il rispetto, lโ€™amore di cui si รจ debitori verso Dio ma di cui si รจ sprovvisti, e che, stoltamente, si vorrebbe estorcere agli altri per poter mettere in pace la coscienza. 

Anche per noi spesso il sangue di Cristo sembra non aver segnato gli stipiti delle nostre porte, e viviamo nel terrore che possa giungere da un momento allโ€™altro lโ€™angelo giustiziere. Una vita senza la Pasqua รจ una vita preda dellโ€™angoscia e dei sensi di colpa, chiusa nellโ€™oscuritร  del sospetto e dellโ€™insoddisfazione che avvolgono ogni relazione. In debito con Dio vediamo creditori ovunque: tutti ci devono qualcosa, ci sentiamo vittime di ingiustizie di ogni tipo, nessuno ci comprende tributandoci gli onori, lโ€™affetto e la gratitudine che ci spettano. 
 
Ma dietro ad ogni atteggiamento di esigenza vi รจ sempre un cuore che non ha conosciuto il perdono, la profonda riconciliazione con Dio. Chi invece si รจ sentito perdonato e riconciliato con Dio, vive in pace, e non pone piรน limiti allโ€™amore. Ha sperimentato la Pasqua, e ha scoperto in Cristo il prezzo โ€œdovutoโ€ del riscatto, lโ€™unico che poteva estinguere il nostro debito: โ€œVoi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come lโ€™argento e lโ€™oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchiaโ€ฆ Egli portรฒ i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perchรฉ, non vivendo piรน per il peccato, vivessimo per la giustizia. (cfr. 1 Pt. 1, 18-19 e 1 Pt. 2, 24). 

Non si tratta dunque della semplice chiusura di una partita di dare e avere. La parabola ci dice che la Redenzione operata da Cristo รจ qualcosa di infinitamente piรน grande di un pur inaudito e scandaloso condono del debito: Gesรน ha offerto se stesso per riscattarci dalla morte che paralizzava il nostro cuore, rendendolo incapace di amare. Il condono totale del debito era necessario per liberare lโ€™uomo dalla schiavitรน del peccato e ricrearlo a immagine e somiglianza di Dio, vivo per la giustizia, come hanno ripetuto i Padri: โ€œDio si รจ fatto uomo affinchรฉ lโ€™uomo potesse divenire dioโ€. 

Il re della parabola รจ immagine del Padre che guarda con amore ai suoi servi, anche a quelli infedeli che hanno sperperato i suoi beni, disprezzando e usando per se stessi la Grazia della natura divina di cui erano partecipi. Un Re invincibile di fronte al debito piรน grande, che perdona e condona perchรฉ il servo possa di nuovo essere accolto nella sua intimitร  e vivere secondo la sua volontร , nellโ€™amore e nella fedeltร . Solo se perdonati, riconciliati con Dio e ricreati in Cristo, possiamo vivere in pienezza lโ€™amore che supera le barriere della morte, alte โ€œsettanta volte setteโ€ la nostra statura: impossibile per lโ€™uomo superarle, ma possibile presso Dio. 
 
In Cristo e solo in Lui siamo cristiani, figli del perdono che vivono perdonando agli altri โ€œsettanta volte setteโ€, infinite volte come infinito era il nostro debito dissolto nella misericordia: โ€œRivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti [alla lettera: di viscere] di misericordia, di bontร , di umiltร , di mansuetudine, di pazienza; sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, cosรฌ fate anche voiโ€ (Col 3, 12-13). 

Pietro, a nome della Chiesa domanda e ascolta lโ€™annuncio del Signore, e lo accoglie come un seme di vita nuova deposto nelle sue viscere. La Chiesa, infatti, รจ il luogo del perdono, il seno benedetto dove rinascere nella misericordia. Chi ha conosciuto il perdono di Dio vede la sproporzione tra quanto gli รจ stato condonato e โ€œi 100 denariโ€ di cui รจ creditore. I suoi occhi vedono la trave che li appesantisce e non si accorgono della pagliuzza posata sugli occhi del prossimo. 

Se il nostro debito con Dio รจ estinto, anche il debito del nostro prossimo รจ naturalmente disciolto nelle stesse viscere di misericordia che ci hanno liberato. Un amore senza limiti che risponde a un debito infinito rompe la catena del male e della rivalsa, e disegna una nuova โ€œeconomia di misericordiaโ€, la follia dellโ€™economia divina. La pace, la gioia, la vita vera รจ tutta in questo amore: โ€œO immensitร  del tuo amore per noi! O inestimabile segno di bontร : per riscattare lo schiavo, hai sacrificato il tuo Figlio!โ€ (Exultet di Pasqua).

don Antonello Iapicca

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XXIV Domenica del Tempo Ordinario โ€“ Anno A

Mt 18, 21-35
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Pietro si avvicinรฒ a Gesรน e gli disse: ยซSignore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrรฒ perdonargli? Fino a sette volte?ยป. E Gesรน gli rispose: ยซNon ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli รจ simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poichรฉ costui non era in grado di restituire, il padrone ordinรฒ che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e cosรฌ saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: โ€œAbbi pazienza con me e ti restituirรฒ ogni cosaโ€. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciรฒ andare e gli condonรฒ il debito.
Appena uscito, quel servo trovรฒ uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: โ€œRestituisci quello che devi!โ€. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: โ€œAbbi pazienza con me e ti restituirรฒโ€. Ma egli non volle, andรฒ e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto lโ€™accaduto. Allora il padrone fece chiamare quellโ€™uomo e gli disse: โ€œServo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perchรฉ tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietร  del tuo compagno, cosรฌ come io ho avuto pietร  di te?โ€. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finchรฉ non avesse restituito tutto il dovuto.
Cosรฌ anche il Padre mio celeste farร  con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratelloยป.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 17 โ€“ 23 Settembre 2017
  • Tempo Ordinario XXIV
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo A
  • Salterio: sett. 4

Fonte: LaSacraBibbia.net

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