Commento alle letture del Vangelo del 9 luglio 2017 – Carla Sprinzeles

La nostra esistenza potrebbe essere paragonata a un viaggio. Chi crede in Dio si accorge, a poco a poco, che l’itinerario percorso è stato per lui provvidenziale, non in balia della “fatalità”, bensì dentro un piano predisposto dal Signore. Chi non è arrivato a incontrarsi con Dio, tende a dichiarare la sua impotenza nel dare un senso a ciò che vive o che subisce.
Che cosa è difficile nell’avventura umana attuale? Costa tornare piccoli, o più esattamente riconoscere di esserlo da sempre. L’illusione o la pretesa di organizzare da soli la propria vita, tenta un po’ tutti credenti e non credenti: anche quando si è “stanchi e oppressi” o delusi per causa nostra!

Il messaggio di Gesù è di un Dio liberatore e a servizio degli uomini. A quanti sentono il peso dell’oppressione della religione o della vita, Gesù lancia l’appello: “Venite a me voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi farò riposare. Prendete il mio giogo sopra di voi… il mio giogo è infatti dolce e il mio carico leggero.
L’osservanza della Legge veniva chiamata dai rabbini il “giogo del regno dei cieli”. Un giogo che veniva continuamente accresciuto da precetti e da osservanze, da obblighi e da proibizioni fino a diventare insopportabile e impraticabile, come denuncerà Pietro alla Chiesa di Gerusalemme: “Perché continuare a tentare Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri, né noi siamo in grado di portare?”

Gesù si rivolge a coloro che non gliela fanno più a portare i pesi imposti dagli scribi e dai farisei. Gesù invita a liberarsi dal peso della Legge, che toglie il respiro alle persone. Il Signore non guida i suoi emanando leggi da osservare, ma comunicando il suo Spirito, la sua stessa forza vitale. Mettersi alla scuola di Gesù significa ritrovare la libertà nel rapporto con Dio. Vuol aprire la nostra vita alla serenità e alla gioia. Preferisce un asino al cavallo dei vincitori, sceglie lo scandalo della croce anziché la corona dei potenti, sceglie di spiegare il Regno con le storie della vita di ogni giorno, piuttosto che con dotti e profondi ragionamenti. Guardando la vita di Gesù e ascoltandolo, capiamo chi è Dio.

ZACCARIA 9, 9-10
Questa lettura è tratta dal libro di Zaccaria, un profeta anonimo del III secolo a.C. Nell’oracolo che abbiamo letto, si ascolta un messaggio messianico originale e assai esplicito, avente per destinataria la “figlia di Sion… figlia di Gerusalemme”. E’ presentata al momento dell’arrivo del Signore nella città santa e dice: “a te viene il tuo re, giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina, cavalcatura di un tempo di pace.
Il cavallo è un animale destinato unicamente alla guerra. Un re che arriva su un carro e dei cavalli dimostra quindi che vuol fondare la sua autorità sulla forza delle armi. L’asino, invece, è un animale “pacifico” che serve soprattutto al trasporto della gente e delle merci.
Il sovrano annunziato da Zaccaria sopprimerà la guerra non solo in Israele (Efraim e Gerusalemme) ma addirittura in tutto l’universo. L’oracolo profetico di Zaccaria si è compiuto letteralmente quando Gesù è entrato in Gerusalemme. Inoltre vuole indicare quale tipo di “regalità” viene instaurata da Gesù. Il brano abbozza non solo la figura futura del Messia dei piccoli e dei poveri, ma anche l’identità dello stesso popolo messianico, secondo quanto aveva scritto il profeta Sofonia: “Cercate il Signore voi tutti popoli della terra, che eseguite i suoi ordini, cercate la giustizia, cercate l’umiltà”.

MATTEO 11, 25-30
Il Vangelo ci fa ascoltare una solenne dichiarazione di Gesù a tutti coloro che sono stanchi e oppressi: per le emancipazioni avventurose cercate fuori della casa paterna. Il “giogo” e la fatica di sopportarlo, rinviano alla esperienza delle pesanti tradizioni legalistiche di scribi e farisei, il riferimento di questo brano a piccoli e semplici destinatari, cui Gesù qui si rivolge, convoca alla scuola e sotto la guida di lui anche quanti per conversione non cercano ormai altri “guru”, altra sapienza di vita.

[ads2]Ci si imbatte in una sorta di appello ai piccoli, come nel discorso della montagna, che il Signore sta reclutando, uno a uno, nella sua missione itinerante in Galilea: “vocazioni differenti, da lui incoraggiate – con la formula del “beati” – e ora egli assicura della sua guida e del suo conforto, benedicendo Dio Padre che glieli ha affidati.
“Venite a me… e io vi ristorerò”. Come trovare la felicità nella realtà in cui mi trovo? Che cosa potrebbe cambiare la mia vita? Quale segreto Cristo ci offre, che continuiamo a non recepire? Non è una proposta per chi è importante, per i sapienti, per gli intelligenti, o per chi sta bene: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi”.

In Brasile c’è un monastero di clausura molto povero che trabocca di vocazioni. La gente della favela vicina sa di avere lì delle amiche indefettibili. Una sera alle dieci, suona il campanello: è una famiglia alla quale la polizia ha appena bruciato la baracca. Si accampano in clausura e, dopo molte ricerche, la priora compra una grossa pietra in un campo, la fa saltare in aria e la famiglia può costruirsi una casa, con materiale rubato di notte e nascosto nel monastero. Il visitatore apostolico mandato da Roma si trova di fronte a una comunità che certamente non ha una vita regolata secondo i canoni ma dove si sente così accolto, festeggiato e amato, al punto di rientrare a Roma pieno di allegria.

Una famiglia senza tetto, una comunità denunciata a Roma per le irregolarità della sua vita, ecco gli oppressi, gli affaticati ristorati da un amore creativo che fa scoppiare l’allegria fino a Roma.
Chi racconta questo fatto è un domenicano brasiliano che ha conosciuto anni fa il carcere e la tortura perché era dalla parte dei poveri. In carcere con i delinquenti di diritto comune, aveva conosciuto un giovane omicida di cui aveva scoperto la gioia mistica. La sera, quando quest’uomo si trovava da solo nella sua cella di condannato a morte, pensava a Gesù e qualche volta vedeva albeggiare senza essersi reso conto che il tempo fosse passato, senza nemmeno sentire la stanchezza. Era l’amico di tutti, la sua dolcezza era il rifugio di tutti.
“Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”, dice Gesù e subito dopo conferma che ci ristorerà da ogni fatica.

Si conosce il Padre prendendo il giogo di Cristo sopra di sé. Per gli ebrei, il giogo è la legge. Gesù di Nazareth, uomo come noi, ci offre la sua legge, quella dell’amore, e si mette con noi sotto questo giogo. Allora tutti ci diventano amici, sentiamo tutti affidati al nostro amore.

Amici, Gesù rifugge dall’uso della forza, del potere, è un Messia che cavalca un asino, pronto a donare la sua vita, che ci rivela che si può cambiare la storia pur essendo piccoli e poveri, ma ricchi di amore, che proviene dal Padre e raggiunge ogni creatura.

A cura di Carla Sprinzeles | via Qumran

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XIV Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

  • Colore liturgico: Verde
  • Zc 9, 9-10; Sal.144; Rm 8, 9. 11-13; Mt 11, 25-30

Mt 11, 25-30
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero”.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 09 – 15 Luglio 2017
  • Tempo Ordinario XIV, Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 2

Fonte: LaSacraBibbia.net

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