Commento al Vangelo del Venerdì Santo, 14 aprile 2017 – Azione Cattolica

La Croce dà più che mai l’idea del limite dell’uomo, ridimensiona l’uomo schiacciandolo e mostrando che è contenuto dentro la sua larghezza e lunghezza.

Inchiodato a questo strumento l’uomo si muove scompostamente, geme, soffoca fino a morire. A questo strumento Cristo viene violentemente confitto, mostrando paradossalmente Lui, Figlio di Dio, la condizione dell’uomo senza Dio: un uomo che si muove scompostamente, geme, soffoca fino a morire.

Ma questo strumento di morte quando occupato da Cristo diventa drammaticamente uno strumento di vita e di salvezza: «Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me»: la sofferenza e l’abbrutimento di Gesù diventano fonte di riscatto.

La croce è allora segno di questo appiattimento, di questo annientamento di Cristo, solidale all’uomo fino alla morte, ma con Cristo diventa soprattutto segno di elevazione e redenzione.
«Chi cercate?»: la domanda che aveva in qualche modo accompagnato il primo incontro di Gesù coi discepoli del Battista ritorna alla fine della sua vicenda terrena. Quasi ad insistere su una questione fondamentale: cosa ci spinge ad avvicinarci al Signore? La parola decisa di un profeta a favore dell’Agnello?

La rabbia di un soldato che vede un rivale dell’autorità costituita, del potere da conservare? L’incomprensione di un apostolo che si spinge alla complicità?
La solidarietà di Dio che si ridimensiona a tal punto per l’uomo permette all’uomo di “dimensionarsi a Dio”, di ritrovare la sua origine perduta di figlio, la sua prospettiva di infinito e di eterno.

«D’un pianto solo mio non piango più», prega il poeta Giuseppe Ungaretti contemplando la passione di Cristo: sta a noi dunque non isolarci nel nostro dolore rimanendo inchiodati alle nostre croci, ma unirci partecipando alla Sua passione, che sola prelude alla vittoria finale sulla morte e sul peccato.

Sta a noi «mettere la spada nel fodero», rinunciare a ogni prepotenza e arroganza per imboccare con decisione e consapevolezza la via della mitezza, convinti della sua misteriosa ma vera forza trasformante.
Davanti alla possibilità di contrapposizioni forti, all’ansia di occupare spazi anziché di avviare percorsi (secondo l’invito dell’Evangelii gaudium), il Signore mostra una strada diversa.

Egli si consegna, senza riserve. Secondo la sua Parola, non viene privato della vita: è Lui a offrirla. Così Egli non mostra un modo di reagire a una singola – e drammatica – situazione; piuttosto ci indica uno stile da assumere nel nostro modo di stare nella realtà: disponibili al dono, fino alla fine.

Che non sia la nostra, Signore,
l’emozione di un momento, la commozione di un giorno
per poi tornare alle nostre case e alla nostra vita
come se niente fosse successo.
Questo sì sarebbe davvero troppo triste.
Che invece possa esserci sempre compagno il grande sacrificio
che tu hai fatto per noi,
che possa cambiare il nostro modo di essere e di avvicinarci agli altri.

[toggle title=”LEGGI IL BRANO DEL VANGELO” state=”close”]

Dal Vangelo secondo Giovanni (18,1-11 forma breve)

In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli.
Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore.
Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».

[/toggle]

Read more

Local News