Commento al Vangelo di domenica 19 marzo 2017 – mons. Giuseppe Mani

Dopo l’incontro con la tentazione e la trasfigurazione di Gesù incontriamo nelle prossime domeniche tre personaggi storici e simbolici che da secoli accompagnano i catecumeni verso il battesimo e tutti i cristiani verso la festa di Pasqua. Questi tre personaggi esprimono i desideri di tutti gli uomini a non vivere nella sete permanete, di non vivere nelle tenebre e di non vivere nella situazione mortale. Il Cristo scava nel loro desiderio…..prima di soddisfarlo.

La sete, la fame e la fatica. I testi di oggi ci parlano di questi bisogni fondamentali dell’uomo. Nelle letture tutti hanno fame, sete e sono stanchi. Gesù è “stanco dal viaggio” e ha sete. La samaritana vorrebbe essere liberata dalla fatica di venire ad attingere l’acqua al pozzo, i discepoli hanno fame. La scrittura parla degli spessori della nostra vita, con le sue necessità primordiali e le sue preoccupazioni vitali. Ma non soltanto la fame e la sete ma la samaritana non ha potuto trovare l’uomo che la completasse nella sua vita, ha avuto cinque mariti e l’attuale non è suo. Nel cuore di queste situazioni di impotenza si pone la questione radicale dell’uomo, quella della fede: “Dio è veramente in mezzo a noi, si o no?”

Questa domanda ci dice come le questioni si spostano. Alle prime domande di trovare da mangiare , come trovare lavoro si sostituisce l’unica questione. “Dio è con noi si o no?”. Nella terza lettura si nota questa evoluzione delle domande poste a Gesù dalla samaritana: “Tu, giudeo, domandi da bere a me che sono samaritana? E “Dov’è il tuo Dio” e più tardi “Quando verrà il Messia?” Ma Gesù gli risponde subito :”Sono io che ti parlo”. Da notare che “Sono io” “ego eimi” è il nome di Dio stesso. Gesù non viene a dare una risposta ma è la stessa risposta. E’ Lui la presenza di Dio in Spirito e Verità. “Colui che viene a me non avrà più sete”. Il vero nutrimento dell’uomo è Dio stesso.

Prolungare la vita. Nella terza lettura Gesù opera una sostituzione del nutrimento “Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete” e questo cibo consiste nel compiere la Volontà del Padre. Gesù oppone il nutrimento materiale a quello spirituale così per la sete e tutto il resto. Cerca di far passare dai desideri della terra a quelli del cielo. Non si tratta di cambiare desiderio ma di elevarsi fino alla sorgente del desiderio. Desiderare il pane non è altro che desiderare di vivere. “La vita è più del nutrimento e il copro più del vestito”. Si tratta di vivere, desiderio dell’uomo mai smentito. Gesù è venuto non per darci la morte ma “perché essi abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”

Il tempo della fede. La scommessa della nostra vita è questa: credere che Dio è con noi e che è Amore. Anche se la fame ci assale, se non ci riesce niente, se l’equilibrio dell’amore non è condiviso. Superiamo le nostre tenebre personali e diciamo: anche se il mondo va male e prevale la violenza: “Né la morte né la vita, né angeli , né potenze, né altezza né profondità, né alcun altra creatura potrà separarci dall’amore di Dio che in Cristo Gesù Nostro Signore”(Rom 8, 38) Neppure il nostro peccato neppure la debolezza della nostra fede.

Commento a cura di mons. Giuseppe Mani dal sito www.lamiavocazione.it

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III Domenica del Tempo di Quaresima

Gv 4, 5-42
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.
Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».

Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».

Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.

Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».

Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 19 – 25 Marzo 2017
  • Tempo di Quaresima III, Colore viola
  • Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 3

Fonte: LaSacraBibbia.net

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