Roma, 20.12.2016
Santa Messa Prenatalizia per i Parlamentari
“Ascoltare le domande vere”
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
Ritorna la bella tradizione della Messa prenatalizia. Saluto tutti con rispetto, a cominciare dalle più alte Autorità. Un saluto affettuoso e grato a S.E. Mons. Lorenzo Leuzzi che si dedica in modo speciale a questo apostolato. Esso traduce il mandato di Cristo, quello di essere là dove le persone lavorano e vivono. E’ una vicinanza discreta e convinta che offre il Vangelo, strada della vera giustizia scopo della politica. Sappiamo che la fede non è un’idea né un codice, ma l’incontro con la persona di Cristo: Egli è il Figlio eterno di Dio, il Salvatore del mondo, il centro della storia, l’origine della creazione, il suo destino. Egli è il Pane della vita che non finisce, il sole della speranza, il giorno senza tramonto, il focolare dei nostri cuori. Senza di Lui, le grandi domande non trovano risposta, e l’uomo resta un enigma a se stesso. Senza di Lui l’anelito dell’anima verso la gioia, la vita, l’assoluto, cadrebbe nel vuoto.
La nostra esperienza è segnata ancora una volta dai fatti tragici che hanno insanguinato Germania e Turchia, suscitando in tutti indignazione e sgomento. Mentre preghiamo per le vittime, i feriti e i popoli segnati dalla violenza, invochiamo dal Principe della pace propositi e impegni di giustizia e di riconciliazione.
La nostra esperienza, nel contempo, ci attesta che anche le gioie e le conquiste personali non hanno il potere di riempire il cuore. Che cosa manca dunque alle umane sicurezze di benessere, salute, età, posizione, affetti? Perché avvertiamo che tutto è sempre poco per il nostro cuore, e ci sentiamo spinti sempre oltre? La risposta sta ancora nella nostra esperienza: vediamo che i momenti belli sono sempre incompleti e transitori, in una parola fragili, mentre noi vorremmo che fossero pieni e definitivi! Questo desiderio si configura nelle forme più diverse, ma sempre e ovunque porta il volto dell’anelito, della nostalgia. Non si può vivere alla giornata, appiattiti sul presente, circoscritti a obiettivi a volte mediocri perché legati a piccoli interessi individuali. Anche i significati buoni non sono in grado di riempire il cuore: se tutto è destinato a frantumarsi: vale veramente la pena di sacrificare la vita?
Oggi viviamo in un clima di permanente distrazione, spesso mascherata da impegni gravi, responsabilità importanti. Respiriamo una cultura distraente che vuole farci vivere distratti. Lo scopo sembra quello di impedirci di pensare, di ascoltare le voci che salgono dalle profondità dell’anima, le domande radicali sul senso del nostro essere, dell’esistenza, della morte e dell’oltre: se vale la pena (A.Camus, il Mito di Sisifo)! Ascoltare queste domande significa accedere alla spiaggia della verità, delle cose come stanno e non come ci fanno credere che siano, o come noi stessi vorremmo illudendoci; significa che la coscienza si risveglia alla libertà, e finalmente vede ciò che vale e ciò che è scintillante apparenza. Per questo si cerca di occupare con rumori e immagini ogni spazio, affinché sia difficile fare silenzio e rientrare in se stessi: il pensare nella verità, infatti, diventa pericoloso per la vuota narrativa costruita non sulla realtà ma sull’interesse.
Ma allora, esiste un senso alla vita, un senso non apparente in grado di colmare l’anima? L’uomo concreto – nonostante le conquiste della scienza e della tecnologia – è consapevole che non può farsi con le proprie mani, che la pienezza e il per sempre non è opera sua, ma che viene da altrove, dall’alto come un dono. Questo “dall’alto” si è rivelato, e ha preso il nome di Gesù, Dio-salva. Ha preso il nome di Emanuele, Dio-con-noi. Egli entrato nel tempo per aprirci l’eterno, nella finitezza per donarci l’infinito, nella umiltà per farci grandi, nella povertà per rivestirci della ricchezza di figli di Dio. Egli ci ha aperto il libro della vita, la strada dell’umanità vera, della felicità piena. L’uomo partecipa all’opera, ma non è il protagonista, e questo lo aiuta a vivere.
Pensare che un cristiano debba mettere fra parentesi la sua fede per aver accesso al pubblico agone, è chiedere di vivere schizofrenici. La Chiesa non ha mai preteso di appellarsi all’autorità di Dio, ma sempre ha usato la ragione per offrire ragioni alle visioni, ai principi, alle norme, consapevole che non poco di ciò che fa parte della Rivelazione, è scritto nel libro della natura di cui l’uomo è culmine.
In questa celebrazione natalizia, vogliamo chiedere al Bambino Gesù di essere sapienti e liberi per il bene delle nostre anime, per il senso pieno dei nostri giorni, per costruire il vero bene di tutti, quello cioè che il popolo attende e pretende.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo di Genova
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana
Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa