Il commento al Vangelo di domenica 18 dicembre 2016, quarta di Avvento, a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.
GIUSEPPE
La tradizione raffigura Giuseppe come un uomo anziano, perché quando Gesù è adulto sembra essere già morto.
Ama moltissimo la sua fidanzata Maria, tanto che, quando viene a sapere che è incinta, mette da parte il suo amor proprio e pensa di licenziarla in segreto senza fare uno scandalo.
Le apparenze gli dicono che la ragazza lo ha tradito e chiedere una clamorosa soddisfazione sembra del tutto legittimo, ma lui non pensa a meschine rivalse, quanto al futuro di Maria.
L’apparizione in sogno dell’angelo migliora solo apparentemente le cose. Infatti, anche se il tradimento non ha avuto luogo, i suoi progetti circa la sua famiglia futura sono certamente sconvolti. Suo malgrado è chiamato ad accettare di essere il padre putativo di un bambino che comunque non è suo.
Tuttavia, ogni papà sa che un figlio non si sceglie, ma nasce con le sue doti e la sua personalità e, anche se può somigliare fisicamente ai genitori, è una persona a sé. Per questo Giuseppe si fida di Dio e si mette a disposizione: il suo sì vale quanto quello di Maria. Diventa così il modello di ogni paternità.
Il compito di un padre, e soprattutto di un padre spirituale, è quello di guidare il proprio figlio fino a quando è pronto a camminare da solo per poi lasciarlo andare verso il suo futuro, senza legarlo a sé. Giuseppe accompagna Gesù nella sua crescita, lo protegge, gli dà il buon esempio, gli insegna il suo mestiere, lo tiene accanto a sé con amore e premura, fintanto che la sua presenza è utile.
L’ultima volta che incontriamo Giuseppe nel vangelo è quando, insieme a Maria, ritrova il fanciullo Gesù nel tempio che disputa coi dottori. La mamma, che dopo tre giorni di ricerca è al colmo della preoccupazione, gli chiede il perché di quel comportamento. Il giovane risponde in modo disarmante: perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?
Ora che ha piena coscienza di chi è suo Padre, il suo percorso è compiuto e lo è anche il compito di Giuseppe, così la sua figura silenziosamente esce di scena. La grandissima umiltà e la totale dedizione al progetto di Dio fanno di lui una figura gigantesca nella storia della salvezza.
È degno della gloria riservata ai più grandi santi. Ecco perché Gesù dice che perdere la propria vita significa salvarla: affidarsi a Dio e accettare il suo progetto è l’unico modo per essere davvero grandi.
LEGGI ALTRI COMMENTI AL VANGELO
Quarta domenica di Avvento
- Colore liturgico: viola
- Is 7, 10-14; Sal.23; Rm 1, 1-7; Mt 1, 18-24
Mt 1, 18-24
Dal Vangelo secondo Matteo
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 18 – 24 Dicembre 2016
- Tempo di Avvento IV, Colore viola
- Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 4
Fonte: LaSacraBibbia.net
LEGGI ALTRI COMMENTI AL VANGELO