Lettere da Gibuti

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Questa serie di riflessioni di padre Renato, missionario a Gibuti, ci permette di gustare un po’ la realtà di una minuscola Chiesa in terra d’Islam. Queste pagine aiuteranno infatti il lettore a incontrare un mondo diverso dal mondo in cui vive.

«Le Afriche ci ricordano quello che diceva saggiamente uno dei personaggi generati dall’estro letterario dello scrittore senegalese Cheick Anta Diop a proposito dei rapporti Nord-Sud: “Non abbiamo avuto lo stesso passato, voi e noi, ma avremo necessariamente lo stesso futuro”».

(Dalla postfazione di Giulio Albanese.)

 

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LETTERE DA GIBUTI, Comunità cristiane nel mondo musulmano

Copertina del libroGibuti è il nome di una giovane repubblica africana e, allo stesso tempo, della sua capitale nel Corno d’Africa, tra Somalia, Etiopia e Eritrea.Territorio dell’Islam, sbarcato già nel VII secolo dalla vicina penisola Arabica. Forse è il punto più caldo della terra, arrivando fino a quasi 50°C d’estate: una terra bruciata dal sole. Tutto è arido, secco: “Non piove da quattro anni” vi dirà con amarezza qualcuno nell’interno desertico.

Una volta alla settimana arriva – ma non sempre – un treno dall’Etiopia con le verdure, perchè qui quasi nulla si può coltivare. Puntuale come sempre, invece, arriva ogni giorno il kat, erba che si mastica per ore e ore, inebria il cervello, fa passare la fame, ed è come una droga… Povertà, disoccupazione, emigrazione, kat, prostituzione: su tutto questo si distende magnifico – più volte, giorno e notte – il canto delle moschee ”Dio è grande!” come una strana e spendida corale. Solo la fede sostiene questo meraviglioso popolo e una micro-solidarietà quotidiana…

In mezzo a loro, però, c’è anche la presenza di uomini e donne che fanno miracoli altrettanto quotidiani: sono cristiani. I loro sono gesti di collaborazione, di aiuto o di uno sguardo e una parola che incoraggiano. Sono suore, giovani volontari, missionari, piccole comunità cristiane, che si fanno in cento nel campo della sanità, dell’insegnamento, dell’aiuto concreto alle varie povertà.

Spiccano nella lettura delle Lettere da Gibuti alcuni volti come quelli delle Suore di Gibuti, “donne di carità, di frontiera e di obbedienza”. Tra di loro la figura di suor Anna, anziana donna veneta di gran cuore e altrettanto temperamento, capace, talvolta, di presentarsi alla polizia per fare le sue rimostranze: “Voi trattate come animali questi emigranti!” I poliziotti la ascoltano rispettosamente e restano interdetti. L’impegno delle suore cristiane in questa terra musulmana è assicurare la presenza viva del Vangelo non solo attraverso le attività, ma attraverso l’impegno vissuto nella gioia e realizzato nell’amore.

Vivere da cristiani in un ambiente musulmano è qualcosa di veramente originale. È la vocazione coraggiosa di una Chiesa povera, minoritaria, senza ambizioni, di un cristianesimo che riscopre il messaggio del Vangelo: la passione per l’uomo, per tutti gli uomini senza distinzioni. Volti e situazioni differenti sono presentati in queste Lettere con pennellate rapide, efficaci ed uno sguardo commosso come di eroi in un mondo di umili: sono i discepoli del Signore nella terra del Profeta, appassionati del “dialogo della vita” con un popolo radicalmente differente. Nella terra dove i credenti vivono unicamente la grandezza di Dio – come ricordava Giovanni Paolo II ai giovani musulmani a Casablanca – essi si fanno testimonianza di un Dio che è Amore.

Un tocco poetico si allea sempre ad una riflessione lucida ed efficace nel comprendere una grande verità: “I sistemi si oppongono, gli uomini si incontrano”. Pregevole, infine, la post-fazione di Giulio Albanese, sulla problematica delle Afriche (volutamente al plurale), che ricorda quanto lo scrittore senegalese Cheick Anta Diop a proposito dei rapporti Nord-Sud: “Non abbiamo avuto lo stesso passato, noi e voi, ma avremo necessariamente lo stesso futuro”.

Da un’esperienza di missione è nato questo libro e ne è testimonianza viva, concreta e appassionante. Si fa anche gesto missionario: i diritti di Autore sono inviati alla diocesi di Gibuti per la vita delle piccole comunità cristiane. Ma diventa anche strumento utilissimo per le nostre parrocchie, per una sensibilizzazione missionaria e migratoria, per una apertura sul panorama multireligioso attuale. È, in fondo, entrare in un mondo molto differente dal nostro, percorrendolo con lo sguardo, il cuore e la preghiera. Alla fine sarete differenti. Si avvera, infatti, quella convinzione essenziale:“Un vero viaggio di scoperta non è cercare nuove terre, ma avere nuovi occhi”.

Informazioni utili

  • Titolo Lettere da Gibuti
  • Autore Renato Zilio
  • Prezzo € 7,00
  • Dati 2009, 88 p.
  • Editore Edizioni Messaggero

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