Il commento al Vangelo dal foglietto “La Domenica” del 25 settembre 2016

LIBERACI, SIGNORE, DALLA AVIDITÀ DELLE RICCHEZZE

La parabola evangelica non ci presenta come modello l’amministratore infedele, ma la sua rapidità nel decidere. Anche noi siamo chiamati a scegliere tra Dio e il denaro. I beni che possediamo non vanno idolatrati, al punto che prendano il posto di Dio, dei genitori, degli sposi, dei figli…

[ads2]GESÙ ancora una volta sconvolge la mentalità del mondo. Nel brano del Vangelo odierno di Luca, egli insegna ai suoi discepoli come usare il denaro e le ricchezze: con accortezza e guardando non a un orizzonte temporale definito, ma all’eternità, al Regno.

Parla di un amministratore disonesto che ha saputo utilizzare le ricchezze per farsi degli amici e prepararsi un futuro migliore. Gesù non lo giustifica per aver falsificato i conti, ma ne sottolinea la scaltrezza nel gestire la ricchezza. Da qui l’insegnamento per noi: Gesù invita a ritenere il denaro un mezzo e non un fine. Infatti, il cristiano deve occuparsi del suo destino eterno usando i beni per aiutare i poveri, perché sono loro che un giorno lo accoglieranno nel Regno.

Sono i poveri la vera ricchezza che non ci sarà tolta, perché grazie a loro possiamo esercitare quella carità che ci permette di accumulare tesori in Cielo. L’invito alla giustizia e all’onestà nei confronti dei più deboli è ribadito anche dal profeta Amos nella prima Lettura. Tutti gli uomini, infatti, sono fratelli e figli dello stesso Padre e tutti hanno per destino la santità, come afferma l’apostolo Paolo nella seconda Lettura.

Nicola Gori

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XXVI Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

Lc 16, 19-31
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.

Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.

Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.

E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 25 Settembre – 01 Ottobre 2016
  • Tempo Ordinario XXVI, Colore verde
  • Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 2

Fonte: LaSacraBibbia.net

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