Il Vangelo del Giorno, 15 Agosto 2016, Lc 1, 39-56

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Il testo ed il commento al Vangelo del 15 agosto 2016 – Lc 1, 39-56

XX Settimana del Tempo Ordinario – Anno II

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  • Colore liturgico: Bianco
  • Periodo: Quarta settimana del Salterio
  • Lunedì – 20.a Tempo Ordinario
  • Santo del giorno: ASSUNZIONE DELLA B.V. MARIA (s)
  • Risplenda la Regina, Signore, alla tua destra
  • Liturgia: Ap 11,19;12,1-6.10; Sal 44; 1Cor 15, 20-26; Lc 1, 39-56

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Lc 1, 39-56
Dal Vangelo secondo Luca

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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Commenti al Vangelo di Lc 1, 39-56

Commento a cura di don Mario Prandi

[ads2]Misericordia, dono, lontananza-vicinanza

Dio dona continuamente la sua misericordia: è l’idea che ci ha guidato in questa celebrazione per cercare di “capire qualcosa” del significato di questa solennità. Cosa vuol dire Immacolata Concezione? Difficile risposta, troppo difficile almeno per me, semplice prete (che oggi festeggia i suoi 14 anni di ordinazione diaconale) spiegare come Dio può preservare una creatura dal peccato originale, troppo difficile anche per le nostre comunità qui a Cuba. Per provare ad essere semplici (e non banali) ci siamo fatti aiutare da alcune parole: misericordia, dono, lontananza-vicinanza. In queste abbiamo osato “racchiudere” per quest’anno il mistero dell’Immacolata.

Ascoltando la prima lettura ci veniva in mente proprio la parola misericordia, perché la risposta di Dio alla vicenda di Adamo ed Eva non è stata la condanna, ma una promessa, la promessa che da quella stessa fragilità di carne di donna nascerà, come abbiamo ascoltato domenica scorsa nel vangelo, uno più forte. La stessa idea di fragilità chiaramente è opinabile: qui a Cuba la donna, nell’immaginario comune, è debole, è fragile, è poca cosa e dobbiamo riconoscere che anche nella chiesa dobbiamo fare passi avanti nei confronti delle donne (leggevo oggi con piacere che il card. Scola nel discorso alla città di Milano, citando S. Ambrogio ha rimarcato la grande considerazione che questo santo ha avuto per le donne: Ambrogio richiama con forza il senso autentico della proprietà privata: i beni ci sono dati in uso e in primis in funzione del bene comune.

Fa sentire alto il suo monito contro la cupidigia e l’avidità, in particolare presso coloro che ricoprono cariche pubbliche. Da qui consegue l’attenzione ai poveri (soprattutto ai poveri “vergognosi”, che non avevano il coraggio di manifestare la propria situazione di indigenza), ai malati, ai condannati a morte, ai prigionieri, ai forestieri, agli affamati, alle vedove e agli orfani… Tra le tante fragilità del suo tempo non dimentica nemmeno quella degli anziani trascurati e lasciati a se stessi e invita i figli ad assistere i genitori anziani.

Particolarmente significativo il soccorso a chi affollava le città arrivando da fuori, soprattutto gli immigrati, in particolare i contadini, colpiti da carestie e guerre, e i profughi. Questa sua sensibilità e l’impegno sul piano sociale ed economico poggiano su una strenua difesa della verità, incurante di rischi e difficoltà, nella consapevolezza che la morale cristiana perfeziona quella naturale senza contraddirla. Ciò lo rende particolarmente attento all’etica matrimoniale e familiare. Alla ferma condanna dell’aborto fa seguire una decisa valorizzazione, profetica per il suo tempo, del ruolo della donna).
Immacolata, allora, ci siamo detti vuol dire: forza, radicalità, fermezza, coraggio. Chi è più forte? Adamo con la sua paura e il suo nascondersi, o Maria con il suo turbamento e il suo dire: Eccomi? Chi è più forte? Adamo che gioca a scaricare la responsabilità su Eva o Maria che accetta la responsabilità della maternità? Chi è più forte? Adamo, che non riconosce più in Eva un dono (diventa: la donna che tu mi hai posto a fianco…), oppure Maria che accetta di fondare la propria vita sulla fragilità della parola di Dio (avvenga di me quello che hai detto)?

Dalla Vergine nascerà colui che il Battista definisce come più forte di me, forte perché fonderà la propria vita terrena sull’umiltà, sulla fragilità, sul dono, sulla disponibilità: tutti valori che, se ci pensate bene, possiamo riscontrare facilmente in Maria. La cosa più bella a mio parere è questa: che da quella storia di peccato, ovvero di lontananza da Dio non nasce una condanna, ma nasce la storia della Salvezza, la storia della compassione e della misericordia di Dio con gli uomini: la storia della vicinanza di Dio, che in Gesù ha il suo compimento.

Mi piace condividere con voi alcune parole di don Giovanni Nicolini a proposito dei versetti 14 e 15 di questo capitolo 3 del libro della Genesi: questi versetti, che sono intesi come un proto-evangelo che dice la futura sconfitta del signore del male e della morte ad opera di una discendenza della donna, ci aiutano ad andare contro la retorica spaventosa che vede la donna come sede propria della tentazione e della seduzione maligna! Al contrario: sembra che proprio a lei sia affidato il compito storico di una generazione nuova, come esito finale di una lotta tra lei e il serpente.

Una conferma a tutto questo ci viene, a mio avviso, dalla seconda lettura, nella quale Paolo fa entrare in scena tutti gli uomini (E. Ronchi). Ognuno è chiamato ad essere santo ed immacolato, ognuno è chiamato a fondare la propria vita sulla fragilità della Parola di Dio perché questa Parola Dio l’ha affidata alla fragilità della nostra carne. Ci siamo soffermati un po’ su questa chiamata nelle nostre comunità e ci siamo detti che questa chiamata è un dono, un bel dono che Dio ci fa’, il più bel dono che Dio ci possa fare perché Lui non ci regala delle cose ma ci regala la sua paternità. Siamo figli adottivi dice il testo, il che non significa che siamo “meno figli”.

La vicenda di Gesù infatti ci dice che ognuno di noi è fortemente voluto, desiderato, amato dal Padre. Chi adotta un bambino sa quali e quanti sacrifici, fatiche e coraggio sono necessari. Che bello per un papà e una mamma che adottano un bambino (spero di non esagerare), poter fare questo paragone tra la loro vicenda e quella di Dio Padre con ognuno di noi.

Una parola, quella di Paolo, di una bellezza straordinaria che “quasi” ci pone sullo stesso piano di Maria, scelta per puro dono e preservata dal peccato per puro dono. E anche noi, come lei scelti prima della creazione del mondo per essere santi ed immacolati. Possiamo sentire allora rivolte a noi le parole dell’angelo a Maria: Kaire, gioisci! Non si può non gioire quando Dio entra nella nostra vita. Kekaritomene, E. Ronchi traduce: amata per sempre, perché l’amore di Dio non conosce misura; il Signore è con te, la promessa di una presenza, di una vicinanza, di un accompagnamento, di una benedizione. Nella vita di Maria, nella vita di ogni uomo e di ogni donna si compie il cammino della misericordia di Dio.

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