È una festa che ci mette con le spalle al muro: è la Trinità, ciò in cui crediamo. Eppure la nostra personale vita spirituale più facilmente è abituata a pregare il Padre, a ricordare il Figlio, a invocare lo Spirito Santo. A guardare alle tre persone singolarmente, insomma. Invece la festa che si celebra oggi ci propone di contemplare un mistero d’amore che non si coglie razionalmente, ma si lascia abbracciare dalla fede. È forse questa la questione: nonostante le nostre menti conoscano le similitudini, abbiano ascoltato innumerevoli spiegazioni, ricordino quadri celebri, si scontrano con la fatica di tradurre tutto questo nelle invocazioni della vita quotidiana.
[ads2]Tuttavia una maggiore familiarità con la Trinità potrebbe essere una fonte preziosa di stimoli per comprendere la forza di una Chiesa plurale, in cui le diversità diventano complementari, in cui la differenza permette l’amore, in cui il potere non è il criterio di decisione.
Proprio il brano biblico di questa domenica liturgica permette di cogliere questa circolarità, a partire da alcune affermazioni che possono lasciare interdetti, a meno che non si intraprenda il cammino della meditazione e della sequela.
Il brano inizia con il versetto 12 del capitolo 16 del Vangelo di Giovanni, in cui è messo in luce come Gesù non ritenesse il suo annuncio concluso («molte cose ho ancora da dirvi») e rimandasse la conoscenza di «tutta la verità» all’arrivo dello Spirito. Non possiamo rifuggire la domanda: perché lo Spirito sarebbe stato in grado di guidare a tutta la verità, di dare il coraggio di portare il peso, di completare l’annuncio? Proprio questo paradosso permette di mettere in luce la dinamica circolare che abita la Trinità: è il Padre a possedere la verità; per questo motivo, la possiede anche il Figlio e lo Spirito potrà guidare i discepoli a essa. Senza voler essere troppo arditi, si può quasi vedere la necessità reciproca o, piuttosto, il desiderio di darsi reciprocamente spazio: nessuna delle persone si impone, diventa l’unico riferimento, dimentica le altre. Gesù ricorda il Padre e annuncia lo Spirito, senza proporsi come unico riferimento, anche se erano i “suoi” discepoli. Non sappiamo se Gesù stesso avrebbe potuto annunciare tutta la verità, superando perfino la ritrosia sulla effettiva capacità dei discepoli “di portarne il peso”; sappiamo però che sceglie di non farlo per dare la parola a un altro. E questi non parlerà da sé, «ma dirà tutto ciò che avrà udito», «prenderà da quel che è» dello stesso Gesù per poterlo annunciare.
Trinità amata,
custodisci le nostre menti che non possono comprendere tutto,
riscalda i nostri cuori con il tuo abbraccio amoroso
apri le nostre vite alla contemplazione del tuo mistero.
Accogli le nostre mani e la nostra intelligenza,
affinché possano essere guidate verso la verità intera
e possano accompagnare i più piccoli in questo viaggio
alla scoperta di te e del tuo annuncio di salvezza.
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Domenica della Santissima Trinità
- Colore liturgico: bianco
- Prv 8, 22-31; Sal 8; Rm 5, 1-5; Gv 16, 12-15
Gv 16, 12-15
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 22 – 28 Maggio 2016
- Tempo Ordinario VIII, Colore bianco
- Lezionario: Ciclo C, Salterio: sett. 4
Fonte: LaSacraBibbia.net