Ryan,“Che cosa ti fa felice nel tuo lavoro come Papa?”
“Mi fa felice stare con la gente. Questo mi fa felice. Se non riesco a stare con la gente sto con Gesù e gli parlo della gente. Io non mi immagino solo.”
Jðao, Natasha, Emil, Yfan, Alessio… I bambini di tutto il mondo, dalla Cina alla Russia, dall’Europa all’Equatore si rivolgono ogni giorno a Papa Francesco per chiedergli aiuto, consigli, risposte ai propri dubbi e spiegazioni sul senso più profondo della fede e dell’esistenza, inviandogli lettere e disegni. Che cosa faceva Dio prima di fare il mondo? Che cosa ne è dei nostri cari dopo la morte? Abbiamo davvero tutti, anche i malvagi, un angelo custode? E ancora: qual è stata la scelta più difficile che il Papa ha dovuto fare nella sua missione e che cosa farebbe se potesse realizzare un miracolo? A queste e altre domande contenute in una trentina di lettere provenienti dai cinque continenti, Papa Francesco risponde con parole semplici e straordinariamente intime, come un padre premuroso, accogliendo e confidando ai più piccoli la sua riflessione sulla vita e sulla fede.
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“Prima di creare il mondo, Dio amava”, “Dio ama sempre. Dio è amore”.
Papa Francesco risponde così a Ryan, bambino canadese che gli chiede cosa facesse Dio prima di creare il mondo. Il Papa risponde con parole semplici, intime, come un padre premuroso, confidando ai più piccoli la sua riflessione sulla vita e sulla fede. A volte con risposte sorprendenti. Del resto è proprio Francesco ad affermare che per lui “vedere un bambino è vedere il futuro” e sente salire nel suo cuore “tanta speranza”.
[ads2]Se potessi fare un miracolo, guarirei tutti i bambini
Francesco tocca le corde del cuore quando si sofferma sulla sofferenza dei bambini. A William che dagli Stati Uniti gli chiede cosa farebbe se potesse compiere un miracolo, risponde: “Io guarirei i bambini”, “se potessi fare un miracolo guarirei tutti i bambini”. E aggiunge che non è “ancora riuscito a capire perché i bambini soffrano”, è un mistero “a cui non sa dare una spiegazione”. “La mia risposta al dolore dei bambini – aggiunge – è il silenzio oppure una parola che nasce dalle mie lacrime”. Di miracoli parla anche in una risposta a Joaquin, che dal Perù gli chiede “perché non ci sono più miracoli”. “Ma chi te lo ha detto questo?”, replica il Papa, “non è vero! I miracoli ci sono anche adesso”: “il miracolo della gente che soffre e non perde la fede, per esempio”. Il Papa pensa anche ai martiri in Medio Oriente “che si lasciano uccidere per non rinnegare Gesù”. “Anche io – rivela – ne ho sperimentati tanti. No, non sono i miracoli spettacolari. Io non ho mai visto risuscitare un morto, no. Ma ho visto tanti miracoli quotidiani nella mia vita”. A Luca, bimbo australiano, che ha perso la mamma, scrive che ora sua madre è “in cielo” ed è “più bella che mai”. “Ogni volta che ti vede – soggiunge – tua mamma è contenta se ti comporti bene. Se non ti comporti bene, lei ti vuol bene lo stesso e chiede a Gesù di farti più buono”.
Non siamo prigionieri della sofferenza, Gesù ha vinto il male
A Mohammed, che scrive dalla Siria, parla della sofferenza, della “gente cattiva che fabbrica armi perché le persone combattano e facciano la guerra. C’è gente che ha nel cuore odio”. “Questo è terribile”, commenta, “ma questa sofferenza è destinata a terminare”, “non è per sempre”. “Noi – sottolinea Francesco – non siamo prigionieri della sofferenza”, perché Gesù “è venuto a salvarci e ha sconfitto il diavolo”. “Il diavolo è uno sconfitto – dice ad una bambina peruviana – è come un cane legato che abbaia e ringhia, ma se non ti avvicini non può morderti”. E nella risposta a un bambino dello Zimbabwe, osserva che Gesù ha sconfitto il male sulla croce. “Il diavolo – ribadisce – è stato sconfitto e per questo ha tanta paura della croce”.
Dio vuole la salvezza di tutti noi
Ad Emil, della Repubblica Dominicana, rassicura che i nostri parenti che sono in cielo “non sono lontano da noi”, “pregano per noi e si prendono cura di noi con affetto”. A Michael che, dalla Nigeria gli chiede cosa fare per risolvere i conflitti nel mondo, risponde con franchezza che “non c’è una bacchetta magica”. Per questo, “bisogna convincere tutti – è la sua esortazione – che il modo migliore di vincere una guerra è non farla. Non è facile, lo so. Ma io ci provo. Provaci anche tu”. A un bambino cinese che gli chiede se il nonno che non è cattolico andrà in Paradiso, il Papa risponde che “Gesù ci ama tantissimo e vuole che tutti andiamo in cielo. La volontà di Dio è che tutti si salvino”. Una volta, racconta, una signora andò da San Giovanni Maria Vianney disperata perché suo marito si era suicidato buttandosi da un ponte. “Era disperata – spiega il Papa – perché immaginava che il marito fosse certamente all’inferno”, ma il Curato d’Ars le disse: “Guarda che tra il ponte e il fiume c’è la Misericordia di Dio”.
Prego dovunque, mi piace sentirmi padre e stare con la gente
Naturalmente, molte lettere dei bambini riguardano la vita personale di Francesco, cosa voglia dire essere il Papa. Lui non si sottrae e risponde con naturalezza, sottolineando innanzitutto che non saprebbe riconoscere se stesso senza il sentimento di paternità. “Non potrei proprio pensare a me stesso se non come padre”. “Mi fa felice stare con la gente – risponde a Judith che gli scrive dal Belgio – questo mi fa felice. Se non riesco a stare con la gente sto con Gesù e gli parlo della gente”. A Josephine che gli chiede qual è il suo posto preferito per pregare, risponde che a lui “piace pregare dovunque”, “posso pregare mentre cammino o anche quando vado dal dentista. Dio lo trovo dovunque”. Una preghiera che deve venire dal cuore, perché “Lui ci ascolta con il cuore”. Ma qual è la scelta più difficile per Papa Francesco, scrive Tom dal Regno Unito? “Mandar via qualcuno o da un compito di responsabilità o da una posizione di fiducia o da un cammino che sta facendo perché inadatto”. Per me, riprende, “allontanare una persona è davvero molto difficile”, “io amo fidarmi della gente, dei collaboratori, delle persone che mi sono affidate. Mi sento male se devo mandar via qualcuno, ma a volte bisogna farlo”.
Da ragazzo mi piaceva ballare il tango, è bello essere allegri
Francesco torna anche alla sua infanzia, ricorda che gli piaceva tanto ballare il tango da ragazzo. Annota poi che anche Re Davide quando l’Arca dell’Alleanza tornò a Gerusalemme si mise a ballare davanti ad essa, ma sua moglie Micol lo disprezzò nel suo cuore. “Questa donna era malata di serietà, la sindrome di Micol io la chiamo. La gente che non può esprimere allegria sta sempre seria. Ballate voi che siete bambini, così non sarete troppo seri quando sarete grandi”. E confessa simpaticamente che, da piccolo, voleva fare il macellaio perché quando andava al mercato con sua nonna questi aveva una grande tasca nel suo grembiule con tanti soldi e quindi pensava che fosse un uomo ricchissimo. “E’ buffo – scrive a Basia, bambino polacco di otto anni, – ma devo confessarti questa cosa”. Ad Alessio, di Catania, Francesco racconta invece di quando era chierichetto. A quei tempi, ricorda, la Messa non era in spagnolo. “Il prete – confida – parlava ma io non capivo niente. E così anche i miei compagni. Allora per gioco imitavamo il prete storpiando un po’ le parole per fare strane frasi in spagnolo. Ci divertivamo. E ci piaceva tanto servire la Messa”. Il Papa torna poi al suo amore per il pallone. “Si gioca bene al calcio – evidenzia – quando si gioca insieme, quando si fa gioco di squadra e si cerca il bene di tutti senza pensare al bene personale o a mettersi in mostra. Così dovrebbe essere anche nella Chiesa”.
Tutti litighiamo anche il Papa, ma bisogna sempre fare la pace
Anche la famiglia e le relazioni con gli altri sono tra i temi che spesso ricorrono nelle lettere dei bambini al Papa. “Tutti noi litighiamo”, “anch’io ho litigato – afferma rispondendo ad Alexandra, una bimba filippina – è normale che la gente discuta. E così anche i genitori discutono”. Tuttavia, avverte, i genitori “mai finiscano la giornata senza fare la pace”. E raccomanda ai bambini: “Se vuoi aiutare i tuoi genitori io ti consiglio soprattutto di non parlare mai male di tuo papà a tua mamma e di tua mamma a tuo papà. Stai vicina a tua mamma e a tuo papà e parla bene di loro. Questo farà bene a tutti”. A Mansi, che scrive dall’India, aggiunge: “Puoi trovare Dio nella tua famiglia volendo bene a tua mamma, tuo papà”, “se vuoi bene ai tuoi familiari allora troverai Dio”. Ed evidenzia che Dio ci ha creati liberi, ma molti hanno paura della libertà “perché non è programmabile e proprio per questo la libertà è bella ed è il dono più grande”. A Thierry, che dall’Australia gli chiede perché Gesù non dia da mangiare a tutti, Francesco sottolinea che “il problema non è Gesù, ma la gente cattiva ed egoista che vuole tenere tutto per sé e non vuole condividerlo”, per questo “dobbiamo imparare a condividere le ricchezze che abbiamo”.
Vorrei ringraziare Dio per la sua pazienza e aiutare chi soffre
Il Papa risponde poi ad alcune questioni di fede poste dai bambini. A Juan Pablo che gli chiede perché Gesù abbia scelto alcuni come apostoli e non altri, Francesco risponde che “Gesù non sceglie le masse, ma ciascuno, uno per uno”. Tutti, prosegue, “siamo eletti per amore di Gesù”, “questo amore ci fa sentire scelti”. Lui “non esclude mai nessuno dal suo cuore”. E a Karla che, dal Nicaragua, si domanda se anche le persone cattive abbiano un angelo custode, il Papa risponde che tutti ne abbiamo. E aggiunge che “un modo di aiutare le persone cattive è pregare il loro angelo custode perché le aiuti a diventare buone”. E invita così i bambini ad andare al catechismo perché questo ci aiuta a conoscere meglio Gesù e “la sua grande famiglia che è la Chiesa”. Francesco risponde infine a due bambini olandesi che gli chiedono cosa vorrebbe fare ancora nella sua vita. “Mi piacerebbe sorridere sempre – risponde – sorridere a Dio innanzitutto”, “vorrei ringraziare Dio per la sua pazienza”, per il bene che fa e “mi piacerebbe aiutare la gente che soffre”.