Il testo ed il commento al Vangelo del 8 febbraio 2016 – Mc 6, 53-56, ย Tempo Ordinario – Anno II, Quinta settimana del Tempo Ordinario.
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- Colore liturgico: bianco
- Le letture del giorno: 1 Re 8, 1-7.9-13; Sal 131; Mc 6, 53-56
Mc 6, 53-56
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesรน e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennรจsaret e approdarono.
Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse.
E lร dove giungeva, in villaggi o cittร o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
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Commenti al Vangelo di Mc 6, 53-56
Commento a cura dei giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)
[ads2]Un tocco di speranza.
ยซNon sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatoriยป. Questa sentenza del Signore ci indica verso chi egli indirizza di preferenza la sua missione e, paragonandosi ad un medico, dice di voler anzitutto soccorrere i malati e non i sani e, volendo mostrare visibilmente al mondo la misericordia del Padre; afferma ancora che i primi destinatari non sono i giusti, che giร hanno accolto quel dono di Dio, ma i peccatori che ne sono privi. Questo ci spiega la natura della missione di Cristo e i motivi che l’inducono a cercare, ovunque si trovino, i malati del corpo e dello spirito. Il vangelo di oggi ci fa incontrare Gesรน in Galilea, nella regione dei Gerasรจni, disprezzata dagli abitanti di Gerusalemme; qui il Signore viene riconosciuto come colui che porta la vita e la salvezza. Con questa convinzione accorrono da lui, lo cercano dovunque, per poi condurgli gli ammalati nel corpo e nello spirito. Ecco un ruolo ed una missione che dovrebbe essere costantemente nel cuore di ogni credente: cercare Gesรน e condurre a lui gli affaticati e gli oppressi di questo nostro mondo. Non basta procurare loro un buon ospedale e affidarli alle buone cure dei medici; spesso alla malattia del corpo si accompagna uno stato di spossatezza dell’anima, un’infermitร dello spirito, che merita la migliore attenzione. Quando riponiamo tutte le nostre speranze solo ed esclusivamente nell’apporto della medicina e delle cure esterne degli uomini, rischiamo di trascurare la parte piรน importante e preziosa dell’uomo, la sua anima. Capita troppo spesso di trovarci impreparati dinanzi al malato, soprattutto dinanzi al malato terminale, quando la medicina e i medici si sono arresi, perchรฉ impotenti, quando, in tono di passiva rassegnazione, sentiamo dire o diciamo a noi stessi: ยซNon c’รจ piรน nulla da fareยป. ร un inganno. Quando non c’รจ piรน nulla da fare da parte dei medici e della medicina, dovrebbe iniziare un amorevole premura, che aiuti il paziente ad affrontare nel modo migliore possibile il dramma della morte. Questa รจ la proposta cristiana per una vera eutanasia, per una morte non dolce, ma da credenti in Cristo e secondo la sua volontร . Dio solo sa quanti nostri fratelli e forse anche persone a noi care, vengono lasciate nella piรน penosa solitudine e abbandono proprio quando avrebbero piรน urgente bisogno di presenze e di cristiana collaborazione. Quando si spengono in noi le umane attese abbiamo bisogno piรน che mai di ravvivare la speranza cristiana nei beni futuri ed eterni.