Commento al Vangelo del 31 gennaio 2016 โ€“ don Giovanni Berti โ€“ Gioba

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Commento al Vangelo a cura di don Giovanni Berti 

Il Vangelo di questa domenica inizia dove era finito il racconto del vangelo di domenica scorsa. Anzi, viene ripetuta lโ€™ultima riga, quando Gesรน proclama che quel che รจ stato letto da lui dal rotolo del profeta Isaia si sta realizzando.
Eโ€™ davvero importante non dimenticare il legame profondo di tutto il brano di Gesรน nella sinagoga di Nazareth, anche se la liturgia lo divide in due diverse domeniche.

[ads2]Gesรน sta dicendo ai suoi concittadini, che lo hanno visto crescere e ne conoscono bene la famiglia, che le parole di misericordia di Isaia (โ€ฆai poveri il lieto annuncio, ai prigionieri la liberazione, ai ciechi la vista, a libertร  agli oppressiโ€ฆ) non sono parole sepolte nel passato o cosรฌ lontane nel futuro da risultare inutili, ma sono parole di โ€œOGGIโ€ con lui, inviato da Dio per realizzare tutto questo.
La prima reazione รจ lo stupore, e lโ€™evangelista sottolinea che โ€œโ€ฆtutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di graziaโ€.

Ma la meraviglia pian piano si trasforma in odio e violenza quanto โ€œtutti nella sinagoga si riempirono di sdegnoโ€.
Cosa รจ successo tra la reazione di meraviglia a quella di sdegno?
Gesรน, testimone di veritร , non ha i cosiddetti โ€œpeli sulla linguaโ€, e oltre a rivelare che la parola antica di Isaia si realizza, svela anche la profonda ipocrisia di tutti coloro che sono in quel luogo di preghiera, cosรฌ vicini fisicamente alla Parola di Dio ma nello stesso tempo cosรฌ lontani. Infatti ascoltano le parole della Scrittura ma queste parole non le fanno scendere nel loro cuore e nella loro vita, che rimangono invece abitati da pregiudizi e chiusure.
Gesรน svela loro questa ipocrisia, citando la stessa Scrittura e ricordando le volte in cui Dio non รจ riuscito a fare nulla per il suo popolo ma solo a degli stranieri โ€œlontani da Dioโ€ (la storia di Elia e di Eliseoโ€ฆ).
Gesรน guarda in faccia i suoi concittadini e non dice loro che il nemico della fede รจ fuori da quelle pareti della sinagoga e non li incita ad armarsi e convertire il mondo โ€œtutto cattivo e lontano da Dioโ€. Gesรน punta il dito proprio su di loro e sul nemico di Dio che hanno dentro il loro cuore, un nemico che impedisce loro di accogliere veramente Dio mentre รจ li a due passi da loro.

A questo punto io non posso non sentirmi interpellato in questa provocazione di Gesรน che vale per tutti coloro che erano in quella sinagoga come per me e per noi oggi.
Quale รจ la mia reazione allo sguardo interrogativo di Gesรน?
Gesรน mi sta dicendo chiaramente che il primo nemico per la mia fede sono io stesso, nella misura in cui ascolto superficialmente i suoi insegnamenti e mi chiudo nei confronti dei fratelli.
I concittadini di Gesรน risposero con il rifiuto e la violenza, arrivando persino allโ€™eliminazione fisica di colui che li interrogava e nello stesso tempo li chiamava a conversione.

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Io non posso tentare di nuovo di eliminare Gesรน buttandolo dal precipizio di Nazareth per metterlo a tacere, ma posso zittirlo seppellendolo in una fede superficiale e fatta di riti stanchi e abitudinari. Posso mettere a tacere Gesรน, se mi chiudo in me stesso e nella mia comunitร  e tradizioni non ascoltando la storia che mi circonda che mi parla di Dio in modi sempre nuovi. Posso zittire il Vangelo se non lo metto in pratica in modo coraggioso e uscendo per strada, come dice spesso papa Francesco, anche a costo di sporcarmi, ma con la convinzione che le parole di Gesรน sono vive e cambiano il mondo per davvero.

Giovanni don

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