Padre Roberto Giraldo alla Scuola del Lunedì il 23 novembre 2015

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Continua la riflessione in Diocesi sulla Evangelii Gaudium che lo stesso papa Francesco ha riconsegnato a Firenze ai vescovi italiani come piano pastorale per i prossimi anni.

Il dialogo ecumenico ed interreligioso è stato il tema del penultimo incontro di questo ciclo de “La Scuola del Lunedì”, che ha avuto come relatore padre Roberto Giraldo, frate dell’ordine dei Minori di Sant’Antonio e docente all’Istituto di Studi Ecumenici S. Bernardino di Venezia.

L’incontro si è focalizzato sul nuovo approccio che Papa Francesco ha voluto dare al dialogo interreligioso e con i non credenti, evidenziando la volontà del papa di una “Chiesa in uscita, che sappia ascoltare” senza perdere contatto con la realtà.

L’esortazione apostlica si focalizza sui diversi protagonisti di questo dialogo: le chiese cristiane (dialogo ecumenico), gli ebrei, i musulmani e i non credenti.
“Scopo di questo approccio è imprimere un nuovo slancio missionario – spiega padre Roberto – l’ecumenismo non è un lusso, la lotta tra cristiani nuoce a tutte le Chiese. Come  avviene in alcune realtà come il medio e il lontano oriente – padre Roberto porta come esempio la Corea – la guerra tra diverse confessioni fa perdere la speranza ai fedeli, non fa passare il reale messaggio cristiano”.

“Papa Francesco è un continuatore e innovatore rispetto ai suoi predecessori – continua padre Roberto –  lui stesso incontra in prima persona protagonisti delle altre chiese per “rompere i muri” che separano le realtà. Quest’azione non è nuova, ma Francesco incontra chiese che mai prima d’ora si era pensato di poter incontrare, come esempio recente  la chiesa Valdese di Torino”. “Vi vengo incontro perché siamo fratelli, abbiamo molte cose in comune” sono le parole del Papa.

Papa Francesco invita inoltre all’unità nella diversità,  unità non perché siamo tutti uguali ma perché ci capiamo, perché riusciamo a guardare con gli occhi dell’altro. “Il papa invita ad una pace artigianale – spiega padre Roberto – camminando insieme si costruisce l’unità, senza alcuna imposizione dall’alto”.

La Evangelii Gaudium  inserisce l’ebraismo tra le religioni del dialogo Ecumenico. Questa non è una reale novità, già dal concilio Vaticano II si è iniziato a vedere la religione ebraica non come una religione “a se stante” o come una religione “vecchia” rispetto al più novo cristianesimo, ma come parte integrante della religione cristiana e per questo da inserirsi tra le religioni ecumeniche. Infatti il dialogo con l’ebraismo è un dialogo interno alla chiesa, un dialogo tra la prima e la seconda parte della Bibbia, l’ebraismo non è quindi estraneo a noi ma è un qualcosa di intimo.

“L’alleanza tra Dio e il popolo ebraico non è stata revocata – spiega padre Roberto – essa è radice sacra della nostra identità cristiana, essi credono nello stesso Dio, che nei cristiani è visto in modo più “completo””.

L’ebraismo di oggi è fondato sulla Torà e sui Rabbini, nasce dalla distruzione di Gerusalemme,  esso è quasi contemporaneo alla religione cristiana.
Il rapporto tra le due religioni deve essere visto non come quello tra la madre e un figlio, ma come quello tra due fratelli che hanno litigato e hanno fatto di tutto per allontanarsi, presentandosi entrambi come antitetici, uno come il conservatore, l’altro come il nuovo e più moderno, ma che in realtà continuanno anche ad amarsi e a ricercarsi.

Andrea Cappellari su Diocesi di Vicenza, il sito