Commento al Vangelo di oggi, martedì 20 ottobre 2015

“Pronti per il Signore perché ormai stanchi di altri padroni”

Come tante ragazze povere, ingannate e fatte schiave da aguzzini travestiti da benefattori, anche noi, sedotti da una menzogna, abbiamo vissuto obbligati a “servire” un “padrone” crudele. Ma il Signore è “giunto nel mezzo” della nostra “notte” di schiavitù, e ne ha fatto una Pasqua. Nel seno materno della Chiesa il “Padrone” autentico della nostra vita ci è venuto incontro in fretta con i “fianchi cinti”, e ci ha comprati al caro prezzo del suo sangue, chinandosi a lavare ogni nostro peccato.

[ads2]Il suo “passaggio” in mezzo a noi ci ha liberati dal giogo del faraone e ci ha trasferiti nella Terra Promessa del suo Regno, dove il Primo si fa ultimo, e il Maestro fa “mettere a tavola” i suoi servi per “servirli”, donando gratuitamente quello che con cupidigia avevano creduto di poter rubare. Ci siamo nutriti del suo amore e non ne possiamo più fare a meno. Al solo pensiero che Egli ha dato la vita per tutti ci sentiamo spinti dal suo amore a non vivere più per noi stessi ma per Lui. Per aver sperimentato questo tante volte lo “attendiamo” con gioia, vivendo ogni istante come una notte di Pasqua.

“Beati” noi se il nostro cuore “veglia” nelle tenebre della storia attendendo il Signore che “torna dalle nozze” della Croce dove ha riscattato ogni uomo. Aspettate un momento… “Beati noi se saremo ancora svegli” quando verrà… Ma questo significa innanzitutto che se hai qualche angoscia che ti impedisce di prendere sonno e ti stringe allo stomaco, sei “beato”! Allora cambia tutto… Questa situazione difficile è l’Egitto, il luogo dove scende lo Sposo a cercare la sposa. Proprio l’irreparabile è invece la porta da aprire al Signore. “Beati” noi se saremo “svegli” per “aprirgli subito”, quando “arriva e bussa”; “beati” cioè se non vediamo l’ora che il Signore venga a salvarci. “Beato” te se non ce la fai più e gridi, e forse mormori, piangi, ti agiti… “Beato” te perché la storia ti tiene desto per aspettare il Signore, sbriciolando il tuo orgoglio, fiaccandoti le forze e seccando i pensieri. “Beato” te se sei “pronto” ad arrenderti senza condizioni e “aprire” il tuo cuore.

Non fare come Israele che si è chiuso nell’orgoglio e non ha accolto chi, anche se nemico, lo avrebbe salvato, ed è finito travolto e decimato. Non temere se chi oggi “bussa” alla tua porta vuole trascinarti in esilio, nelle umiliazioni, nel rifiuto, nell’irrilevanza. Vacci, lasciati purificare, obbedisci alla volontà di Dio, anche se incomprensibile: passa lì la tua salvezza, e quella di tuo figlio, del tuo matrimonio. Proprio nell’evento che si affaccia temibile alla tua vita è celato il volto dello Sposo che “viene per servirti”. Così Gesù ha accolto Giuda che gli si avvicinava per baciarlo: “amico!”. In quel tradimento, ha saputo scorgervi il volto del Padre pieno di misericordia per ogni uomo. E così ha aperto anche a ciascuno di noi, quando abbiamo bussato con i peccati per crocifiggerlo ancora nei fratelli, e ci ha salvati! Questo è il mistero del cristianesimo. “Apriamogli subito” allora, perché si impara ad innamorarsi di Lui e a desiderarlo dalle strette della fame, dal dolore dei peccati. Gesù lo “aspetta” con ansia chi scopre di non amarlo, e per questo sta morendo… Solo chi, illuminato nella Chiesa, lo ha sperimentato, saprà aprirgli per accogliere il perdono che trasforma ed entrare con Lui nella storia. Chi si apre a Cristo, infatti, si apre alla volontà del Padre. “Beati” noi allora, perché stiamo imparando ad essere “pronti” attraverso le sofferenze; ci umiliano per vivere nell’attesa di Cristo e della sua misericordia. Solo nell’umiltà, infatti, potremo essere vigilanti “servendo” chi ci è accanto, annunciando loro il Vangelo: con “le vesti” della verità “strette ai fianchi”, pieni dello zelo che ci fa casti per donarci e lasciar libero ogni uomo; con “le lampade accese” dalla Parola che illumina ogni passo. Arriva Gesù, nella tua notte, per tingerla con i colori dell’alba che non conosce tramonto. Arriva per “servirti” a mensa la sua stessa vita, e fare della tua una primizia del banchetto celeste.

A cura di don Antonello Iapicca

Dal Vangelo secondo Luca, 12, 35-38

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».

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