Introduzione del Santo Padre durante la I Congregazione Generale della XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi
Aula del Sinodo
Lunedì, 5 ottobre 2015
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Cari Beatitudini, Eminenze, Eccellenze, fratelli e sorelle,
La Chiesa riprende oggi il dialogo iniziato con la convocazione del Sinodo Straordinario sulla famiglia – e certamente anche molto prima – per valutare e riflettere insieme sul testo dell’Instrumentum laboris, elaborato a partire dalla Relatio Synodi e dalle risposte delle Conferenze Episcopali e degli organismi aventi diritto.
Il Sinodo, come sappiamo, è un camminare insieme con spirito di collegialità e di sinodalità, adottando coraggiosamente la parresia, lo zelo pastorale e dottrinale, la saggezza, la franchezza, e mettendo sempre davanti ai nostri occhi il bene della Chiesa, delle famiglie e la suprema lex, la salus animarum (cfr Can. 1752).
Vorrei ricordare che il Sinodo non è un convegno o un “parlatorio”, non è un parlamento o un senato, dove ci si mette d’accordo. Il Sinodo, invece, è un’espressione ecclesiale, cioè è la Chiesa che cammina insieme per leggere la realtà con gli occhi della fede e con il cuore di Dio; è la Chiesa che si interroga sulla sua fedeltà al deposito della fede, che per essa non rappresenta un museo da guardare e nemmeno solo da salvaguardare, ma è una fonte viva alla quale la Chiesa si disseta per dissetare e illuminare il deposito della vita.
Il Sinodo si muove necessariamente nel seno della Chiesa e dentro il Santo Popolo di Dio di cui noi facciamo parte in qualità di pastori, ossia servitori.
Il Sinodo inoltre è uno spazio protetto ove la Chiesa sperimenta l’azione dello Spirito Santo. Nel Sinodo lo Spirito parla attraverso la lingua di tutte le persone che si lasciano guidare dal Dio che sorprende sempre, dal Dio che rivela ai piccoli ciò che nasconde ai sapienti e agli intelligenti, dal Dio che ha creato la legge e il sabato per l’uomo e non viceversa, dal Dio che lascia le novantanove pecorelle per cercare l’unica pecorella smarrita, dal Dio che è sempre più grande delle nostre logiche e dei nostri calcoli.
Ricordiamo però che il Sinodo potrà essere uno spazio dell’azione dello Spirito Santo solo se noi partecipanti ci rivestiamo di coraggio apostolico, umiltà evangelica e orazione fiduciosa.
Il coraggio apostolico che non si lascia impaurire né di fronte alle seduzioni del mondo, che tendono a spegnere nel cuore degli uomini la luce della verità sostituendola con piccole e temporanee luci, e nemmeno di fronte all’impietrimento di alcuni cuori che – nonostante le buone intenzioni – allontanano le persone da Dio. «Il coraggio apostolico di portare vita e non fare della nostra vita cristiana un museo di ricordi» (Omelia a Santa Marta, 28 aprile 2015).
L’umiltà evangelica che sa svuotarsi dalle proprie convenzioni e pregiudizi per ascoltare i fratelli Vescovi e riempirsi di Dio. Umiltà che porta a non puntare il dito contro gli altri per giudicarli, ma a tendere loro la mano per rialzarli senza mai sentirsi superiori ad essi.
L’orazione fiduciosa è l’azione del cuore quando si apre a Dio, quando si fanno tacere tutti i nostri umori per ascoltare la soave voce di Dio che parla nel silenzio. Senza ascoltare Dio tutte le nostre parole saranno soltanto “parole” che non saziano e non servono. Senza lasciarci guidare dallo Spirito tutte le nostre decisioni saranno soltanto delle “decorazioni” che invece di esaltare il Vangelo lo ricoprono e lo nascondono.
Cari fratelli,
come ho detto, il Sinodo non è un parlamento, dove per raggiungere un consenso o un accordo comune si occorre al negoziato, al patteggiamento o ai compromessi, ma l’unico metodo del Sinodo è quello di aprirsi allo Spirito Santo, con coraggio apostolico, con umiltà evangelica e con orazione fiduciosa; affinché sia Lui a guidarci, a illuminarci e a farci mettere davanti agli occhi non i nostri pareri personali, ma la fede in Dio, la fedeltà al magistero, il bene della Chiesa e la salus animarum.
Infine, vorrei ringraziare di cuore Sua Eminenza il Cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo, Sua Eccellenza Mons. Fabio Fabene, Sotto-segretario; il Relatore Sua Eminenza il Cardinale Peter Erdő e il Segretario Speciale Sua Eccellenza Mons. Bruno Forte, i Presidenti delegati, gli scrittori, i consultori, i traduttori e tutti coloro che hanno lavorato con vera fedeltà e totale dedizione alla Chiesa: grazie di cuore!
Ringrazio ugualmente tutti voi, cari Padri Sinodali, Delegati Fraterni, Uditori, Uditrici e Assessori per la vostra partecipazione attiva e fruttuosa.
Uno speciale ringraziamento voglio indirizzare ai giornalisti presenti in questo momento e a quelli che ci seguono da lontano. Grazie per la vostra appassionata partecipazione e per la vostra ammirevole attenzione.
Iniziamo il nostro cammino, invocando l’aiuto dello Spirito Santo e l’intercessione della Santa Famiglia: Gesù, Maria e san Giuseppe! Grazie!
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