don Ezechiele Pasotti commenta il Vangelo del 20 settembre 2015

don Ezechiele Pasotti commenta il Vangelo del 19 aprile 2015

Nella 25.ma domenica del tempo ordinario, la liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù parla della sua Passione, mentre i discepoli discutono su chi sia il più grande tra di loro. Il Signore, allora, dice:

«Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».

Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:

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[ads2]E’ davvero sorprendente il Vangelo di questa domenica: rivela la distanza abissale tra le vie di Dio e le nostre, tra i pensieri del Signore e i nostri. Tra il “totalmente altro di Dio” e i nostri poveri orizzonti umani. Gesù sta istruendo i suoi discepoli sulla missione che il Padre gli ha affidato: deve essere consegnato agli uomini e passare attraverso la morte per giungere alla Risurrezione. Il Vangelo dice chiaramente che i discepoli “non capivano” e, più terra terra, forse davanti agli eventi che intuiscono, si mettono a discutere su chi è il più grande tra di loro. Gesù, che anche in questo caso mostra di avere un cuore materno, non si scandalizza di questa incomprensione e trasforma il fatto in una catechesi sulla logica divina, sui pensieri di Dio: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». Il Dio cristiano è proprio questo “Mistero di donazione totale all’altro”, questo crocifisso che spalanca le braccia in gesto d’amore. Non c’è doppiezza in lui. Non conosce malizia, non è capace di malizia, come un bimbo innocente. Non la grandezza, non gli onori o la carriera, non i primi posti hanno a che fare con Dio, ma questo farsi dono, questo farsi piccolo. La croce rivela così il cuore di Dio: svuotarsi per riempire l’altro. San Paolo lo dice chiaramente nella Lettera ai Filippesi: Cristo “svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini … umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce” (Fil 5, 7-8).

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