Commento al Vangelo del 6 settembre 2015 – p. Ermes Ronchi

ermes ronchi

Il percorso tracciato da Marco è molto significativo: con una lunga deviazione Gesù sceglie un itinerario che congiunge città e territori estranei alla tradizione religiosa di Israele, alla ricerca dell’uomo profondo, di quella parte di noi che viene prima di ogni divisione culturale, religiosa, razziale.

Gli portarono un sordomuto. Un uomo imprigionato nel silenzio, sostenuto però da una piccola comunità di persone che gli vogliono bene e che lo accompagnano da colui che è Parola e liberazione.

E lo pregarono di imporgli la mano . Ma Gesù fa molto di più di ciò che gli è chiesto, rivelando la sovrabbondanza della risposta di Dio.
Allora Gesù lo prese in disparte, lontano dalla folla. È il primo gesto del Signore. Li immagino occhi negli occhi, e Gesù che prende quel volto fra le mani. Io e te soli, sembra dire. Ora sono tutto tuo, ora per me conti solo tu. E seguono dei gesti molto corporei, e anche molto delicati: Gesù pose le dita sugli orecchi del sordo. Vuole entrare in comunicazione, lo fa con il tocco delle dita, col linguaggio che il sordomuto può comprendere.

[ads2]Poi con la saliva toccò la sua lingua. Gesto intimo, coinvolgente: ti do qualcosa di mio, qualcosa che sta nella bocca dell’uomo insieme al respiro e alla parola, simboli dello Spirito.

Vangelo di contatti, di odori, di sapori. Il contatto fisico non dispiaceva a Gesù, anzi. E i corpi diventano un luogo santo di incontro con il Signore. Gesù guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: Effatà, cioè: Apriti! In aramaico, nel dialetto di casa, nella lingua del cuore, quasi soffiando l’alito della creazione: Apriti, come si apre una porta all’ospite, una finestra al sole. Apriti dalle tue chiusure, libera la bellezza e le potenzialità che sono in te. Apriti agli altri e a Dio, anche con le tue ferite.

E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. Prima gli orecchi. Ed è un simbolo eloquente. Sa parlare solo chi sa ascoltare. Gli altri innalzano barriere quando parlano e non incontrano nessuno. Gesù non guarisce i malati perché diventino credenti o si mettano al suo seguito, ma per creare uomini liberi, guariti, pieni. “Gloria di Dio è l’uomo vivente” (S. Ireneo) l’uomo tornato a pienezza di vita.

p. Ermes Ronchi

XXIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

Mc 7, 31-37
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Fonte: LaSacraBibbia.net

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