Il commento al Vangelo di domenica 28 giugno 2015 a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.
IL LEMBO DEL MANTELLO
Il vangelo di oggi ci propone il resoconto di due miracoli intrecciati tra loro. Mentre infatti Gesù sta andando a guarire la figlia di Giairo, incontra la donna che da dodici anni ha perdite di sangue. Un disturbo umiliante perché la costringeva in uno stato di impurità legale continuo, dato che una donna nel suo periodo era considerata intoccabile. Questo episodio mostra che le capacità taumaturgiche di Gesù sono come una forza fisica incontenibile, tanto che il Maestro opera la guarigione senza quasi volerlo e si accorge che è avvenuta perché sente un’energia uscire da lui. Come in altre circostanze la folla sembra impedire l’incontro. È il simbolo delle tante distrazioni che ci allontanano da Gesù e anche dell’impressione che erroneamente abbiamo di una distanza quasi incolmabile che ci separa da Lui. La donna però riesce a raggiungere il lembo del suo mantello e questo le basta. Quel piccolo brandello di stoffa che appare e scompare tra la gente che lo segue è come un trasmettitore della forza salvifica di Cristo. Come dire che nella confusione della nostra vita, spesso ammalata di superficialità, abbiamo bisogno di qualcosa che ci ricolleghi al Signore. Non serve avere delle speciali esperienze mistiche per incontrare Gesù, egli può raggiungerci con la mediazione di qualcosa di molto povero e comune. Bisogna avere la fede di quella donna, credendo fermamente nella potenza del Signore e cercarlo tra le pieghe della nostra esistenza di ogni giorno. Inoltre ciascuno di noi può essere il lembo del mantello di Gesù, permettendo agli altri di sentire la sua presenza per nostro tramite. Nel frattempo la figlia di Giairo muore e quelli che gli portano la notizia pensano che tutto sia finito. Continua ad avere fede, gli raccomanda il Maestro, la bambina non è morta ma dorme. Non credo che Gesù volesse cercare di minimizzare, come quando ai bambini si dice: non è niente. Piuttosto ha voluto dare una visione corretta della morte. Spesso i morti vengono pianti come se la loro fosse una scomparsa definitiva e irreparabile come fa la gente che piange e urla forte vicino alla piccola salma della bambina, ma l’anima sopravvive al corpo e, cosa ancor più importante, è destinata alla resurrezione. Il distacco è certo doloroso, ma è solo per lo spazio che ci separa dalla nostra morte. Il Signore ci raccomanda di guardare la vita non dalla prospettiva umana e provvisoria, ma dal punto di vista dell’eternità, che ci aiuta a dare la giusta importanza alle cose materiali.
[ads2]
XIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno B
- Colore liturgico: verde
- Sap 1,13-15; 2,23-24; Sal.29; 2 Cor 8,7.9.13-15; Mc 5, 21-43.
Mc 5, 21-43
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.