Il commento al Vangelo di domenica 14 giugno 2015 a cura di Paolo Curtaz per la XI domenica del tempo ordinario.
Undicesima domenica durante l’anno
Ez 17,22-24/ 2Cor 5,6-10/ Mc 4,26-34
Keep calm
Ci sono tante cose che non capiamo della vita.
Di come vada il mondo, del senso della storia, di Dio. siamo sempre pronti a sottolineare l’illogicità delle cose che accadono, come se il mondo fosse costantemente travolto da logiche caotiche.
Se Dio c’è, come dicono alcun, deve essere un po’ confuso, o distratto, o pigro.
Ma anche se non siamo credenti siamo costretti ad arrenderci davanti all’evidenza: nell’uomo sembrano prevalere e vincere forze di auto-distruzione, di follia, di sopraffazione.
Lo vediamo nelle dinamiche famigliari, in ufficio, a scuola.
Più raramente, però, almeno così accade a me!, abbiamo il coraggio di ammettere che anche noi siamo incomprensibili a noi stessi, un mistero, uno scherzo della natura.
Davanti a tanta complessità il rischio è quello di paralizzarsi, di gettare la spugna. O, come vedo fare più spesso, semplicemente fregarsene: si sta nel fiume, vediamo dove porta la corrente. Nel frattempo cerco di non annegare…
La Scrittura, oggi, propone una chiave di lettura della Storia, delle mie relazioni, di me, innovativa e birichina.
Un bel modo per riprendere la lettura del vangelo di Marco!
[ads2]Già in passato
Ioiachim, l’ultimo discendente del re Davide, è stato sconfitto e deportato in Babilonia dal feroce re Nabucodonosor. Tutto è perduto: la città santa distrutta, il tempio bruciato e l’Arca trafugata come bottino di guerra. Il terremoto della guerra non offre speranze, il rigoglioso cedro della dinastia davidica è stato impietosamente tagliato alla radice.
Sembra di leggere la cronaca della follia distruttrice dell’Isis.
Eppure, dice uno dei deportati, un sacerdote del tempio, Ezechiele, Dio prenderà un germoglio dall’albero reciso e lo pianterà, facendolo ricrescere. Ma, lo sappiamo, non sarà più un regno terreno quello che crescerà, ma un’altra realtà, un Regno che passa attraverso i cuori.
E colui che verrà, il germoglio di Iesse, è per noi il Cristo.
Dio non si stanca dell’umanità, non si scoraggia, non si lascia atterrire dai nostri errori, ma, sempre, ci conduce alla pienezza in modi che non ci aspettiamo. Se anche tutto sembra precipitare nel caos, Dio ci rassicura: esiste un orizzonte alto e altro da far crescere.
Stupore
Ma perché ciò avvenga dobbiamo entrare nella logica di Dio.
È lui che fa, a noi assecondare la sua opera. Accorgendoci di lui, scoprendo la nostra interiorità e le dinamiche dell’anima, coltivando la vita spirituale.
Il seminatore ha gettato la Parola.
È inutile sedersi e aspettare che germogli. Se il terreno è buono, cioè ricettivo, accogliente, la Parola crescerà senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Forse lo avete già sperimentato: se avete preso sul serio il Vangelo, se avete insistito, se avete lasciato lo Spirito agire, vi ritrovate, magari dopo tanti anni, ad avere uno sguardo sul mondo completamente diverso. E anche su voi stessi.
Lo testimonio, lo vivo sulla mia pelle: Dio è capace di compiere cose che nemmeno immaginiamo, se solo lo lasciamo fare.
Ma, questo, è anche lo stile con cui noi seminiamo la Parola: senza ansia, senza patemi d’animo.
Siamo sempre molto concentrati sul discepolato, su cosa fare per diventare testimoni. Ottimo, bene.
Ma subito dopo occorre ricordarci che è Dio che opera.
Il mondo è già salvo, solo che non lo sa. Noi possiamo vivere da salvati, al meglio delle nostre possibilità.
Il seme cresce da sé.
Se il seme è piantato, stai tranquillo, lascia fare al Signore.
La vita interiore richiede tempo e ritmo che non possiamo pretendere di manipolare e nella fede la priorità è sempre di Dio.
Senape
La seconda parabola ci ricorda la stupefacente proprietà del seme di senapa, piccolo al punto da rassomigliare alla polvere, e che pure diventa un grande arbusto.
La realtà del Regno è così, sia in noi che intorno a noi.
In noi: un piccolo gesto, un piccolo impegno, una piccola apertura nei confronti del Signore può spalancare la diga della fede che tutto irriga e feconda. Anche se la nostra vita è colma di distrazioni, il seme può crescere, nella mia vita e intorno a me, con piccoli gesti di testimonianza, talora insignificanti, che producono risultati sorprendenti.
E il Regno intorno a noi è così: questa piccola comunità di uomini e donne che è la Chiesa ha solcato l’oceano della storia fecondando il mondo della speranza del Vangelo.
Allo sguardo della fede non sfugge il fatto che milioni di uomini e donne si riconoscono fratelli e figli e cambiano la storia indirizzandola su sentieri di luce: non temiamo, dunque, perché la nostra comunità, i nostri gesti, la nostra celebrazione feconda la realtà, la insemina, lasciando che sia il Signore a far crescere il suo Regno in mezzo a noi.
Che splendido modo di vivere la quotidianità!
il blog di paolo curtaz: www.paolocurtaz.it